Frà Gigino: il potere della democrazia e le presunte colpe di Servalli !!

 

Aldo Bianchini

 

CAVA de’ TIRRENI – Mi ha colpito un “occhiello” con cui il prestigioso quotidiano “Il Mattino” ha titolato in data 21 aprile 2018 la “scomparsa” (non fisica ma … spirituale !!) da Cava de’ Tirreni del mitico francescano-monaco Luigi Petrone meglio noto come “frà Gigino”; per questo ritorno di nuovo a commentare l’argomento dopo averlo fatto, credevo esaurientemente, il 31 marzo scorso su questo stesso giornale.

            L’occhiello che mi ha indotto a scrivere di nuovo del monaco è: “In esilio senza motivo per le pressioni del sindaco”; capisco che i titoli e gli occhielli sui giornali si scrivono in fretta e senza pensarci su più di tanto ma la storia, la lunga storia di frà Gigino meritava e merita almeno un  approfondimento sereno e concreto, anche perché un personaggio come lui difficilmente si trova sulla piazza della convulsa e frenetica vita di oggi che stritola ogni cosa nel breve volgere di qualche secondo.

            Se si vuole essere osservatori attenti la prima cosa da dire è che il monaco non è andato via da Cava per caso e senza motivo e che il sindaco non ci ha messo neppure un secondo del suo tempo per allontanarlo, anzi non ha fatto proprio niente se non essersi comportato da sindaco fermo sulle sue posizioni di amministratore di una comunità senza mai essere “capo popolo” e neppure protagonista del classico “facimm ammuina” tanto caro alle popolazioni campane delle quali anche noi siamo parti integranti.

            Ecco, la prima riflessione che mi viene da fare su questo caso è che “frà Gigino” ha esasperatamente e esageratamente fatto il capo popolo sull’onda caotica del facimm ammuina che la democrazia liberale di questo Paese consente di portare avanti, sempre e comunque, le tue idee, le tue rivoluzioni, le tue azioni contrastanti con quello che è il normale corso della vita amministrativa ed organizzativa di una comunità; ma se esageri è la stessa democrazia che lentamente, molto lentamente, interviene e ti elimina inesorabilmente, quasi come se ti espellesse dal suo sistema molto collaudato di apertura e di libertà, mai di liberismo, con cui consente alle sue comunità di gridare, di arrabbiarsi e di ribellarsi ma fino ad un certo punto. Da quel punto in poi, che è dissimile per ogni situazione, è la democrazia a ribellarsi ed a sconfiggerti, e siccome è democrazia lo fa senza gridare, senza fare il capo popolo e, soprattutto, senza fare ammuina; semplicemente di esclude, ti espelle dal suo sistema che pur essendo incentrato su un potere centrale ed invisibile non è mai cruento anche se fa cadere le teste.

            Ma, in definitiva, cos’è la democrazia ? I filosofi moderni sostengono che la democrazia è simile ad un enorme tavolo rotondo intorno al quale siedono quattro poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario e informativo (la stampa); un tavolo che partorisce i propri figli, cioè le decisioni, senza che nessuno dei convitati (tutti perentoriamente di pietra) saprà mai chi è stato dei quattro ad avere più peso nella decisione. Ecco perché un titolista prima di scrivere un occhiello dovrebbe sempre riflettere molto per non cadere negli errori commessi dallo stesso “frà Gigino” che sull’onda di un successo strepitoso e travolgente che la stessa democrazia ti da per consentirti di esprimere le tue idee (altrimenti che democrazia sarebbe !!) che, però, dovresti avere la capacità di fermare sul punto di non ritorno.

            Un punto che frà Gigino aveva superato ampiamente combattendo a testa bassa, come un ariete, tutti e quattro i “poteri della democrazia”; ed alla fine è caduto per colpa delle stesse battaglie, a volte giuste e democratiche, che portava avanti da anni ed è andato in esilio, spero per lui dorato, da dove si chiederà in eterno chi lo ha cancellato dal novero della vita religiosa e associativa di Cava de’ Tirreni senza mai riuscire ad avere una risposta.

            Al “Comitato per il ritorno di frà Gigino”, creato e presieduto dall’ottimo avvocato Alfonso Senatore (che non avuto un ruolo secondario nell’occhiello de Il Mattino) e promotore di una sottoscrizione popolare per reclamarne il ritorno, forse in pompa magna (come le storiche entrate dei generali nella  Roma dell’impero), vorrei semplicemente dire che non è giusto prendersela soltanto con l’attuale sindaco di Cava de’ Tirreni, Vincenzo Servalli, al quale potrebbe essere ascritta soltanto una colpa: quella di essersi comportato da sindaco, senza timori e/o tentennamenti e senza cadere mai nella facile trappola che frà Gigino, sapiente cavalcatore dell’emozione popolare, con cui aveva piegato tutti i sindaci precedenti che erano andati allo scontro in campo aperto senza tenere conto che un politico che si offre a braccia aperte al popolo è destinato a perdere.

            Probabilmente il sindaco Servalli non avrà mai mosso un dito per salvare la posizione di frà Gigino ma aveva capito che quella posizione era già in bilico e che lo stesso “cappuccino” aveva lasciato capire quando si era offerto a braccia aperte al primo cittadino con la cenere sul capo andando a Canossa nelle stanze riservate del palazzo di città.

            Quello per fra Gigino fu un momento catartico molto doloroso e il frate dimostrò tutte le sue debolezze di uomo che forse avvertiva intorno a se il silenzio del popolo che non era stato eccitato dalla presenza del sindaco, cioè del politico da abbattere, che era rimasto sapientemente seduto intorno al grande tavolo della democrazia con lo sguardo ieratico e con l’assenza totale di ogni vibrazione muscolare facciale.

            Dunque, semmai a Servalli dovesse essere imputata una colpa bisognerà prendere atto che l’unica colpa possibile è quella di aver sostenuto la democrazia, come è giusto che sia, nel momento giusto e per l’occasione opportuna.

            Nell’articolo de Il Mattino si parlava anche del famoso “popolo di frà Gigino” composto anche di abusivi, una parola che cozza terribilmente con la democrazia; con gli abusivi, difatti,  anche se portatori di problemi umani e comprensibili si rischia soltanto di fare la rivoluzione di Masaniello e la fine di Masaniello che, dopo un brevissimo e ipotetico regno, fu freddato dalle archibugiate dai guardiani del Re sotto la pressione di quella stessa ondata di popolo che prima lo aveva portato a vestire i panni dell’anti Re.

            Non so come andrà a finire questa lunga storia; una considerazione finale però vorrei esprimerla. Frà Gigino è stato sicuramente un personaggio che ha contraddistinto un’epoca ben precisa, ma ha avuto la colpa di non essersi saputo fermare al momento giusto. E questo per la democrazia è un fatto gravissimo.

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