Fonderie Pisano: la scienza è arrivata … e le spese chi le paga ?

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nel giornalismo, così come nella vita, non bisogna mai esclamare “l’avevo detto io !!”; l’esclamazione è sicuramente indice di poca maturità. Mi corre, però, l’obbligo di ricordare che sulla base di una semplicissima indagine giornalistica avevo scoperto, in assoluta solitudine, che le morti sospette della zona di Fratte nulla c’entravano con le esalazioni non venefiche che fuoriuscivano dalle ciminiere delle Fonderie Pisano. Non ero neppure caduto nella trappola, un po’ pacchiana, della trasmissione televisiva “FuoriRoma” su Rai/3 di Concita De Gregorio (l’ultima comunista radicale) che aveva definito le fonderie come la “fabbrica della morte nel centro della città”. Così come non ero, e non sono, mai caduto nella facile rincorsa alla notizia del giorno propinata, con cadenza quotidiana, da Lorenzo Forte del Comitato Salute e Vita che da tempo immemore combatte una battaglia incredibile (nel senso di poco credibile !!) contro le Fonderie arrivando a personalizzare la guerra contro le istituzioni (Arpac in prima fila) e le persone che le rappresentano.

            Il 13 aprile 2018 da questa pagina di questo giornale avevo scritto, al contrario di tutto quello che la stampa andava affermando, che l’indagine doveva scendere scientificamente nel dettaglio dei fatti; il titolo “Fonderie Pisano: e la scienza ?” era una specie di appello al buon senso per il raggiungimento della verità; e la scienza puntualmente è arrivata a chiudere una incresciosa vicenda che il pm Roberto Penna ha chiesto di archiviare e che il procuratore aggiunto Luca Masini ha certificato controfirmando il provvedimento.

            E avevo accompagnato l’articolo con la descrizione degli esiti di una breve inchiesta condotta interpellando alcuni medici specialisti che mi fornirono questo risultato: “”Nella valutazione della incidenza delle malattie neoplastiche bisogna tener conto di alcuni fattori, ambientali, usi e costumi, ereditarietà e predisposizione individuale, lavorativi, quali l’esposizione a sostanze chimiche che certamente hanno potere cancerogeno, ed oggi queste sostanze sono pochissime, perchè ogni tipo di considerazione cancerogena è di tipo statistico, quindi legata all’interazione tra la sostanza e l’organismo, che non è detto che generi una neoplasia. Infatti non tutti gli operai di una fabbrica di vernici, che sono esposti ai vapori di anilina, si ammalano di cancro della vescica. Come non tutti gli operai di una miniera di asbesto (costituente dell’amianto) si ammalano di cancro ai polmoni, ma solo una piccolissima percentuale; la paventata pericolosità è ridicola rispetto alla realtà epidemiologica. La presenza di amianto nelle tegole o nei pannelli di un soffitto non fà ammalare nessuno, lo dice l’epidemiologia. Questa è la scienza che studia l’incidenza di una malattia sulla popolazione, e tiene conto di una serie di fattori, non solo del numero dei casi, ma dell’età, della familiarità dell’esposizione ad inquinanti, del lavoro, delle abitudini alimentari ed altro. (Esempio: nei paesi scandinavi vi è una incidenza di cancro dello stomaco maggiore che in altri paesi, e questo viene messo in relazione macroscopica -sui grandi numeri- all’abitudine di consumare grandi quantitativi di pesce affumicato). Ma ogni valutazione deve necessariamente essere confrontata con numeri certi che solo un efficiente Registro Tumori può fornire, non solo nell’immediato ma sopratutto nel corso degli anni, per poter valutare l’incidenza percentuale se varia o meno e tentare poi di analizzare i fattori di modifica, e, quando possibile, raffrontarli alla predisposizione individuale e familiare del singolo nucleo. (Esempio: se nel singolo nucleo è alta la presenza di leucemia o cancro del colon o cancro di mammella o dei polmoni, non si può attribuire questa neoplasia a fattori solo ambientali e i numeri andrebbero corretti). Quindi le declamazioni di alcuni andrebbero viste alla luce di elementi certi e non gridati, per scopi diversi o forse solo per desiderio di protagonismo. E un Registro Tumori in Regione Campania efficiente, con rilievi capillari tali da poter essere usati per una indagine epidemiologica seria, non c’è. Soltanto un tentativo, fatto dal Rotary qualche anno fa, aveva definito un contributo in denaro che avremmo erogato a favore della nascita del Registro Tumori; ma l’offerta è rimasta nei cassetti dei misteri””. E ancora: “”Anche il comunicato della Regione (15 gennaio 2018) in cui si fa riferimento a un prelievo campione su 400 persone che mostra un livello più alto della norma di zinco e selenio, da una prima consultazione della letteratura internazionale sembra che livelli alti di questi elementi non sono associati a malattie di sorta. Non conosciamo come i 400 test e su quali abitanti e in che area precisa e circoscritta siano stati effettuati””.

            Per tutti questi motivi negli articoli successivi raccontai, addirittura, la storia della morte di mio padre per un tumore strano (abitavamo nel 1962 ad un centinaio di metri dall’ex cementificio) e chiesi a gran voce con un ennesimo articolo “Picarone perché non parli”, volendo significare che lui era in grado di dire la sua in quanto il padre per decenni era stato dipendente delle Fonderie Pisano.

            No, tutti sordi, l’ordine imperativo era di dover massacrare a tutti i costi una delle aziende che in circa cento anni di attività aveva dato lavoro a centinaia e centinaia di famiglie e che, per scelte urbanistiche scellerate, si era ritrovata al centro di un grosso quartiere dopo essere stata per decenni in un a vallata amena che neppure le esalazioni hanno mai messo in discussione dal punto di vista ambientale.

            Ora la scienza ha detto la sua e il “nesso di causalità”, di cui ho tanto scritto, non c’è e nessuna relazione fumi-morti può essere avanzata, neppure dallo scalpitante Comitato che dopo la decisione della procura lancia strali a destra e sinistra, soprattutto contro l’Arpac che sarebbe complice in chissà quali complotti orditi dalla dirigenza delle Fonderie.

            Ma questa è cronaca di fatti accaduti e di circostanze che potevano essere previste e che nessuno ha voluto prendere in considerazione; la storia ovviamente continuerà perché, forse, solo un Santo santo potrà impegnarsi a farla chiudere con un vinto e un vincitore.

            Oltre la cronaca, però, esiste un problema serio che prevede una domanda: “Chi pagherà tutte le spese che lo Stato ha anticipato per convenzioni, incarichi, controlli, verifiche, pareri, ispezioni, esami scientifici, relazioni, ecc. ?”. In uno Stato serio si arriverebbe subito alla conclusione che chi ha scatenato la guerra debba anche farne le spese e, quindi, il Comitato Salute e Vita dovrebbe essere chiamato immediatamente a darne conto e ragione. Proprio come avviene nelle liti giudiziarie tra due attori normali, chi perde paga anche le spese. Probabilmente in questo benedetto Paese un’azione seria in materia metterebbe al riparo tutti dagli eccessi rabbiosi alla ricerca di illegalità da parte di fantomatiche associazioni. Avremmo molti Comitati in meno, moltissime denunce in meno e, probabilmente, saremmo in grado di assicurare lavoro a tante altre persone.

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