il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

CERTOSA: la rabbia di Bruna Macrì

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

PADULA – Per chi non lo avesse ancora capito adesso è chiaro: questo giornale pur avendo una sua precisa linea editoriale è aperto e democratico, soprattutto è attento al rispetto di chi sentendosi chiamato in causa cerca di difendere la propria azione e le proprie idee.

            Nell’ultimo articolo dedicato alla Certosa di San Lorenzo di Padula ho scritto insieme ad Ennio Sica, per l’ennesima volta, sulla posizione delle “guide non autorizzate” che più semplicisticamente vengono definite “abusive”. Con il nostro scritto abbiamo sollecitato la reazione di una storica “guida non autorizzata” che risponde al nome di Bruna Macrì, molto conosciuta ed anche rispettata dai tantissimi turisti che dal 1994 ha accompagnato nei segreti della Certosa fino a quando nel 2016 in seguito ad una direttiva dell’allora direttrice Emilia Alfinito è stata praticamente allontanata dal monumento. Nell’articolo in questione non abbiamo mai citato le generalità della Macrì ma Lei ha ritenuto ugualmente di inviarmi con il sistema whats-app il seguente messaggio che per dovere dentologico pubblico per intero, riservandomi tutte le considerazioni che dovessi ritenere utili al discorso complessivo e mai personale.

“”Leggendo e rileggendo il suo fantasioso articolo di cui allego la parte che, dovrebbe il condizionale è d’obbligo, riguardare me in quanto guida illegale che ha operato nella corte esterna della Certosa; ebbene credo debba cambiare informatore o quanto meno, in qualità di giornalista
professionista e legalizzato
, credo, verificare le notizie che se false possono ledere la professionalità e l’immagine altrui se non anche la vita personale. Sono pienamente d’accordo con lei sulla figura delle guide autorizzate e della mia posizione illegale che come le ho più volte spiegato vis a vis, non esercito da luglio 2016 grazie al grande e giusto repulisti che ha effettuato la dottoressa Alfinito. Penso che volendo parlare di legalità e professionalità dovremmo essere equi e non fare due pesi e due misure, il concessionario superstar come da lei denominato si è installato il primo di luglio; ad oggi le comunico che io passeggio da mattina pomeriggio e sera col mio adorato Cucciolo, non sto
affiancando nessuna guida ufficiale anzi sono stata esclusa da qualsiasi tipo di assunzione non avendo nessun politico alle spalle che abbia segnalato il mio nome, ho saputo di fantomatici colloqui tenutesi il 28 giugno e altrettanti fantomatici curriculum inviati senza che nessuno abbia mai pubblicato un bando o qualcosa di simile che mettesse in condizioni di aderirvi, a marzo per puro caso scopro che si stavano tenendo i corsi di formazione a Paestum per 5 prescelti di Padula già opportunamente scelti a gennaio dalla cooperativa che fa da supporto alla società appaltatrice Artem. Pur sforzandomi non riesco a trovare tracce di legalità in tutto questo, non riesco a vedere trasparenza nelle dinamiche di assunzione, quali giochi sono stati fatti per avviare questo progetto????  Quali sono stati i criteri di scelta delle persone addette alla biglietteria tra cui due mie ex colleghe guide abusive ??? Non sono incline alle raccomandazioni nè tantomeno a chinarmi alle minacce, sarà questo il motivo per la mia estromissione …. In quanto alle guide autorizzate, ha controllato quante di loro operano in maniera legale con tanto di partita IVA e ricevute fiscali???? Io operavo illegalmente pur essendo capace e la ringrazio per il riconoscimento che mi sono sudata sul campo, ma certo non chiedevo tariffe esorbitanti anzi non vi erano proprio tariffe ma offerte … ora si è legalizzato con il patentino regionale ma l’unico aspetto è portarlo in bella mostra come passepartout per giustificare le tariffe, inoltre a Padula non esiste un presidio guide, lo sa??? Quindi il sito in questione è libero a tutte le guide campane che portano un patentino al collo ma quanti di loro emettono ricevuta fiscale??? Lei fa giornalismo di inchiesta, dunque approfondisca questo aspetto anziché fare le pulci a me. La ringrazio per l’attenzione e se ha bisogno di ulteriori ragguagli io sono liberissima da impegni. Buona giornata
””.

            Il messaggio mi è pervenuto alle ore 10.57 del 9 luglio scorso e, nell’ottica della libertà che caratterizza questo giornale, mi sono subito attivato per incontrare personalmente la Macrì e raccogliere dalla sua viva voce tutte le rimostranze del caso ed in parte evidenziate nel messaggio.

            Racconto il seguito perché operando alla luce del sole si possono anche dichiarare pubblicamente le cose che si fanno. Dunque l’incontro è avvenuto nel tardo pomeriggio, sempre del 9 luglio, dinanzi al posto più pubblico che possa esserci a Padula: il bar-pasticceria La Divina. Mentre eravamo seduti ai tavolini per centellinare un ottimo caffè (perché il caffè li è davvero buono !!) accade un siparietto molto gustoso, almeno per me. In fondo al piazzale appare il sindaco di Padula Paolo Imparato e colgo subito un leggero imbarazzo nella mia interlocutrice che, però, subito riacquista la padronanza dei suoi gesti e saluta addirittura il sindaco che mi passa alle spalle e, non vedendolo non riesco neppure a salutare. Non si è fermato (forse per non interferire educatamente nella nostra discussione) ed ha perso un’ottima occasione politica di dialogo e di confronto. Dico questo perché il caso del siluramento della Macrì (è stata fatta fuori brutalmente, questa è la mia convinzione) è sulla bocca di tutti a Padula ed un sindaco, se vuole fare buona politica, quando scorge una sua concittadina disoccupata ed arrabbiata conferire con un giornalista dovrebbe trovare sempre e comunque il modo di fermarsi per capire e chiarire; oltretutto ci conosciamo bene da tanto tempo per sapere che io non ho mai aggredito o mangiato nessuno, lo dimostra il fatto che mi sono subito incontrato con la stessa Macrì dopo che quest’ultima si era sfogata su whats-app.

            Per oggi mi fermo qui, devo verificare alcuni particolari per meglio scrivere su alcuni problemi scottanti sollevati dalla Macrì; ma prima di chiudere mi corre l’obbligo di correggere la stessa Macrì. Io non sono un giornalista professionista ma pubblicista, ma faccio il giornalista con passione e con professione, e questo mi basta anche perché per spiegare l’inesistente differenza tra pubblicisti e professionisti occorrerebbe tempo e spazio e la cosa infastidirebbe i lettori ma soprattutto i colleghi giornalisti professionisti che si beano di un titolo che sicuramente non rappresenta la linea di demarcazione tra giornalisti e giornalisti-giornalisti. Alla prossima.

1 Commento

  1. E’ sempre un gran piacere leggerti (e sei anche la conferma che i Giornalisti-Giornalisti non sono una specie estinta).

    Mario Senatore

Invia una Risposta

Attenzione: la moderazione dei commenti è attiva e questo può ritardare la loro pubblicazione. Non inoltrare più volte lo stesso commento.