BANCA CILENTO: l’economia del mezzogiorno dopo la crisi

 

 

Aldo Bianchini

 

VALLO della LUCANIA – Fare banca non vuol dire soltanto acquisire ricchezza e distribuire credito ad imprese e cittadini nell’ottica di quell’azione di sostegno territoriale per il rilancio e la crescita dell’economia e dell’occupazione; fare banca vuol dire anche dedicarsi allo studio, all’analisi ed alla conoscenza diffusa dei fenomeni globali, che hanno prodotto in passato e che possono produrre in futuro, accumuli di ricchezze e sconquassi totali; fenomeni che oggi passano sotto la denominazione di “globalizzazione”. Per questi due semplici motivi fare banca non è da tutti e non è per tutti perché quando si unisce ai due motivi prima esposti anche il problema atavico del mezzogiorno nell’ottica di quel fenomeno che tutti chiamiamo “meridionalismo” il problema si complica e diventa davvero patrimonio di pochissimi personaggi.

Uno di questi è senza dubbio Ciro Solimeno, direttore generale della Banca del Cilento, di Sassano e Vallo di Diano e della Lucania, che ha fortemente voluto e ben organizzato per sabato 26 maggio 2018 nell’aula consiliare di Vallo della Lucania il convegno dal titolo “Il Mezzogiorno dopo la grande crisi del 2008-2016: da questione nazionale a opportunità”.

Che si discuta a Vallo della Lucania o in provincia di Salerno di una tematica così difficile ed importante afferente la storica “questione meridionale” è il segno, lasciatamelo dire, che il d.g. Solimeno ha capito anzitempo e prima degli altri che tra questione meridionale, mezzogiorno e questione nazionale c’è un filo sottilissimo che porta direttamente alle opportunità che un sistema di credito bancario cooperativo deve offrire al territorio di competenza nell’ottica del contributo istituzionale da impegnare senza se e senza ma.

E Solimeno l’ha capito talmente bene che dalla stessa calibratura di presenze, chiamate a relazionare sabato pomeriggio, l’osservatore attento intuisce che non solo c’è il filo diretto tra questioni nazionali ed opportunità, ma c’è anche il richiamo diretto alla missione stessa che una banca di credito porta con se fin dal profondo delle sue radici affondate in quell’umus fecondativo del 18° secolo quando, anche sull’abbrivio delle intuizioni economiche del grande studioso Antonio Genovesi, partì l’esperienza dell’economia diffusa che si scontrò subito con i “poteri forti” dell’economia gestita da pochi nelle segrete stanze lussemburghesi per conto delle potentissime famiglie europee governanti-regnanti dell’epoca. E’ vero che dopo Genovesi ci fu una rivoluzione francese e, soprattutto, si sono state due guerre mondiali e due rivoluzioni industriali per arrivare al punto di partenza (economia globale gestita da pochi !!); ma è proprio questo che una banca locale deve combattere con tutte le sue forze, semmai accorpandosi con altre consorelle per irrobustire se stessa, al fine di mantenere la sua autonomia e indipendenza per continuare ad operare al meglio in un settore difficilissimo, selettivo e per pochi eletti. La stessa diffusione territoriale del credito è una forma di autonomia e indipendenza che dall’alto si cerca di azzerare per ricadere negli stessi errori compiuti dagli USA; errori che portarono alla grande crisi del ’29 e poi a quella più recente del 2008.

La riforma bancaria, difatti, a mio opinabile avviso e per grande sintesi, non fa altro che restringere la diffusione del credito per consegnarlo nelle mani dei pochi e ben noti potenti di turno contraddicendo lo spirito di economia diffusa (che Genovesi definiva “l’economia della felicità”) nato nel ‘700 per combattere l’egemonia e lo strapotere delle famiglie regnanti del tempo.

Scorrendo la locandina dell’evento di sabato a Vallo della Lucania ho ricavato la ferma sensazione che tutto questo il dg. Ciro Solimeno lo tiene ben presente nella sua azione bancaria che da un lato è propulsiva e dall’altro sicuramente innovativa rispetto al contesto territoriale che è sotto gli occhi di tutti. Difatti Solimeno non è arrivato ad un convegno del genere per puro spirito di presenzialismo ma lo ha fatto tracciando prima una strada precisa, quasi un solco profondo nell’economia locale, per poi rafforzarsi estendendo la sua azione sul territorio con l’acquisizione di altri istituti bancari e dispiegando, infine, il suo concetto di “modello lavorativo bancario” su ben tre regioni (Campania, Lucania e Calabria).

Con il convegno di sabato il dg Solimeno rilancia la figura di un sicuro, convinto e preparato meridionalista e lo proietta nel firmamento nazionale anche sulla base della sua recente elezione al Senato della Repubblica; parlo dell’avv. Francesco Castiello (presidente e fondatore della “Fondazione Grande Lucania” e già presidente della Bcc Cilento). Non deve confondere le idee il fatto che Castiello è stato presidente della Banca, questo è un fatto assolutamente marginale perché la vera essenza della sua presenza è appunto quella di essere un eccellente difensore della meridionalità e del meridionalismo. Qualità che, viste dal punto professionale e politico, lo distinguono in maniera particolare dal novero dei “dieci parlamentari” pentastellati che appaiono ancora (come ho constatato a Sala Consilina domenica scorsa 20 maggio e come ho già scritto su questo stesso giornale) come dei pulcini in attesa della chioccia o peggio come “i dieci piccoli indiani” del famoso giallo di Agatha Christie. Castiello, per quanto io ne possa capire, rappresenta non solo la professionalità prestata alla politica ma anche un eccellente coordinatore di tutti i neo eletti nell’ottica della difesa della nostra meridionalità

Nell’ambito del convegno il giornalista scrittore Pino Aprile, autore dei libri “Terroni” – “Carnefici” e “Giù al sud”, insieme al direttore de La Città Antonio Manzo e a Giuseppe Roma ((già presidente del Censis), traccerà il profilo letterario della questione meridionale.

L’attuale presidente della Banca del Cilento, Silvano Lucibello, introdurrà con la sua solita professionalità e forbita dialettica la seconda sessione dei lavori incentrata su “Il tessuto economico: imprese e territorio” con le relazioni di Massimo Lo Cicero (economista e docente presso l’università Suor Orsola Benincasa), Luigi Gallo (responsabile area innovazione e competitività di Invitalia) e di Antonio La Spina (sociologo, docente alla Luiss di Roma).

Infine sarà lo stesso dg Ciro Solimeno, moderatore del convegno, ad affidare le riflessioni finali a Roberto Parente (docente di economia e gestione d’impresa presso l’università di Napoli).

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