CONSIP: sulla scena irrompe l’avvocato Annunziata … dal caso Montesi al Consip !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – In questi ultimi quarant’anni ho seguito molti degli scandali politico-giudiziari che hanno attraversato in lungo e in largo il nostro malcapitato Paese. Tutti gli scandali hanno avuto ed hanno un minimo comune denominatore che si basa sulla “Politica”, quella con “P” maiuscola e sull’esigenza che la stessa ha di insabbiare, di esasperare, di prolungare, di annacquare o di affossare definitivamente l’inchiesta che potrebbe incidere sugli assetti politici del momento. Siamo di fronte, quindi, ad una giustizia ondivaga che ovviamente non si ferma alla classica immagine con due piatti sui quali dovrebbero darsi battaglia ad armi pari la pubblica accusa e la privata difesa.

La prima grossa inchiesta giudiziaria che ho seguito, da lettore, è quella relativa al “caso Montesi”; la mattina di sabato 11 aprile 1953 (vigilia di Pasqua) una ragazza fu trovata morta sul litorale di Torvaianica e dopo rapide e superficiali indagini il caso fu chiuso come “morte accidentale per sincope dovuta ad un pediluvio”. Sull’onda di una campagna stampa condotta prevalentemente da due giornali, Il Messaggero il Corriere della sera e Paese Sera (ogni giorno io leggevo il terzo che era di ispirazione di sinistra e che arrivava in casa mia per abbonamento postale). La ragazza era fidanzata con un ufficiale di polizia in servizio a Potenza, e fu lui a dare la spinta ad un valente capitano dei Carabinieri che incominciò ad avviare lunghe e complesse indagini sebbene il caso fosse già stato frettolosamente chiuso. Per farla breve si arrivò ad incriminare il figlio Piero dell’allora ministro dell’interno Attilio Piccioni (forte plenipotenziario della D.C.) che dopo qualche tentennamento di dimise dal prestigioso incarico. L’inchiesta andò avanti per anni, Piero Piccioni (detto Morgan) fu presto scarcerato ed anche scagionato e la povera Wilma Montesi rimase morta e nuda su una fredda spiaggia succube del potere dilagante della politica del tempo. Era tanto forte il potere dei Piccioni che addirittura il giornalista  Marco Cesarini Sforza di Vie Nuove venne accusato anche dal P.C.I. di “sensazionalismo giornalistico”, minacciato di licenziamento e quasi passato per le mani. Se la cavò con una ammenda di 50mila lire concordata dal suo avvocato Giuseppe Sotgiu, ritrattò le sue affermazioni e la famiglia Piccioni ritirò la querela.

E il capitano ? L’ufficiale che si era permesso di indagare sul figlio del ministro e che aveva bussato di buon mattino alla porta di uno degli uomini più potenti del sistema politico e di potere fu presto allontanato dagli incarichi più delicati, quasi come a dire che fu assegnato a compiti più amministrativi che investigativi. Nessuno, proprio nessuno difese il capace capitano; anche la Procura della Repubblica capitolina sibillinamente instillò sull’inchiesta molti dubbi sulla legittimità delle indagini condotte dal carabiniere. Nacque così il nomignolo molto significativo di “porto delle nebbie” che per decenni ha accompagnato la più importante Procura della Repubblica d’Italia, quella naturalmente più vicina al potere che conta e che tutto travolge.

Sembrava che quel brutto e ingrato nomignolo fosse stato finalmente allontanato e cancellato dall’immaginario collettivo con l’arrivo a Roma di Giuseppe Pignatone a capo della Procura della Repubblica; un uomo che con molto coraggio e determinazione ha portato avanti l’inchiesta “Mafia capitale” attraverso la quale ha rivoltato come un calzino il malaffare della capitale fino al punto di scoprire, in queste ore, che l’impero mafioso di Massimo Carminati si estende anche a “Notting Hill” nel fumo di Londra con case, ristoranti, società tra banche e offshore (fonte L’Espresso n. 17 del 23 aprile 2017). L’ultima inchiesta che sto seguendo, da giornalista,  quella relativa al cosiddetto “caso Consip”, fa intravedere però un ritorno al passato della procura romana che attraverso uno scontro (solo apparente ?) con quella partenopea (scontro non riconosciuto dal CSM) rischia di annacquare, per non dire falcidiare, l’inchiesta verosimilmente meticolosa condotta dal capitano Giampaolo Scafarto che come il suo antico predecessore è arrivato all’inchiesta delle inchieste (il caso Consip appunto !!) dopo una lunga e riconosciuta esperienza: Dal metano al Consip, dal sindaco di Ischia a Romeo, da Massimo D’Alema (mai indagato, ma finito nel tritacarne per la storia dei libri e del vino acquistati dal sindaco ischitano), da Berlusconi  per la compravendita di parlamentari all’inchiesta-terremoto che punta dritto al giglio magico e che miete «vittime» eccellenti e tra gli indagati  i generali Del Sette e Saltalamacchia, il ministro Lotti e Tiziano Renzi.

Come finirà questo ennesimo scandalo al sole del Paese più bello del mondo ? Difficilissimo rispondere; l’unica certezza ed anche sicurezza è che al posto del suo lontano antenato professionale Giuseppe Sotgiu (che, badate bene, era comunista e già presidente della Provincia di Roma) è arrivato sulla  scena dello scandalo degli scandali l’avvocato salernitano Giovanni Annunziata che, come Scafarto, non è assolutamente nuovo alle grandi inchieste giudiziarie e che ha assunto la difesa dell’impavido capitano Giampaolo Scafarto. Il giovane avvocato salernitano, libero da qualsivoglia colorazione politica,  non è un penalista per caso, lui crede profondamente nel suo mestiere e cerca di approfondire ogni argomento attraverso un continuo aggiornamento professionale che lo porta molto spesso a vincere le sue battaglie, tutte condotte con estrema trasparenza, in favore dei suoi assistiti ed anche, se non soprattutto, alla ricerca della verità. Per Annunziata è importante l’equilibrio professionale e la parità di azione tra Procura e difesa che cerca, con ogni strumento legittimo, di tenere sempre ben presente nel suo lavoro quotidiano. Non è nuovo alle grandi inchieste intrise di complicazioni politico-giudiziarie; è stato il difensore di Alberico Gambino quasi travolto da caso “Linea d’ombra” (caso tuttora in Cassazione)  e poi trascinato fuori dallo scandalo e soprattutto dalle implicazioni politico-mafiose che erano state adombrate dalla Procura salernitana. E’ il difensore di uno dei principali attori dello scandalo ancora tutto da definire “Camorra & Politica” che ha investito la città di Scafati e il suo ex sindaco Pasquale Aliberti.

Per oggi mi fermo qui; nella prossima puntata cercherò di esaminare i punti di convergenza tra il caso Montesi e il caso Consip perché anche in quest’ultimo caso, come in quello di 64 anni fa, c’ è un morto; ma questo lo vedremo quanto prima.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *