Il mortaio di Gaspare Russo: assolve le fonderie Pisano e condanna la politica

Aldo Bianchini

SALERNO – Il tema della destinazione delle Fonderie Pisano di Fratte tiene banco da diverso tempo ed è cresciuto anche dopo la pronuncia del Tar-Salerno che ha sospeso la chiusura dell’impianto industriale in attesa della discussione di merito che ci sarà nel dicembre di quest’anno. Per saperne di più, come faccio da un po’ di tempo, sono ritornato nello studio dell’avv. Gaspare Russo (già sindaco e presidente della CCIAA di Salerno e già presidente della Regione Campania negli anni ’70).

Presidente come valuta il pronunciamento del TAR sulla questione delle Fonderie Pisano ?

== Dobbiamo fare un passo indietro e inquadrare il tutto in una problematica di carattere più generale. Fratte era all’epoca, cioè a partire dal 1700, una zona a vocazione industriale; era in pratica la zona industriale di Salerno. Mi limito a ricordare le Cotoniere Meridionali (MCM). Nel secondo dopoguerra, dagli anni 1945 in poi, le industrie ivi esistenti erano tutte nella crisi più profonda.

Con l’avvento di Alfonso Menna l’industrializzazione di Salerno era stata trasferita nella zona orientale dal fiume Fuorni in poi fino ai confini di Pontecagnano. Era la più grande zona industriale della provincia e forse della regione.

Con il PRG degli anni ’50 che era in vigore in quella zona, cioè di Fratte, erano necessari dei piani particolareggiati di difesa delle industrie esistenti e di insediamento delle nuove. Quando sono diventato sindaco nel 1970 in ossequio al PRG vigente deliberai la realizzazione di un PRG esecutivo, che era insieme di difesa dell’esistente e di promozione di nuovi insediamenti. Affidai anche l’incarico a dei progettisti. Questo piano non è mai stato realizzato.

Presidente, ma che fine ha fatto la sua iniziativa ?

== Sottolineo che con la legislazione allora vigente, il piano era obbligatorio. A mia memoria, i sindaci e le amministrazioni, che sono venuti negli anni dopo il mio sindacato, non hanno fatto assolutamente niente. E questa assenza di un piano che ha determinato la situazione attuale, cioè la coesistenza di industrie pre-esistenti, come le Fonderie Pisano, le MCM e molte altre, con gli insediamenti abitativi indiscriminati.

Se il piano era così importante perché non è stato fatto e perché sono stati, invece, consentiti insediamenti abitativi ?

== Hanno consentito gli insediamenti abitativi diffusi e massici a fianco delle industrie creando, il problema, il conflitto attuale. E’ la politica miope, direi anzi della non politica, ovvero della politica senza alcuna programmazione.

Presidente, ma a Fratte erano davvero necessari tutti quegli insediamenti abitativi ?

== Si, bisognava provvedere con altri strumenti e di iniziative, previste dalla legislazione allora vigente.

E voi da sindaco nel 1970 cosa avete fatto ?

== Ho portato a Fratte gli insediamenti abitativi con la legge 177 del 1973 per la realizzazione dell’edilizia economica e popolare. Ricordo, per esempio, quella più importante a Matierno, quella ad Ogliara ma anche un’altra non molto lontana dal centro abitativo, di cui non mi sovviene la denominazione. Iniziative sufficienti a soddisfare le esigenze di Fratte e anche più.

Quindi anche Voi da sindaco avete contribuito alla nascita del problema di oggi ?

== NO, nella maniera più assoluta. Con la mia amministrazione c’è stato un cambio di rotta radicale, coniugando la difesa delle imprese industriali-artigiane esistenti e nuove con le esigenze abitative. Il caos era già stato creato negli anni che vanno dalla metà del 1950 al 1970 durante il periodo Menna.

Presidente, ma la salute dei cittadini è in discussione, e il Tar ha deciso bene ?

== Il TAR, cioè la giustizia amministrativa, azionata dalle due parti si è mossa con estrema cautela e saggezza; quella industriale, che difende la sopravvivenza dell’industria esistente e quindi dell’occupazione e della creazione di ricchezza; e quella altrettanto importante azionata dai Comitati, che difende il diritto alla salute. Parliamoci chiaro, la conflittualità non porta da nessuna parte, le responsabilità della politica dal 1975 in poi, almeno per quanto mi riguarda, tra reazioni e rivoluzioni sono moltissime. E nessuno è innocente.

Presidente, come si esce da questa conflittualità ?

==Trovando una soluzione, e questa soluzione non può che essere trovata nel territorio di Salerno. Le Fonderie non le vuole nessuno da nessuna parte. Sono a Salerno, sono un problema cittadino e va risolto a Salerno. Esiste una zona industriale enorme, in larga parte inutilizzata ed una parte destinata ad insediamenti compatibili con le fonderie. Mi riferisco alla zona di Fuorni, a fianco alla cementeria.

Per chiudere Presidente, cosa bisognerebbe fare ?

== Superare il muro dell’assenza, del silenzio, da parte di tutti gli Enti a partire dal Comune di Salerno, dalla Provincia, dalla CCIAA, e soprattutto dal Consorzio dell’area industriale (ASI), senza dire dei politici vecchi e nuovi. Questi non possono continuare ad essere silenti e spettatori. Ecco perché, nei precedenti articoli, avevo già sollecitato la resurrezione del motore politico-istituzionale costituito dal trio Comune capoluogo, Provincia e CCIAA. Ma qui, come in qualsiasi altro caso futuro, bisogna superare il silenzio dei politici e  specificamente di quelli eletti il 4 marzo scorso, che hanno declinato come loro mantra il radicamento al territorio. In caso contrario non si va da nessuna parte.

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