Super Job Search/2: i vari tronconi della maxi inchiesta di Montemurro

Aldo Bianchini
SALERNO – Nel precedente articolo ho messo a fuoco, passando per il mio pensiero, quello che potrebbe essere il quadro investigativo in cui si muove, con grande abilità, il pm Vincenzo Montemurro che agli occhi dei non addetti ai lavori sembra prendersela, a turno, con i vari amministratori pubblici delle varie comunità dell’agro nocerino-sarnese.
Questo concetto sbagliato della sua azione si ha soltanto se si guarda singolarmente alle varie inchieste prodotte negli ultimi anni dall’ufficio di Montemurro; se, invece, si allarga lo sguardo a 360° per cogliere la complessità del fenomeno del rapporto incestuoso tra politica e camorra e si mettono assieme le varie inchieste si ha subito un giudizio molto diverso del magistrato impegnato, ormai da anni, nella durissima repressione del malaffare che affligge da sempre tutto il territorio dell’agro nocerino-sarnese.
Non a caso ho parlato di “Super Job Search” (anche i giornalisti sono capaci di inventare le denominazioni delle inchieste giudiziarie !!), ovvero la super inchiesta capace di includere tutte le altre che riguardano quel territorio e che in buona parte sono state condotte proprio da Montemurro; alludo a “Sarastra – Linea Notte – Poker – Criniera – ed anche Ghost Roads – Mastrolindo e Perseo” che se messe insieme come un puzzle riescono a dare risposte precise che singolarmente non possono trasmettere.
Questo è il lavoro intelligente che sta facendo il pm Montemurro insieme alla sua squadra; un lavoro difficile che si espone a tanti rischi di critica anche feroce perché contrariamente al cosiddetto “strascico” (la vera acchiappanza della giustizia al grido di “dove coglio coglio”) quello attuato da Montemurro è un lavoro che affonda le sue radici nei sistemi tradizionali di indagini con innovazioni tecnologiche all’avanguardia a garanzia della rapidità nell’acquisizione degli elementi indiziari, delle eventuali prove e della solidità del prospetto accusatorio che dovrà reggere lo scontro nelle varie aule di giustizia con i molteplici e variegati collegi difensivi. A volte vince, a volte perde, a volte è anche capace di fare un passo indietro come è giusto che un PM faccia e che lui ha fatto nel maxi processo del Sea Park quando sorprendendo tutti chiese nel corso della requisitoria l’assoluzione degli imputati (compreso Vincenzo de Luca) che il Tribunale sottoscrisse.
Naturalmente anche il lavoro di Montemurro non è perfetto ma è sicuramente perfettibile se, di volta in volta, il PM ha il coraggio di cambiare il registro investigativo del suo staff, nel senso che non dovrebbe avvalersi sempre, o quasi, della stessa equipe di risorse umane per portare a termine le varie inchieste e poi per avviare la “Super Job Search”; l’omogeneità di pensiero e di azione non porta mai a risultati sicuri e garantiti e il PM deve sempre conservare l’autonomia e l’indipendenza non solo nei confronti dell’indagato ma anche, e forse soprattutto, nei confronti dei suoi investigatori.
Molto bello sarebbe se alla fine delle varie inchieste venisse fuori un risultato investigativo diverso e tale da poter mettere il PM nelle condizioni migliori per giudicare e sottoscrivere un castello accusatorio (ma anche assolutorio !!) che sicuramente porterebbe a risultati migliori in sede di pubblico dibattimento dove i collegi difensivi vanno sempre e giustamente alla ricerca di eventuali spiragli o buchi nelle maglie investigative.
Io non sono assolutamente in grado di giudicare il lavoro del pm Vincenzo Montemurro, io faccio un altro mestiere e fortunatamente non devo neppure mettermi dinanzi alla sua porta per attendere qualche velina; da come si muove i questi ultimi mesi capisco, però, che è impegnato in un nuovo modo di condurre le indagini che, badate bene, anche adesso conservano il loro status di “preliminari” (checchè ne dica più di qualche avvocato) perché, pur partendo da indagini conclamate a giudizio e quindi non più ripetibili, la novità introdotta da Montemurro è rappresentata dal fatto che Lui dopo aver indagato sui singoli fatti adesso svolge indagini con una visione più allargata del fenomeno e cerca di portare negli atti fatti nuovi per avere la possibilità di snidare il malaffare dalle pieghe intricate ed insondabili degli atti amministrativi, delle intercettazioni, delle singole amicizie ma anche delle minacce – vessazioni e promesse di laute prebende.
Nessuno deve meravigliarsi, quindi, se in aula e in pieno dibattimento il pm Montemurro chiede al Tribunale di ritornare su alcune sue indagini che a suo parere collimano con altre realtà rimaste inesplorate perché le singole inchieste non erano ancora state interconnesse tra loro; il caso Gambino-Aliberti è uno di questi, anche se pur rispettando il lavoro del PM è necessario prenderlo con le pinze. E questo cercherò di fare nella prossima puntata.

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