GIUSTIZIA: da Gambino ad Aliberti … quante affinità !!

Aldo Bianchini

 

SALERNO – L’ultima delle tante assoluzioni in favore di Alberico Gambino (già sindaco di Pagani e attuale consigliere regionale di FdI) non fa altro che porre per l’ennesima volta il problema della cattiva giustizia utilizzata per scopi politici nel nostro Paese. Questa volta l’accusa rivolta a Gambino era di aver effettuato “Lavori in casa del suocero e di un altro parente fatti da un dipendente comunale della Multiservice”, partecipata comunale di Pagani. Già in primo grado il giudice lo aveva assolto, m è stato necessario il giudizio di 2° per convalidare e consacrare l’assoluzione a disdoro della pretenziosità della Procura che aveva interposto appello avverso la prima sentenza di assoluzione.

            La cosa spiegata così, in maniera semplice, appare anche come un normale iter giudiziario; nella fattispecie, invece, non è così anche perché la vicenda assume tutto il sapore della giustizia applicata alla politica, ovvero della mala giustizia politicizzata.

            Difatti per Gambino siamo di fronte ad una vera e propria aggressione giudiziaria partita circa sette anni fa con la storia della carta di credito comunale utilizzata per fini personali, fino all’arresto clamoroso del 15 luglio 2011 ed ai vari processi che ancora oggi hanno qualche residuo strascico. Con la speranza che le aggressioni all’ex super sindaco di centro destra siano finite qui.

            Clamorosa la dichiarazione resa ai giornali dall’on, Gambino quando ha detto in maniera secca, alludendo al Consiglio Regionale, che “anche qui ci sono sciacalli che si auguravano il mio arresto”; è la spiegazione più chiara di un clima politico irrespirabile soprattutto in coincidenza con le grandi campagne elettorali e soprattutto in coincidenza con le tracimazioni della magistratura nell’ambito politico. “Per difendere la legalità” dicono molti magistrati, più verosimile è “per la conquista del potere” utilizzando le possenti leve della giustizia.

            Naturalmente siamo alle solite; la magistratura inquirente quando non può accusare seriamente un individuo va alla ricerca di quei mezzucci utili ad entrare nella sfera della gestione amministrativa della cosa pubblica, sicura com’è di entrare con la sua arma surrettizia nel forziere dei segreti indicibili che quasi sempre si rivelano per quello che sono: patacche.

            Ma si può prendere di mira e perseguitare un politico solo perché si presenta con un look di qualità, si esprime con compiutezza di ragionamenti, la risposta è decisamente no. Non ne parliamo quando il personaggio viene fuori dalla politica, allora l’odio per la sua presenzialità è davvero insospettabile. Peggio ancora se detto personaggio politico è di centro destra, veste in maniera elegante, stravince le elezioni e appare sempre di più potente, se non addirittura onnipotente.

            Queste sono le caratteristiche, quasi come dati segnaletici, che un politico deve sempre cercare di allontanare dal suo personaggio; queste sono caratteristiche che, purtroppo, due personaggi politici vincenti nell’agro nocerino hanno appiccicate addosso in maniera irreversibile: Alberico Gambino e Pasquale Aliberti. Se per Gambino la storia è cominciata sette anni fa, quella di Aliberti siamo appena a due anni e mezzo (quindi ancora lunga da digerire).

            Ma che giustizia è mai questa ? E’ una domanda che in tanti si pongono, alla quale nessuno, però, riesce a dare risposte precise, ravvicinate ed esaustive.

            La cosa più grave è che, nonostante queste continue bocciature, l’azione inquisitoria dei pubblici ministeri e degli uomini delle forze dell’ordine continua allegramente come se niente fosse; e continuano a scatenarsi contro gli uomini politici eleganti, belli, bravi, trascinatori; soprattutto se di centro destra.

 

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