Il Valore delle Professioni

Di Maria Vittoria Maltese

Un collega mi ha fatto leggere questa storiella su internet (presente anche in molti post di facebook):
“Un Ingegnere viene chiamato per aggiustare un Pc molto complesso del costo di 12milioni di €.
Seduto di fronte allo schermo, preme un paio di tasti, asserisce con la testa, mormora qualcosa a se stesso e spegne il Pc, estrae un piccolo cacciavite dalla tasca e dà un giro e mezzo a una minuscola vite.
A questo punto accende il Pc e verifica che funziona perfettamente.
Il Presidente dell’azienda, felicissimo, si offre di pagare il conto immediatamente.
‘Quanto le devo?’ chiede.
‘Sono 1000 euro’ risponde l’Ingegnere.
‘1000 euro? 1000 euro per stringere una semplicissima vite? Mi rendo conto che il computer vale 12 milioni di €, ma 1000€ mi sembra una cifra esagerata! pagherò solamente se manderà una fattura che giustifichi questa cifra!’.
L’Ingegnere acconsente e se ne va.
Il mattino dopo il Presidente riceve la fattura, la legge, e la paga senza lamentele.
Sulla fattura:
SERVIZI EFFETTUATI:
• avvitamento vite 1€;
• sapere quale vite avvitare 999€ e una vita di studi.

Morale: SI GUADAGNA PER QUELLO CHE SI SA NON PER QUELLO CHE SI FA.”
Poi mi ha snocciolato una serie di valide motivazioni per tale onorario e su come alcune professioni vengono svilite dalla clientela.
Anche se oramai è più di un decennio che svolgo un’attività professionale e con la quale alla clientela fornisco servizi intellettuali e non formaggini non sono entrata in piena sintonia con la morale della storiella.
E’ pur vero che la storiella estremizza una situazione in cui il lavoro intellettuale non viene considerato ma ogni cosa deve avere il giusto valore sia del prezzo che dal servizio fornito.
Quello che oramai è avvelenato è il mercato con offerte di servizi da pseudo-professionisti e da clientela che sguazza nel non voler riconoscere, anche economicamente, il valore delle professioni.
L’errore che il legislatore nel tempo ha fatto è quello di equiparare le professioni intellettuali a quelle imprenditoriali.
Infatti è continuo il tentativo politico di ridurre se non eliminare le professioni che vengono considerate una casta; esempio lampante è l’abolizione delle tariffe minime con la famosa legge Bersani.
Avere una tariffa con minimi e massimi stabiliti dalla legge permetterebbe di evitare sia onorari esagerati ma anche garantire un sostegno economico specialmente ai giovani professionisti.
La cosa curiosa è che poi l’Agenzia delle Entrate, in modo arbitrario e con l’aiuto dei famosi studi di settori, calcola compensi per i professionisti di valori elevati.
E questo ci può dare lo spunto per una serie di articoli su come lo Stato predica e come razzola.

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