SANITA’: Cantone venne a Salerno per combattere la corruzione ?

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ bene rispondere subito alla domanda contenuta nel titolo. Nicola Cantone venne a Salerno per espresso e forte volere del governatore Vincenzo De Luca che aveva intravisto nel personaggio Cantone tutti gli elementi necessari a fargli gridare in tv (come gridò !!) che finalmente arrivava, per merito suo, a Salerno il vero giustiziere della sanità pubblica.
La scelta del direttore generale apparve subito, almeno per la sua ridondanza mediatica, come la scelta del secolo e che per essere assunta era stato necessario superare le perplessità sulla ex vicinanza politica di Cantone al bistrattato Nicola Cosentino (ma su questo De Luca era già stato protagonista di un accordo nel 2006 !!) e, soprattutto, sulla carenza di titoli specifici; due cose che sapevano tutti, anche quelli che oggi fanno finta di niente.
Ma la risposta sul perché Cantone venne mandato a Salerno è più complessa ed articolata; sembra che sia venuto a Salerno per una “mission impossible” dai due volti. Da una parte il dover fare pulizia di tutte le incrostazioni che non consentivano e non consentono il rilancio della nostra azienda ospedaliera, dall’altro la garanzia di far passare alcune decisioni che senza il successo della pulizia sarebbero apparse poco legittime. A questi due aspetti dello stesso problema mi riservo, però, di dedicare un successivo articolo anche al fine di meglio chiarire alcuni elementi di dibattito che il dr. Ennio Clemente (del Collegio di Direzione dell’ AOU) ha soltanto adombrato.
Sul campo, Nicola Cantone, riuscì a guadagnarsi subito l’appellativo di “sceriffo” sulla base di una leggenda ospedaliera che ha fatto passare nell’immaginario collettivo di tutto il personale ospedaliero la convinzione che lo stesso Cantone arrivasse presso l’azienda sempre debitamente armato, come per difendersi da chissà quale occulto nemico.
Al di là dei due aspetti sopra citati è interessante, al momento, porre l’attenzione sulla corruzione che regnerebbe sovrana all’interno dell’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona; corruzione che sarebbe emersa a margine di un recente convegno sulla legalità tenutosi nell’aula Scozia.
Qualche giorno fa, difatti, nel corso del convegno un professore padovano ha proposto ai presenti in sala un sondaggio elettronico anonimo e immediato distribuendo in sala delle macchinette con apposita pulsantiera con l’evidenza di un tasto per il SI, un tasto per il NO ed uno per il NON SO.
Il professore padovano ha proposto a quelli presenti in sala (primari, medici, paramedici, amministrativi, ecc.) la seguente domanda: “Secondo te all’interno dell’azienda ospedaliera c’è corruzione ?” e poi ha lasciato qualche minuto per la votazione che veniva, sempre anonimamente, contabilizzata su un maxi schermo visibile a tutti.
Il risultato è stato sconcertante; il SI ha raggiunto il 62%, il 14% per il NO, e il 24% il NON SO; ebbene se sommiamo il 62% con il 24% di indecisi raggiungiamo la percentuale mostruosa dell’ 86%.
Ebbene se il direttore generale Cantone non ha saputo nemmeno entrare nell’immaginario collettivo per convincere quell’ 86% a rivedere le proprie posizioni, verrebbe da chiedere che cosa è venuto a fare a Salerno ovvero che cosa ha fatto in un anno e mezzo di permanenza nell’azienda ospedaliera. Mi spiego meglio, il primo compito di un direttore generale, o meglio di un manager, dovrebbe sempre essere quello di farsi accettare dai dipendenti infondendo in loro la serenità di un’azienda condotta sempre e comunque in maniera assolutamente legale e legittima.
Se, invece, il risultato è quello evidenziato dal sondaggio sulla legalità, promosso all’interno della struttura, vuol dire che siamo davvero alla frutta e conseguentemente al manager che non è stato capace di assolvere ad un compito primario dovrebbe essere richiesto conto e ragione degli emolumenti economici che comunque ha incassato, prima ancora dei titoli non posseduti per ricoprire quella carica. Ma siamo nel “bel paese” e contro questo sistema di potere nessuno di noi può fare niente, men che meno Vincenzo De Luca che del sistema è parte integrante. Alla prossima.

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