CANCRO: dall’immunoterapia di Maio alle cellule equilibriste di Munoz/Turner

Aldo Bianchini

SALERNO / PADULA – Passato il Santo passata è la festa, questo un antico proverbio che molto spesso viene dimenticato da tutti. Per Santo alludo alla presentazione del libro “Il corpo anticancro” scritto da Maio e Codignola e per festa alludo alla serata della stessa presentazione molto ben organizzata dal Circolo Carlo Alberto di Padula (pres. Felice Tierno) e dalla Banca Monte Pruno (dir. gen. Michele Albanese). Nessuna testa giornalistica, dopo gli articoli e le interviste televisive inerenti la cronaca dell’evento, è ritornata più sull’argomento riducendo un avvenimento eccezionale alla stregua di una banale presentazione di un libro di poesie. Eccezionale non fosse altro perché il problema del cancro e della lotta per sconfiggerlo è uno dei pochi veri problemi che affliggono l’intera umanità e, quindi, è un problema che riguarda tutti noi.

            Nel mio articolo del 12 settembre scorso avevo annunciato che avrei parlato degli inserimenti addirittura di FaceBook nel discorso cancro; devo rimandare questo commento perché in queste ultime ore è venuta fuori alla grande una nuova interessante notizia sul cancro; si tratta delle “cellule immunitarie equilibriste per non diventare cancro”, una scoperta annunciata sulla rivista Nature Communications e condotto in Gran Bretagna, dal Babraham Institute di Cambridge. Ecco in sintesi cosa è stato scritto sulla prestigiosa rivista scientifica:

“”Le cellule guardiane del sistema immunitario, i linfociti B, sono costrette a rimaneggiare pesantemente il loro Dna per produrre anticorpi mirati contro il nemico: per evitare che queste alterazioni genetiche degenerino in un tumore usano un dispositivo di sicurezza, la proteina Tia1, che in caso di bisogno attiva istantaneamente i meccanismi di riparazione.  I linfociti B si muovono lungo una linea molto sottile e devono riarrangiare il Dna per produrre anticorpi efficaci contro l’infezione, ma se lo alterano troppo la cosa può diventare pericolosa. E’ una situazione difficile da gestire da un punto di vista biochimico. La proteina Tia1 serve proprio a controllare la produzione delle proteine necessarie alla riparazione del Dna: consente ai linfociti B una risposta immediata, in modo che possano prontamente riparare il Dna prima che le alterazioni inneschino il processo di trasformazione tumorale””.

Lo spagnolo Manuel Diaz-Munoz e il tedesco Martin Turner non fanno altro che irrompere nell’idea geniale del prof. Michele Maio per sfruttare l’enorme potenzialità della sua idea e delle sue ricerche; semmai ampliarle, per poi rilanciarle in maniera universale attraverso un sistema informativo-mediatico senza precedenti; la notizia, ripeto, è di pochi giorni fa ed è stata ampiamente pubblicizzata in Italia dall’Ansa e ancora non capita e diffusa dagli altri organi di informazione. Si tratta in pratica della chiamata diretta in campo del cervello umano che stimola il meccanismo di controllo della produzione delle proteine nelle cellule malate ma anche in quelle sane che rischiano di cadere nei vortici del male. Ma il discorso scientifico, assolutamente non alla mia portata, sarebbe molto lungo ed interessante e non può essere affrontato nel contesto di un semplice articolo giornalistico.

Manco a dirlo, nel precedente articolo parlavo di una sorta di “additivo” psicologico e non che l’immunoterapia scoperta dal prof. Maio consente di irrorare nel complesso ed articolato mondo del nostro organismo per aiutare gli anticorpi più deboli ad una maggiore ed efficiente reazione contro il male (esercito del bene contro quello del male); la teoria di Munoz/Turner non fa altro che consacrare gli studi e le ricerche del prof. Maio che forzatamente ritorna al centro del discorso della lotta contro il cancro, una lotta ottimamente descritta nel suo “Il corpo anticancro” presentato a Padula.

Insomma a Padula, la sera del 30 agosto 2017, è stato presentato un pezzo di scienza, forse un capolavoro-caposaldo della ricerca contro il cancro, e un po’ tutti ci siamo limitati ad applaudire la relazione di Maio senza renderci conto di quanti sacrifici è costata, sotto il profilo emozionale e scientifico, all’inarrestabile voglia del medico di origini padulesi. Non basta una serata di applausi o una folla di spettatori, per continuare la battaglia c’è bisogno di molto altro, c’è bisogno di un attento e determinato supporto economico per consentire a Maio di continuare e di non arrendersi di fronte a spagnoli e/o tedeschi che molto abilmente stanno a guardare dalla finestra per inserirsi ed impadronirsi subito di eventuali eclatanti novità.

Dico questo perché è stato lo stesso prof. Maio, attraverso il suo libro e la rivista scientifica “Prevenzione” (edita dalla Lega tumori senese), a lanciare l’allarme contro l’eventuale scippo dei suoi studi da parte di entità più ricche e meglio organizzate della nostra come possono essere quelle americane, inglesi, tedesche e spagnole. Non a caso il miliardario americano Sean Parker (patron della Silicon Valley) ha messo insieme trecento fra i più prestigiosi ricercatori chiamandoli a lavorare in un istituto del tutto innovativo; e la Silicon Valley non è un pianeta stellare ma una circoscritta zona territoriale (a sud della baia di San Francisco in California) più piccola del Vallo di Diano e sicuramente meno storica e rappresentativa della città di Padula.

Ci vogliono investimenti che possono, come auspicato nel precedente articolo, dal mondo finanziario e perché no anche dalle banche di prossimità, prima fra tutte la Banca Monte Pruno.

Il nostro viaggio continua.

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