PARARADUNO: in viaggio estatico con Francesco !!

Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Una storica Fiat 1500 immatricolata il 23 settembre 1966, quattro amici a bordo (Francesco, Antonello, Pierino e Aldo) con il capo-claque Francesco, un percorso stradale senza barriere mentali e fisiche (Sala C. – Atena S. – Polla – San Pietro al T. – San Rufo – Teggiano – Silla di Sassano – Monte San Giacomo), e tanta buona volontà per ricordare il sacrificio di Antonio Finamore e per indurre tutti (soprattutto i giovani) alla prudenza quando ci si sposta con la nota baldanzosità giovanile per andare incontro alla vita.
La nostra auto è stata, di proposito, allestita con uno speciale clacson che solo Francesco può azionare dal posto accanto al conducente (Antonello Stefano Aumenta) e difatti, sotto la spinta vocale di Pierino (Cusati, ndr !!) e del sottoscritto, l’incitamento arriva alle orecchie del capo-claque e la tromba lancia le sue stridule note nell’etere. Ad un tratto silenzio della tromba seguito dagli affannosi tentativi di Francesco di suonare ad ogni costo incrociando il braccio con quello del conducente per premere il pulsante centrale del volante. E la tromba ? Quando cerchiamo di chiederglielo Francesco risponde con una sana e contagiosa risata, lui è diversamente abile e come lui tanti ragazzi sono ospiti sulle numerosissime auto d’epoca che partecipano al lungo ed applaudito corteo. Soltanto qualche ora dopo ci rendiamo conto che il fusibile dell’impianto acustico è fulminato e giù a ridere di nuovo; ebbri di gioiosa felicità che coinvolge soprattutto Francesco. Anche lui ha vissuto una splendida e indimenticabile giornata.
L’organizzazione perfetta, curata dai tanti ragazzi dell’Associazione Antonio Finamore “c’ fai sta’ buono” (tutti amici del compianto Antonio), ha fatto il resto mettendoci nelle condizioni di vivere davvero una giornata diversa da tutte le altre, una giornata dedicata alla campagna di sensibilizzazione “Abbattiamo le barriere mentali e fisiche” che, dopo un lungo giro in auto, si conclude ogni anno in un paese diverso del Vallo di Diano; paese in cui l’Associazione individua una barriera da abbattere e dona gli strumenti giusti per abbatterla davvero. Quest’anno a Monte San Giacomo (paese in cui è stato difficile trovare una barriera da abbattere) è stata donata una pedana installata all’uscita della Chiesa Madre per consentire a tutti i diversamente abili di accedervi con estrema facilità.
Su tutti e su tutto si è stagliata la figura della presidentessa dell’Associazione Gianna Aumenta, immensa e solare, piena di vita e tutta dedita al ricordo indelebile del figlio Antonio troppo presto volato in cielo a causa di un maledetto, banale e sfortunato incidente stradale sul finire dell’estate del 2009 nel tratto di strada abbastanza lineare che dal bivio di San Rufo porta verso San Pietro al Tanagro.
La solita drammatica telefonata nella notte, la solita corsa verso l’ospedale più vicino (Polla), il trasferimento verso un ospedale più attrezzato (Vallo della Lucania), la porta della sala operatoria che si richiude velocemente per riaprirsi lentamente dopo poco più di un’ora, il volto ieratico ed impassibile del primario, l’annuncio della morte imminente e subito la richiesta di espianto. Tutte cose che, normalmente, abbattono anche un elefante; Gianna, invece, è lì fredda nonostante il tumulto di sentimenti e di emozioni la stia divorando dall’interno; tutti aspettano lei e la sua decisione, pochi secondi e la parola attesa “Accetto” esce dalle labbra di Gianna prima ancora che dal suo cuore che da quel momento è rimasto chiuso nella sua intimità seppure apertissimo e disponibilissimo verso tutti gli altri. Subito dopo arriva la conferma anche dal papà Giuseppe (con gli occhi che gli luccicano ogni volta che pronuncia il nome del figlio) e dallo zio Antonello (che si assume il gravoso compito di rivestire il nipote dopo l’espianto). In serata l’arrivo di una equipe specializzata direttamente dalle Molinette di Torino e il destino del venticinquenne Antonio si compie passando dalla vita al dramma della morte violenta, sublimandosi nell’eternità di un meraviglioso gesto che è tutto suo e soltanto suo.
Nove anni sono già passati da quando in una rigida mattina d’inverno la notizia ferale fece il giro di tutto il Vallo di Diano e non solo; gli amici, quelli veri, ancora oggi festeggiano e ricordano la giovialità di Antonio fino al punto che ogni anno fermano la lunga colonna di auto d’epoca proprio nel punto del mortale incidente per liberare nel cielo, grazie alle mani di tanti ragazzi diversamente abili, centinaia e centinaia di palloncini gonfi di elio.
L’Associazione Antonio Finamore ha caparbiamente voluto proprio la carrellata di auto per dimostrare che tutto è possibile e che anche quelle trappole di metallo possono servire a far vivere bene ed a donare a tantissimi ragazzi meno fortunati una giornata di immensa felicità, proprio come è capitato al nostro Francesco che è riuscito, partendo dal clacson non funzionante, a farci capire che quelle risate spontanee possono donarci non solo un momento di felicità ma anche, se non soprattutto, una lezione di vita di cui tutti abbiamo tanto bisogno.
E questo, credo, farà molto piacere ad Antonio che da lassù ogni anno accompagna la carovana, la sua carovana di auto d’epoca.

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