Gar srl – Consac: un’altra strana telefonata

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – La vicenda del Gar srl – Consac si colora, in questa seconda puntata dell’inchiesta, addirittura di giallo per via di una serie di telefonate, alquanto criptiche e misteriose, intercorse tra gli scioperanti (nove) e, si dice, la segreteria organizzativa del presidente della Provincia Giuseppe Canfora.

            Prima di andare avanti è utile ricordare che sto parlando di un posto avanzato per il controllo delle acque che servono, con apposito acquedotto, ben sei paesi del Vallo di Diano: Polla – San Pietro al Tanagro – Sant’Arsenio – Caggiano – Salvitelle e Pertosa. I nove lavoratori impegnati in quell’avamposto erano scesi in sciopero perché alla scadenza del loro contratto con la Gar srl la Regione Campania (quella che il governatore addita come la più funzionante del pianeta Terra !!) non aveva ancora provveduto a cooptare, attraverso il Consac di Vallo della Lucania, i lavoratori rimasti orfani di datore di lavoro che erano dunque scesi in sciopero per due ordini di motivi: a) Conservare il loro posto di lavoro; b) Assicurare la perfetta funzionalità dell’impianto a garanzia della diverse comunità.

             Nelle more dell’azione di sciopero volta a sensibilizzare le istituzioni locali, provinciali e regionali, un lavoratore si rinchiuse dentro l’impianto senza acqua né cibo, incatenò la porta d’ingresso con la segreta speranza di poter smuovere le stranamente silenziose istituzioni di fronte ad un piccolo problema costituito dall’assorbimento giusto e doveroso di nove operai nel Consac, come del resto ampiamente previsto dalle leggi regionali e come era stato fatto per alcune centinaia di altri operai cooptati dalle diverse società dismesse (come la Gar srl) sulla base del principio che l’acqua è e deve rimanere un bene pubblico.

            Il fatto che un lavoratore, precisamente Pasquale La Montagna (nella foto), si fosse rinchiuso nell’impianto allertò ovviamente la locale stazione dei Carabinieri di Caggiano e la notizia fece subito il giro delle istituzioni sollecitate, molto verosimilmente, anche dall’azione del sindaco di Polla Rocco Giuliano, molto sensibile alle grida di aiuto dei nove lavoratori.

            Sta di fatto che La Montagna venne raggiunto sulla sua utenza cellulare da un anonimo personaggio qualificatosi come responsabile della segreteria del Presidente della Provincia, dr. Giuseppe Canfora. Ecco in sintesi il contenuto di quella, o quelle, lunghe telefonate di rassicurazioni circa l’immediato interesse del Presidente per la risoluzione del grave problema. Dalla prima telefonata ricevuta sul proprio cellulare, grazie all’intercessione di un amico operatore del 118, dalla Provincia nella tarda mattinata precedente con l’intesa che di lì a poco il caso sarebbe stato sbloccato; passano le ore ma non accade nulla; in serata (siamo nel mese di giugno del 2017) verso le ore 19.00 La Montagna richiama l’anonimo funzionario sull’utenza cellulare dalla quale era stato chiamato in mattinata:

La Montagna: Le volevo ricordare seg Canfora sono ancora qui senza avere nessuna risposta dalla Regione, sono passate 19 ore e tutto tace

Provincia: Sig. La Montagna deve avere fiducia e pazienza, l’on. Fulvio Bonavitacola è informato dei fatti. Deve tener conto dei giorni festivi da oggi a domenica nulla si muove in questi momenti

La Montagna: Ok io credo in lei anche il nostro sindacato Giovanni Ferraioli dice che difficilmente si incontrano persone di una serietà unica come la sua, io le prometto che appena tutto sarà finito io personalmente mi recherò spero non le dispiaccia per poterlo salutare.

Provincia: Ok grazie, non mi fermerò.

            Ovviamente le numerose telefonate intercorse con l’utenza 333.3814… sono state tutte scrupolosamente registrate da La Montagna che le custodisce gelosamente a riprova della veridicità della sua vicenda che ha interessato lui stesso ma anche gli altri otto suoi compagni di lavoro.

            Nella prossima puntata continueremo a raccontare cosa è accaduto in quei giorni e, soprattutto, cosa ha rischiato sul piano squisitamente fisico il sig. Pasquale La Montagna.

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