Consac – Garl srl: quando il senso del dovere può costare caro

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

POLLA – Nell’ultima puntata di questa vicenda eravamo rimasti al punto in cui i nove lavoratori impegnati per anni nell’impianto di sollevamento delle acque di Polla-Caggiano erano stati praticamente beffeggiati dalla politica nel cuore della regione Campania dove erano stati convocati per assistere alla question-time sulla loro eventuale ricollocazione sul mercato del lavoro. La sensibilità della giunta regionale, capeggiata da Vincenzo De Luca, in questa storia ha raggiunto, probabilmente, il top in quanto ha letteralmente snobbato l’incontro scaraventando i malcapitati nella sfiducia più totale verso le istituzioni.

            Ma ecco come, a conclusione del mancato incontro del 21 marzo 2018, ha sintetizzato la storia il consigliere regionale del Mov. 5 Stelle Gennaro Saiello che, sulla base di regole precise, aveva richiesto ed ottenuto la celebrazione del question-time:

            “La Regione Campania nel 2015 fa una legge che prevede il riordino del sistema idrico e il passaggio diretto e immediato del personale che opera nel settore nei casi di subentro di un nuovo gestore, ma a quanto pare si tratta di una legge che non è uguale per tutti. Non certo per i nove operai dell’impianto di depurazione di Polla Caggiano, gestito dalla subentrante Consac, oggi a un passo dal licenziamento. Da tempo, invano, i lavoratori invocano un incontro con l’assessore all’Ambiente, il vicepresidente della Regione Fulvio Bonavitacola. Questa mattina, nel corso del question time in programma, avremmo voluto interrogare proprio Bonavitacola e chiedergli in che maniera la Regione intende intervenire sulla vertenza di Polla, ma il numero due di De Luca ha preferito dedicare il suo tempo ad altri impegni. Non è possibile abbandonare al loro destino degli operatori che, con senso del dovere, hanno continuato ad operare affinché fosse garantita l’erogazione idrica a ospedali e scuole del territorio. Lavoratori che pretendono un diritto sacrosanto, ovvero che sia rispettata una legge che fino ad oggi è stata applicata per tanti altri impianti. Negli ultimi mesi come Movimento 5 Stelle abbiamo depositato due interrogazioni, che ad oggi sono rimaste inevase. Non è possibile che dopo 25 anni di sacrifici, i lavoratori vedano improvvisamente cancellato ogni diritto acquisito”.

            Come dire, quando l’assordante silenzio della politica riesce a sconfinare nella gestione assurda ed incomprensibile della cosa pubblica e non solo. Capita anche, difatti, che esponenti politici della cosiddetta sinistra non solo deludono ma contrastano palesemente i lavoratori calpestando i loro sacrosanti diritti. Non c’è che dire, siamo di fronte ad una bella pagina di “buona politica” scritta, ovviamente, al contrario.

            Nel titolo è scritto del “senso del dovere” che solo apparentemente non c’entra assolutamente niente con la sospensione dal lavoro dei nove lavoratori; invece c’entra e come.

            La notte tra il 29 e il 30 luglio 2017 l’impianto di sollevamento delle acque di Polla-Caggiano è in stato di “occupazione permanente” messo in atto dai nove lavoratori sospesi al fine di sensibilizzare le istituzioni; il blocco va avanti già da alcuni giorni quando quella notte accade un fatto di una inaudita gravità. Quella notte intorno alle ore 4 del mattino, esasperato forse dalla mancanza di acqua che perdurava da alcuni giorni, un 42enne di Caggiano ha tentato di aggredire proditoriamente il lavoratore che in  quello specifico momento era, per turno, adibito alla sorveglianza dell’impianto: Pasquale La Montagna.

            A fare il racconto nelle mani dei Carabinieri di Caggiano è lo stesso La Montagna: “Questa mattina ho sentito una persona che urlava e con una roncola ha picchiato contro i vetri della porta di ingresso. Mi urlava contro e cercava di sfondare la porta. In preda al panico ho preso il telefono, sono scappato verso le cisterne per chiedere aiuto e ho sbattuto la testa contro il muro. I sanitari del 118 mi hanno portato in ospedale“. 

            Naturalmente la vicenda ebbe subito vasta eco nel territorio valdianese e sul posto, oltre ai Carabinieri, giunse anche il sindaco di Caggiano “Giovanni Caggiano” insieme a numerosi curiosi ed a tutta la stampa locale. Il fatto, naturalmente, venne avocato dal comandante territoriale dei Carabinieri, capitano Davide Acquaviva, che sicuramente provvide anche alle necessarie segnalazioni alla competente Procura della Repubblica di Lagonegro. L’aggressore, in pratica, non solo aveva tentato di aggredire fisicamente il La Montagna procurandogli alcune lesioni indotte ma aveva, sicuramente, danneggiato una struttura pubblica con un bastone; l’uomo venne bloccato quasi subito e trovato con un tasso alcol emico superiore al minimo consentito, allo stesso venne ritirata la patente.

            Del rapporto del capitano Acquaviva non si è saputo più niente e seppure siano già trascorsi ben nove mesi tutto tace. Esattamente come tace il tribunale di Vallo della Lucania chiamato a pronunciarsi sulla mancata assunzione dei nove lavoratori presso il Consac.

            Ma la cosa più soprendente, almeno in quella occasione, fu l’atteggiamento assunto dalla regione Campania che era stata rapidamente e debitamente informata dell’accaduto; invece di esprimere piena solidarieta’ nei confronti del La Montagna e degli altri lavoratori spedisce una lettera di sgombero dell’impianto, a firma del dirigente Ciro Pisacane, in esecuzione di un preciso ordine venuto dall’alto e, probabilmente, dall’assessorato all’ambiente retto dall’on. Fulvio Bonavitacola.

            Alla prossima.

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