GIUSTIZIA: Dell’Utri e il libero convincimento !!

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Il caso di Marcello Dell’Utri, della condanna a sette anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, delle malattie che lo affliggono da tempo e della durezza dei giudici nel mantenerlo in carcere nonostante il parere contrario dei loro stessi Consulenti Tecnici, tiene banco ed è al centro dell’attenzione se non dell’opinione pubblica almeno di quella degli addetti ai lavori.

            Senza voler entrare nel merito della condanna, dell’accusa principale che appare sempre di più nebulosa (e non solo per Dell’Utri !!) e della pena carceraria è, però, giusto intrattenersi sulle cause e  circostanze che hanno indotto i giudici a perseverare nella loro decisione di tenere l’ex senatore in cella.

            Qualcuno ha detto che la decisione è scaturita dall’incertezza tra tre rapporti dei CTU e l’ultimo rapporto del CTU della procura generale.

            Nella realtà dei fatti la decisione, molto verosimilmente, è scaturita dall’affermazione del “libero convincimento” dei magistrati; un’anomalia del sistema giudiziario che grida sempre vendetta. In pratica i magistrati avrebbero deciso non sulla scorta dei rapporti dei consulenti tecnici ma per rafforzare un principio fondamentale per la presunta autonomia e indipendenza della magistratura, un principio che passa appunto sotto il nome di libero convincimento.

            Ma allora, verrebbe da chiedersi, a cosa serve il CTU ?

            Secondo i bene informati il CTU sarebbe un ottimo consulente quando scrive e rapporta nella forma e nella sostanza che, per ogni caso specifico, più piace al magistrato di turno.

            Non so se tutto questo sia vero, non so se i CTU scrivono e rapportano tutto quello che vogliono i magistrati, non so nemmeno se i CTU ricevono specifici imput o se per loro basta soltanto un astratto e indefinibile condizionamento psicologico; so per certo che spesso le relazioni dei CTU vengono contestate e distrutte nei pubblici dibattimenti.

            L’altra cosa certa è l’esistenza di speciali elenchi dei consulenti tecnici dell’ufficio (CTU) dai quali i vari PM attingono i nominativi graditi e probabilmente ritenuti capaci di assolvere al compito loro affidato; spesso però accade che i PM promuovono elettivamente alcuni CTU per farli diventare di “fiducia” ed ancora spesso questi CTU seguono gli spostamenti carrieristici dei pubblici ministeri da distretto a distretto. Insomma si stabilisce una sorta di comunione di intenti che a ben pensare è assolutamente negativa per la giustizia. Anche perché non scopro l’acqua calda se dico che i CTU ribelli (cioè i CTU che scrivono semplicemente quello che accertano) rimangono fuori dai desiderata dei magistrati anche se continuano a rimanere negli elenchi speciali.

            Che cosa è accaduto nel caso Dell’Utri ? difficile rispondere. Si può soltanto dire che questo è uno dei pochi casi in cui i giudici ribaltano gli esiti della consulenza d’ufficio. Probabilmente nei prossimi giorni apprenderemo che i giudici hanno deciso sulla base di qualche altro elemento che al momento sfugge, ma considerato che il giudice non è un medico bisogna credere che, forse, la consulenza è stata sbagliata nella forma e nella sostanza.

            Ed allora perché non manifestare pubblicamente il dissenso verso CTU incapaci ? questo sarebbe un passaggio di grande democrazia perché presupporrebbe la cancellazione dagli elenchi speciali del CTU non in grado di assolvere il proprio compito.

            Se questo non accade, ognuno è legittimato a pensare che ancora una volta ha prevalso il “libero convincimento” del magistrato che va ben oltre le situazioni reali sia sotto il profilo della forma che della sostanza.

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