Villaggio San Giuseppe: ma qual è il progetto del CSS ?

Aldo Bianchini
SALERNO – Nei precedenti articoli dedicati all’incresciosa vicenda della gestione della famosa “Colonia San Giuseppe” di proprietà della Curia sulla litoranea per Magazzeno ho sempre attenzionato il risvolto amministrativo che ha determinato l’eventuale concessione ad un gruppo anziché ad un altro.
E’ il momento, quindi, di andare a capire quale fosse l’offerta fatta dal Consorzio Solidarietà Salernitana (capeggiato da Vittorio Zoccola) e perché tale offerta sarebbe da ritenere molto più vantaggiosa rispetto a quella avanzata dal gruppo governato da Roy Pagano. Prima di andare avanti è necessario ricordare che, come ho scritto nell’ultimo articolo, il CSS ha depositato un esposto-denuncia sui fatti presso la Procura della Repubblica di Salerno rendendo, così, concrete le tante indiscrezioni giornalistiche.
In primo luogo il CSS aveva proposto, a sue spese, un radicale ammodernamento strutturale di tutto il complesso in modo da renderlo funzionale ed adeguato ai tempi; a tal fine aveva anche allegato alla proposta scritta uno specifico progetto di massima per la visualizzazione immediata dei miglioramenti strutturali che con l’intera struttura dovevano essere adibiti secondo gli scopi e le finalità cui fin dalla sua fondazione era destinata. Pubblichiamo alcune delle foto progettuali che dimostrano ampiamente la validità del progetto di ristrutturazione.
La locazione proposta consisteva in una “previsione per anni 30, anche mediante periodi rinnovabili, e con decorrenza 120 gg. Successivi alla stipula del contratto” stante la necessità di tale periodo intermedio al fine di avviare l’attività e renderla funzionale e completa e disbrigare ogni pratica amministrativa al fine dello svolgimento dell’attività a farsi. Con l’impegno da parte del CSS ad eseguire a proprie spese ogni lavoro per il completo ammodernamento dell’intera struttura, ritenendo le spese da farsi come un’aggiunta al canone dovuto e fissato nell’importo complessivo di 3milioni di euro da corrispondere in rate trimestrali o anche mensili anticipate.
Tutto questo veniva scritto dal CSS in data 20 ottobre 2016 all’atto della presentazione formale della proposta; in data 4 febbraio 2017, dopo le voci su una possibile esclusione del consorzio dalla gestione, ha avanzato una proposta integrativa con l’aggiunta di una polizza assicurativa “all risk” a tutela sia del progetto che del patrimonio della Curia; ed anche la conferma dello status occupazionale di tutti i dipendenti o collaboratori già in essere. Non solo, il CSS nella nota precitata del 4 febbraio 2017 precisava di essere disponibile ad aumentare il suo impegno economico fino a 10mila euro mensili per un totale trentennale di 3milioni e 600mila euro, ben più alto di quello proposto del precedente mese di ottobre 2016.
L’offerta è possibile quantificarla in una somma di 35mila euro in più all’anno rispetto all’altro gruppo che si sarebbe aggiudicato la gestione della struttura e che non avrebbe proposto la sua radicale ristrutturazione.
E’ inutile dire che da tutto questo sono scaturiti dubbi ed incertezze sul convenzionale e corretto operato della Curia, o meglio della Commissione incaricata ad esaminare le offerte.
Dubbi ed incertezze che secondo l’arcivescovo Moretti non esistono, così come indicato nella lettera di risposta del 24 marzo 2017 che analizzeremo in un prossimo articolo.

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