Chi paga il prezzo dello spread

di Gabriele Cavallaro

SALERNO – La Commissione europea, l’autority di bilancio della Camera, la Corte dei conti, la Bce,Bankitalia,il Fondo Monetario internazionale e l’ Inps, ognuno dal suo autonomo punto di vista e per le proprie competenze, hanno espresso in questi giorni un giudizio negativo e preoccupato per la manovra finanziaria del governo. Una manovra che creerebbe più debito e metterebbe a rischio la stabilità del sistema finanziario e bancario del paese senza promuovere crescita economica. Il giudizio dei mercati che si esprime attraverso lo spread e le quotazioni in borsa dei titoli azionari ha confermato tali negative previsioni con un netto calo dell’indice italiano di borsa. In tale calo si evidenzia la perdita di oltre il 30% dei titoli bancari che subiscono più di tutti l’aumento dello spread per il deprezzamento dei circa 360 mld di titoli di stato italiani detenuti nei loro portafogli. A perdere non sono solo i portafogli delle banche, con lo spread che da aprile è passato da 130 a 300, ma anche i risparmiatori che detengono direttamente i titoli di stato italiani o indirettamente attraverso i fondi comuni di investimento o le polizze ramo vita gestione separata e i fondi pensioni.
Per fare un esempio un risparmiatore che avesse comprato un btp a 10 anni nel mese di aprile 2018 pagandolo 100 se oggi lo volesse vendere varrebbe 85 con una perdita in sei mesi di oltre il 15%.
L’aumento dello spread comporta, inoltre, non solo la crescita degli interessi che lo stato deve pagare (circa 5 mld annui in più) ma anche un costo per le famiglie e per le imprese che si indebitano in un quadro generale mondiale che va verso il rialzi dei tassi e che in Italia risulta più accentuato proprio per effetto dello spread.
A tutte queste valutazioni il governo ha risposto che coloro che criticano la manovra non hanno diritto di esprimersi perché non hanno la legittimazione del voto popolare.
E dato che gli elettori della lega e dei 5 stelle hanno votato per il reddito di cittadinanza e per lo smantellamento della legge Fornero il governo, confortato dai sondaggi elettorali, andrà avanti sulla sua linea perché deve vincere il popolo.
Ora con tutto il rispetto dei 17 milioni di elettori di lega e 5 stelle, che non rappresentano gli oltre 50 milioni di italiani, da parte del governo ci si dovrebbe aspettare un maggiore senso di responsabilità per evitare di far cadere il paese in una nuova crisi finanziaria che finirebbe per far pagare di più proprio ai ceti più deboli che il governo dice di voler aiutare. Il sentiero è stretto e occorre trovare soluzioni in grado di coniugare stabilità finanziaria, crescita ed equità sociale. Ci dobbiamo augurare che nei prossimi giorni si dismettano le parole d’ordine da campagna elettorale permanente in vista delle elezioni europee e prevalga il senso di responsabilità in nome degli interessi nazionali. I segnali che stanno lanciando i mercati sono preoccupanti perché più che basarsi sui fondamentali dall’economia scontano uno strappo dell’italia dall’euro e dall’Europa.Uno strappo che al di là delle smentite ufficiali la polemica politica continua di alcuni esponenti del governo con i vertici delle istituzioni europee finisce per confermare alimentando l’incertezza e la sfiducia.

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