Elezioni 2018: Salzano-Fasano … il patto della discordia

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Sicuramente mi sbaglio ma dallo scontro, tutto mediatico, tra Enzo Fasano (commissario provinciale di Forza Italia) e Aniello Salzano (coordinatore cittadino di Forza Italia) ho ricavato la sensazione che i due uomini politici più che discutere e affrontare i temi sul tappeto si siano lasciati andare ad una rivisitazione di vecchi e irrisolti problemi pur di rimanere, almeno per un giorno, sulle pagine dell’edizione locale de “Il Mattino”. Ma non hanno ottenuto quello che volevano perché tra le gente comune, nei bar dove molti consumano i giorni festivi e le domeniche mattine, è serpeggiata la convinzione che tradotta in parole accettabili suona così: “Ma che vogliono ancora questi due, non basta quello che hanno già avuto;  sarebbe il caso che entrambi facessero un passo indietro per il bene del loro partito, ecc. ecc.”.

Ovviamente io sono molto distante da questa semplicistica ma populista affermazione; e quando si dice “populista” bisogna sempre stare attenti perche nell’espressione è direttamente il popolo, cioè l’elettore medio, che viene coinvolto.

Insomma sembra proprio che Fasano e Salzano, almeno negli ultimi mesi, si siano impegnati a stringere tra loro un vero e proprio “patto della discordia” più che un accordo per produrre voti a valanga e far crescere il partito che ormai da anni a Salerno e provincia vivacchia su quei numeri e su quei seggi parlamentari soltanto sull’onda di un berlusconismo di maniera che se non deflette definitivamente non fa neppure passi in avanti.

Dunque nessuno dei due ha pienamente ragione ed entrambi, se vogliamo rispettare la regola che un politico deve impegnarsi per far aumentare sempre e comunque i voti, hanno pienamente torto.

Enzo Fasano, in altri tempi, è stato come una “fucina di voti”, quando la destra era rappresentata soltanto dal MSI o da AN; oggi si è spento e rintanato anch’egli in quel numero fisso (poco più di un prefisso telefonico) di voti che F.I. raccoglie quasi per inerzia sulla spinta iniziale del ’94.

Aniello Salzano non ha mai avuto una macchina elettorale in grado di portarlo verso traguardi importanti ed ha dovuto sempre sgomitare in un partito forte e classista come la D.C.; pensava di poter raccogliere in FI tutto quello che non aveva avuto altrove, e le delusioni non sono mancate come nell’occasione della sua candidatura a sindaco nel 2001 quando la destra salernitana, come spesso è avvenuto, scelse la sinistra di Mario De Biase per far convergere i propri voti.

C’è, quindi, un gap di fondo che viene da lontano tra i due personaggi politici: Aniello si sacrificava contro il deluchismo mentre Enzo affondava i suoi colpi nel segreto del patto innaturale con la sinistra.

E’ naturale che oggi i due se non si odiano (Aniello non è capace di odiare !!) almeno non si vogliono bene.

Ed hanno fatto di tutto e di più per non far crescere il partito di appartenenza; hanno cominciato prima delle elezioni quando le scelte scellerate dell’ex ministra (che non conosce Salerno e le sue realtà) hanno prima fatto fuori alcuni parlamentari uscenti ed hanno bocciato, poi, le giuste e politicamente corrette aspirazioni di altri possibili entranti. In quella occasione Salzano fece un discorso tutto politico e sensato, si oppose alle decisioni e mantenne un comportamento dialettico molto corretto continuando a frequentare gli appuntamenti pubblici del partito. Alla fine, rispetto ad un risultato che ha soltanto confermato i numeri (in quanto a rappresentanti eletti) delle passate elezioni (anche se ha perso un pezzo considerando che Nino Marotta si  era intrufolato  a Napoli) non ce l’ha fatta più e, sempre correttamente, si è dimesso dall’inutile carica di “coordinatore cittadino” di Forza Italia.

La risposta di Fasano non si è fatta attendere e dalla lettura dalle prime righe “”Prendo atto della volontà del professore Aniello Salzano di lasciare l’incarico di coordinatore cittadino di Salerno e anticipo che intendo rispettare la sua volontà”” si intuisce che in Forza Italia Aniello aveva fatto già il suo tempo e che faceva meglio ad andarsene. Insomma Fasano non ha aperto alcuno spiraglio per una discussione costruttiva e la Carfagna è rimasta come sempre in religioso silenzio; e se questo non è potere non so come chiamarlo. Perciò non è fantasia affermare che, alla luce della risposta di Fasano, in Forza Italia i metodi sono forse quasi uguali a quelli del sistema di potere deluchiano: “o con me o contro di me”.

Messo che nella vita quotidiana ogni decisione, ogni strategia, ogni punto di vista è opinabile e discutibile, nella politica c’è o ci dovrebbe essere un valore aggiunto che è quello del compromesso e della concertazione per arrivare a smussare le varie posizioni e a metterle insieme per cercare di crescere e di vincere.

Anche perché, diciamola tutta, il rinnovamento pretestato da Fasano ha tutto il sapore della casualità frutto, comunque, della grande professionalità della Ferraioli e della grande effervescenza di Casciello che senza il fenomeno pentastellato non avrebbero avuto alcuno sbocco parlamentare, altro che grande attività di partito. Difatti i due erano stati scelti anche in altre occasioni, ma inutilmente.

Per il resto è opportuno sorvolare, non vorrei essere frainteso se comunque chiedo quali e quante manifestazioni politiche pubbliche il gruppo dirigente di F.I. ha organizzato autonomamente e senza i soldi diForza Italia; un gruppo dirigente che non avrebbe mai e poi mai consentito a Salzano di organizzare manifestazioni come le hanno fatte loro.

Il rinnovamento di un partito, cari Enzo e Aniello, non passa soltanto attraverso i volti dei suoi esponenti; sono i metodi e i cerchi magici di potere che devono essere smantellati per cambiare, finalmente. E per farlo bisogna essere capaci di guidare la maggioranza e di capeggiare l’opposizione; andare via è la cosa più sbagliata.

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