Chi ha ucciso Rino Gaetano ? … e la gaffe del Comune di Teggiano

 

Aldo Bianchini

 

TEGGIANO – Meno male che, alla fine, un solerte funzionario del Comune di Teggiano ha deciso di lasciare il riposo e la famiglia ed è arrivato sul posto per aprire il portone del Complesso Monumentale Santissima Pietà, una perla nel cuore del centro storico della cittadina valdianese.

            In caso contrario avrei potuto soltanto scrivere della pessima figura dell’amministrazione comunale di Teggiano senza aver avuto la possibilità di assistere alla presentazione del libro “Chi ha ucciso Rino Gaetano – Il coraggio di raccontare” (Uno Editori) scritto dall’avvocato Bruno Mautone di Agropoli.

            Per colpa di una “disfunzione ripetuta” del modello organizzativo pubblico teggianese avrei verosimilmente perso l’occasione di assistere ad un evento dall’elevato spessore culturale che ricondurre nella semplice presentazione di un libro varrebbe a dire molto poco.

            Al di là del libro e del suo contenuto, esaltante e intrigante, è il personaggio Bruno Mautone che spicca ben al di sopra del racconto che Egli stesso ha scritto; con piglio deciso e con una dialettica fuori dal comune l’avvocato-scrittore ha descritto in ogni dettaglio, precedente e successivo, la morte dell’ancora mitico cantautore Rino Gaetano morto la notte del  17 ottobre 1981 all’età di 31 anni in seguito ad un “banale” incidente stradale nelle vie di Roma.

            Banale incidente fino ad un certo punto, perché Bruno Mautone (appassionato di musica d’autore) nel suo libro prima ricostruisce nei minimi dettagli l’incidente indicato come “frontale” e poi analizza tutti i dettagli con un rigore assolutamente scientifico-legale, anche quelli meno appariscenti, e li inserisce in un grosso mosaico costruito dopo una scrupolosa analisi di documenti ufficiali, di amicizie note e meno note, di legami con personaggi potenti, di eventuali rapporti con la massoneria e dei servizi segreti; tutti elementi che, secondo l’autore, avrebbero contribuito a far maturare (almeno in lui !!) la convinzione che Rino Gaetano sarebbe stato ucciso (altro che incidente stradale !!) da una fantomatica organizzazione internazionale che era stata già sospettata di altri delitti eccellenti con la tecnica collaudata dell’incidente stradale ad arte provocato.

            Non a caso l’avvocato-scrittore parla di una interrogazione parlamentare sui dubbi sollevati dall’incidente, di una “rosa assassina” e di “un pugnale USA” citati dal cantautore nei suoi scomodi brani musicali, delle inchieste della magistratura, della palese censura del silenzio imposta dal Governo, dei riferimenti non casuali alla Rosa dei Venti ed a Gladio, fino alle sconcertanti evoluzioni dopo la sua morte al cimitero del Verano e ad una identità segreta che porta direttamente alle porte di una “realtà manovrata da una ristrettissima elite di superpotenti”.

            Naturalmente l’esperto e noto avvocato agropolese al di là della ricostruzione  prettamente giornalistica (e quindi anche fantasiosa !!) degli eventi legati alla tragica fine di Gaetano porta nella sua ricostruzione elementi inoppugnabili e documentati che se ricomposti nel quadro di quel mosaico virtuale danno all’intero contenuto del libro un  taglio di assoluta credibilità, fino al punto di squarciare i veli sui tanti segreti del Bel Paese, a partire da Mino Pecorelli per finire ai rapporti tra la massoneria e i grandi personaggi della politica e del potere nazionale (non escluso, ovviamente, Giulio Andreotti) nella cornice più vasta  della ristrettissima cerchia di uomini molto potenti e in grado di silenziare tutto ciò che può andare contro di loro.

            Il racconto di Bruno Mautone arriva sulla soglia della prova provata e conclamata (direbbe Egli stesso da legale) senza afferrarla, ma questa prova è difficilissima da raggiungere per chiunque e su questa intrinseca difficoltà vivono e prosperano i misteri di quella che il grande Sergio Zavoli definì “La notte della Repubblica”.

            Ha fatto da mirabile corona all’autore l’avvocato Giuseppe Amorelli (cultore della musica d’autore degli anni 60-70) che nell’aprire e chiudere ogni presentazione riesce anche ad attivare tutti quei meccanismi mediatici in grado di stimolare la già predisposta fantasia degli spettatori che, come la gran parte di noi, rimangono impigliati e stregati dai grandi misteri di questo Paese.

            La serata  del 7 aprile scorso presso il Complesso Monumentale Santissima Pietà di Teggiano  è stata magistralmente condotta dal giornalista Pietro Cusati, anch’egli espertissimo di fatti e procedimenti giudiziari. La stessa serata sarà ripetuta a Salerno presso il Teatro delle Arti il prossimo 18 aprile.

            Un’ultima nota per ritornare al Comune ed ai cancelli chiusi; la locandina dell’evento portava in bella mostra anche i nomi del sindaco e del consigliere delegato alla cultura. Della loro presenza neppure l’ombra, ma questo rientra nella normalità di una comunità che per colpa di qualcuno ha rischiato, inavvertitamente e inconsapevolmente, di chiudere il portone in faccia alla cultura.

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