MORO: il caso visto quarant’anni dopo da Gaspare Russo e … la condanna a morte in suo danno

 

Aldo Bianchini

SALERNO – A quarant’anni dall’uccisione di Aldo Moro ancora ci si interroga sulle cause e circostanze politiche e civili che portarono all’eccidio di Via Fani prima e all’assassinio del leader della Democrazia Cristiana dopo. Uno dei protagonisti, anche se a distanza, di quell’epoca politico-terroristico-giudiziaria è stato senza dubbio l’avvocato Gaspare Russo (nella foto con Moro) che in quegli anni era “presidente della Regione Campania” nonché diretto conoscente dello statista. Ci è sembrato giusto intervistarlo per ricordare con lui quei momenti drammatici di un intero Paese.

Presidente, lei nei lunghi cinquantacinque giorni del “caso Moro” come ha vissuto quei momenti sia da uomo che da presidente di una delle regioni più importanti d’Italia ?

== Come presidente della giunta regionale della Campania fui completamente tagliato fuori. E spiego il perché. Il periodo del sequestro dell’on. Aldo Moro fu gestito totalmente a livello centrale, sia istituzionale sia politico. A livello regionale, essendo io presidente della regione vi furono numerosissime manifestazioni organizzate dalle istituzioni contro l’operato delle Brigate Rosse, il sequestro Moro e l’assassinio della scorta. Parteciparono tutti e non poteva essere diversamente, perché era un attacco all’intero Paese. Ricordo che in una manifestazione a Napoli a Piazza Matteotti, insieme alla folla convenuta spontaneamente c’erano tutte le rappresentanze politiche, civili e militari.

Mi sorpresi per lo stato d’animo di disagio e un certo arretramento da parte delle maggiori autorità militari. Il che mi fece supporre che c’era qualche preoccupazione per questo tipo di manifestazioni pro Moro.

Ma in quel momento avvertì il timore di un cedimento dello Stato ?

== A livello periferico no, perché la vita continuava normalmente, come se niente fosse successo. Una sensazione di estraneità !

Ma ebbe anche la sensazione che a quel punto per Moro non c’era più niente da fare ?

== Molte manifestazioni organizzate in quel periodo sia a livello istituzionale sia a livello di piazza indubbiamente avevano un significato inequivocabile di condanna per l’azione delle Brigate Rosse e di solidarietà per Moro prigioniero.

Come si mosse la D.C. nelle trattative ?

== La Democrazia Cristiana sposò senza se e senza ma la linea della fermezza, voluta dai comunisti.

Quindi si mosse male guardando solo all’aspetto politico senza contare quello umano ?

== SI. A mio avviso Moro era un prigioniero politico e come sempre di fronte ad una guerra, dichiarata o subita, viene praticato lo scambio dei prigionieri. Moro dalla prigionia cercò di mobilitare tutti i suoi amici e conoscenti, eccetto alcuni, chiedendo aiuto, da Paolo VI a quasi tutti i maggiorenti della D.C.. Questi ultimi  erano totalmente appiattiti sulla scelta della non trattativa.

Perché accadde questo, Moro era forse ingombrante ?

== La DC era ancorata in quel periodo al compromesso storico, cioè all’accordo con il PCI. C’è da notare che al vertice del ministero degli interni c’erano tutti uomini creature di Moro. Nessuno di loro ritenne di infrangere la politica che fu qualificata “della fermezza”.

Presidente ma Moro era ingombrante o no ?

== Come in altre vicende, precedenti e successive, la scomparsa di un esponente della DC, fosse anche uno del prestigio e del livello di Moro, era vissuta senza tragedia.

Presidente ricorda specifici momenti del lungo periodo del sequestro ?

== Ve ne furono diversi significativi. Ad esempio la seduta spiritica, denunciata da Romano Prodi, significava la via dove era detenuto prigioniero Moro. La cosa non fu presa in nessuna considerazione sia dal governo che dai servizi segreti, che nella vicenda dimostrarono tutta la loro inesistenza. Anziché andare in Via Gradoli andarono al paese di Gradoli che aveva dato il nome alla via. Una sottovalutazione abnorme,  che trova a mio avviso anche una spiegazione in quanto nel nostro Paese chi offre un aiuto o denuncia qualcosa non soltanto rischia ma va a finire sotto processo.

Ha conosciuto direttamente Aldo Moro, e per lei era un grande statista ?

== Se qualcuno poteva o potesse avere dubbi, gli studi e gli approfondimenti che stanno dedicando oggi alla figura di Moro, dicono esattamente il contrario.

A distanza di quarant’anni qual è il giudizio sulle Brigate Rosse ?

== Minimale. Il sistema mediatico e anche politico creò il mito di una grande forza eversiva, mentre era soltanto una banda.

La mattina del 9 maggio 1978 alla notizia del ritrovamento del cadavere di Moro quale fu la sua reazione ?

== Pietà. E soprattutto disprezzo per l’imbecillità dei brigatisti, che non capirono una cosa elementare, che il ritorno di Moro libero sarebbe stato un avvenimento deflagrante per la D.C. e tutto il mondo politico.

Lei direttamente, essendo presidente di regione, ha mai avuto problemi con il terrorismo ?

== Altrochè e sono riferibili al periodo che va dal 19 maggio 1980 fino al 1985, essendo stato condannato a  morte dalla colonna delle BR napoletana, che all’epoca era la più importante in Italia dopo quella veneta.

E in quegli anni, presidente, cosa realmente è successo ?

== Una guerra !! Con l’assassinio dell’assessore regionale Amato il 19 maggio 1980 e con la rivendicazione l’annuncio della mia esecuzione per il giorno dopo (nella foto il volantino delle BR che annunciava l’esecuzione). Il sequestro Cirillo, l’assassinio dell’assessore regionale Mercogliano. Siamo vissuti in un clima di guerra, senza disertare e stando al nostro posto fino alla sconfitta definitiva delle Brigate Rosse regionali nel 1985.

Presidente ha svelato cose inedite e drammatiche, ne parleremo ?

== Certamente, se ritenete che possano essere utili a conoscere momenti di un tormentato periodo politico della nostra storia.

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