il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Elezioni 2018: De Luca, la family group e … la colpa sempre degli altri

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nella teoria post-filosofica di Vincenzo De Luca (governatore della Campania) che è laureato in filosofia ogni qualvolta il suo “sistema di potere” registra un insuccesso è sempre colpa degli altri. Una teoria senza dubbio affascinante, anche perché fino ad ora ha riscosso sempre successo tra le file dei pochi privilegiati peones che sono saliti sul carro dei vincitori o tra le masse che si sono semplicemente aggrappate allo stesso comodo carro a costo di strisciare anche per terra. E in questo hanno sbagliato, purtroppo, tantissimi giovani dem che si sono subito inebriati al profumo di quello che sembrava lontanamente essere il Partito Democratico che di democratico, di fatto, non ha mai avuto niente; almeno nella nostra provincia.

E quasi sempre, ma è giusto togliere il quasi, nessuno ha risposto per le rime all’arroganza dell’ex sindaco, ora governatore; anche la stampa vivacchia ancora nel limbo del dire e del non dire in attesa di tempi migliori. Ci ha provato, in questi giorni ma a voce molto bassa, l’ex premier Matteo Renzi che, nel rintuzzare le accuse di insipienza mosse da De Luca contro tutta la segreteria nazionale del partito, ha precisato di aver candidato tutti e soltanto quei personaggi indicati dallo stesso governatore.

Il flop, quindi, è da addebitare per intero al mai colpevole Vincenzo De Luca che come un camaleonte (questa volta ha cambiato pelle di animale passando da kaimano a camaleonte) cerca di adattarsi alle diverse, e spesso violente, mutazioni quasi genetiche della politica nostrana e nazionale.

Difatti lui, e solo lui, ha scelto di candidare Franco Alfieri (del quale ho scritto ieri) denominato suo malgrado il “re delle fritture di pesce”; lui ha concesso a Marco Minniti di candidarsi a Salerno per chiudere le porte ad un salernitano; lui ha preteso di candidare il figlio Piero non solo a Salerno dove era a rischio (e lo abbiamo visto) anche a Caserta dove è stato eletto anche se tra mille incertezze; lui ha sacrificato sull’altare dell’appartenenza Mimmo Volpe la cui esperienza poteva e doveva essere utilizzata molto meglio; sempre lui ha accettato supinamente la perdente ricandidatura di Angelica Saggese che ha bloccato qualche altra aspirazione; di nuovo lui ha silenziosamente avallato il siluramento di Sabrina Capozzolo per far posto ad Alfieri; sempre lui ha favorito la rovinosa caduta di Tino Iannuzzi relegato e incastrato in un collegio impossibile pur di non candidare Alfonso Andria che pure negli ultimi tempi si agitava alla ricerca di un collegio (con una sola fava ha preso i due piccioni che non aveva mai digerito); questo solo per citare i casi più eclatanti.

Ed è finita con la provincia di Salerno che ha un solo esponente politico, eletto parlamentare, che non è di Salerno e non verrà mai più a Salerno, alludo all’ex ministro dell’interno Marco Minniti; qualcuno dirà che c’è comunque Piero De Luca ma non bisogna dimenticare che è stato eletto a Caserta e che quel collegio è molto esigente.

La colpa del flop, dunque, è da addebitare tutta a Vincenzo De Luca, senza se e senza ma; piuttosto varrebbe la pena di chiedersi il perché di quanto accaduto e il perché un uomo strategicamente attento come De Luca si sia improvvisamente incaponito e impantanato nella forzata proiezione dei figli in politica ben sapendo che questo gli sarebbe costato, almeno sul piano dell’immagine, un tasso percentuale verso il basso abbastanza elevato nella scala immaginaria della caduta di stile.

Non è facile rispondere, per farlo si deve andare solo sull’onda della teorica fantasia giornalistica (ma non tanto !!) e dire che ormai Vincenzo De Luca non si fida più di nessuno e vede potenziali nemici dappertutto; in politica bisogna sapersi fidare di qualcuno altrimenti non si va da nessuna parte. E quale migliore fiducia può essere riposta se non nei figli; e lui, il governatore, ne ha addirittura due in grado di fare politica attiva e intelligente e capaci di lanciare messaggi abbastanza comprensibili anche per i giovani con i quali un vecchio volpone della politica, come il kaimano, stenta a dialogare. Non a caso e non per caso è ancora in corso il processo a carico di quei quattro delinquenti da strapazzo (tutti provenienti dalle società miste del comune) che assaltarono i giovani dem riuniti, qualche anno fa, nel Polo Nautico di Salerno per tracciare una nuova e progressista linea politica di un PD che si era già pesantemente incartato sulla sola figura di De Luca.

E ritorna di attualità la storia dei “cerchio magico” che è giusto precisare è sempre composto da una triarchia di potere, nel senso che il potere deve essere sempre gestito al massimo da tre persone, in caso contrario i rischi di un suo sfaldamento sono notevoli. Di cerchi magici nell’ambito del sistema di potere deluchiano ce ne sono stati parecchi, ed ogni cerchio è stato modellato ed adattato ai tempi,

Al momento il cerchio magico, l’ultimo in ordine di tempo, è palesemente costituito dalla trimurti deluchiana, cioè tutto in famiglia: Vincenzo, Piero e Roberto; e questo se da un lato garantisce il massimo delle fiducia e della segretezza, dall’altro lato espone direttamente l’intero “family group” alle incursioni di qualsiasi natura, non escluse quelle giudiziarie, in grado di minare alla base la solidità di un progetto che ha garantito la sopravvivenza del potere deluchiano.

Ma perché De Luca, ben conoscendo tutti i rischi, ha comunque dato vita alla novità di questo ultimo cerchio magico che potrebbe costargli molto caro ?

In questo caso la risposta è semplicissima: perché De Luca non si fida più di nessuno, neppure della sua apparente controfigura (Fulvio Bonavitacola); ormai il kaimano si fida solo dei figli e forse ancora un po’ di Felice Marotta che, non casualmente, era presente l’altro giorno allo strano e inconsueto incontro tra la trimurti e il sindaco di Salerno (Enzo Napoli); un vertice convocato per cercare di raffreddare i bollori che salgono dalla maggioranza comunale palesemente allo sbando.

Soltanto il tempo ci dirà la verità.

2 Commenti

  1. La colpa è dei 4 cafoni che non hanno capito la love story strategicamente messa in atto !!

  2. Caro direttore, il profilo dell’ex sindaco di Salerno è assimilabile a quello di tutti gli ex-“comunisti” che, sconfitti dalla storia, non hanno mai abiurato imputando agli altri i propri errori. Definirei quindi De Luca, tra i tanti, un “ultimo comunista”.

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