Mastrogiovanni: chi era costui ?

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Chi era Francesco Mastrogiovanni? Un insegnante elementare, un marito, un padre,  o forse di più ? Verosimilmente era tutte queste cose e certamente era anche un condannato poi assolto e un uomo a tratti depresso.

            Chi era Francesco Mastrogiovanni? Nella sua vita terrena è stato un insegnante elementare molto bravo e molto amato dai suoi alunni. E’ stato anche un marito e un padre. Forse !! Di più. Stando ai riscontri clinici, nell’arco della sua vita, è stato sottoposto come paziente psichiatrico violento per ben tre volte al famigerato TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Sul piano politico è nato nell’ala estremista del defunto PCI per poi transitare nell’assolutismo anarchico e per questa sua idea è morto; e va aggiunto ad una lista di altri morti. Spesso senza una logica.   

            La storia di Mastrogiovanni va raccontata in epoche diverse. Quella del passato: Francesco anarchico convinto, agli inizi degli 70 rimase coinvolto nel caso Giovanni Marini per la morte del fascista Carlo Falvella. Discordanti le dichiarazioni dei testimoni oculari dell’accaduto di quel 7 Luglio 1972. Alcuni dissero che Marini ed altre persone –estremisti di sinistra– aggredirono a colpi di coltello Falvella mentre passeggiava con un amico, procurandone la morte. Altri dissero che Mastrogiovanni mentre passeggiava con Marini ed altri esponenti anarchici e di estrema sinistra, fu aggredito da Falvella e dal suo amico Alfiniti e che Marini per reagire all’aggressione, sferrò la coltellata mortale a Falvella.

            Sta di fatto che Marini fu condannato nel 1974 a 12 anni di carcere per omicidio preterintenzionale e concorso in rissa. Mastrogiovanni prima condannato per concorso in rissa e incarcerato. Poi assolto in appello. Da quel momento non si era mai più ripreso psicologicamente dall’esperienza della carcerazione, che lo aveva profondamente segnato, fino a farne una persona che, periodicamente, cadeva nel tunnel della depressione.

            Nel 1999 fu condannato in primo grado a tre anni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. All’epoca nella sua requisitoria, il Pubblico Ministero ricordò più volte che Francesco era un anarchico. In secondo grado fu assolto per non aver commesso il fatto. Da allora, la vita di Francesco andò avanti fra una ritrovata normalità a qualche episodio maniacale che lo vide ricoverato in alcuni reparti psichiatrici.

            Negli ultimi anni, Mastrogiovanni conduceva una vita mediamente tranquilla. Divenuto maestro elementare, amato dai bambini ed anche dalle famiglie. Uscito da tempo dalle cronache. Viveva o sopravviveva ? Non lo sapremo mai più.

            Si disse che nel luglio 2009 Mastrogiovanni avesse preso una strada contromano. Che avesse tamponato quattro vetture. Si disse poi che Mastrogiovanni, in vacanza in un campeggio del Cilento, il 31 Luglio 2009 fosse stato letteralmente circondato da Vigili Urbani e Carabinieri quasi in assetto di guerra o pronti ad arrestarlo come fosse un famoso e pericoloso latitante. Si disse che, a quella vista, qualcosa nella mente di Mastrogiovani si fosse risvegliata: un ricordo, un’oppressione, una tragedia mai risolta. Le vessazioni subite in carcere ai tempi del caso Falvella. Poi gli arresti domiciliari. Per qualcuno, era da follia. Si disse anche che avesse tentato la fuga. Prima scavalcando una finestra. Poi correndo all’impazzata per il campeggio. Poi gettandosi in mare. Tre ore in acqua prima che i Carabinieri riuscissero a convincerlo ad uscire. Inutile tentativo di sfuggire ad un assurdo. Peraltro, era stata mobilitata persino la Guardia Costiera, che aveva allarmato la spiaggia comunicando ai bagnanti che era in atto un’operazione.

            Si disse ancora che dopo che Mastrogiovanni aveva deciso di uscire dalle onde, vi fosse stata una colluttazione. Ma altri hanno testimoniato che la situazione era sotto controllo e tranquilla. Qualcuno dichiarò anche che Mastrogiovanni aveva fumato una sigaretta con alcuni vigili e Carabinieri prima di essere portato via. L’accusa? Il tamponamento. Il tentativo, vano, di fuga. Portato dove? Non al commissariato, ma al manicomio. La nuova accusa? Personalità paranoide. Il sindaco, Angelo Vassallo, richiese il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Per disturbo della quiete pubblica. Qualcosa che non sta in cielo né in terra. Si interna in manicomio qualcuno che ha tamponato quattro auto e che vedendosi circondato dalle Istituzioni armate tenti di primo acchitto di fuggire?

            Solo con Mastrogiovanni scopriamo persino che esiste ancora “la quiete pubblica” da preservare, nella Società sempre più spesso pesantemente disturbata da suoni e vocerecci di ogni genere a tutte le ore del giorno e della notte, senza tregua e possibilità di soluzione? (leggasi i “cafoni” di Salerno)

            Ritorniamo al presente: la decisione è presa. Francesco Mastrogiovanni viene portato nel reparto psichiatrico dell’Ospedale di Vallo della Lucania. Da quel momento tutto diviene oscuro e appiccicoso. Mastrogiovanni forse viene pesantemente sedato. Viene legato al letto di contenzione – questo appare certo dalle analisi del medico legale – sembra con del filo di ferro o di plastica. Viene lasciato legato a quel letto per quattro giorni. Ai parenti giunti in visita viene negata la possibilità di vederlo. Le ragioni del diniego, secondo i sanitari, sono che il paziente è fortemente sedato e non si accorgerebbe nemmeno della visita. Meglio lasciarlo tranquillo.

            Dal 31 Luglio 2009 al 4 Agosto, si perde qualsiasi informazione su Francesco Mastrogiovanni. Maestro elementare anarchico, amato dai suoi bambini. La notizia arriva e non viene diffusa sui media: Mastrogiovanni muore – sembra – per edema polmonare, a soli quattro giorni da un ricovero in psichiatria di cui nessuno sa nulla ne si comprendono le reali ragioni. La Procura di Vallo della Lucania apre un’inchiesta e messo nel registro degli indagati i sette medici e i vari infermieri del reparto psichiatrico che hanno avuto in “cura” Mastrogiovanni nell’ospedale campano.

            Da pochi giorni la sentenza di appello che conferma la condanna dei medici e che condanna gli infermieri che, invece, in primo grado erano stati assolti.

            Giustizia è stata fatta ? Non credo; nessuna sentenza potrà mai riparare i guasti che un manipolo di uomini e donne hanno creato. Non attendiamoci altre e/o diverse spiegazioni. La storia, tutta la storia è folle. Nessun elemento – fra quelli conosciuti – rassicurano il lettore che si possa giungere al bandolo della matassa, alla verità vera e non alla semplicistica verità giudiziaria.

            Un morto in più, un morto senza giustizia, un anarchico in meno; nessuno se ne accorgerà, forse solo i bambini. Cui sarà molto difficile spiegare cosa diavolo sia successo al loro insegnante.

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