OLIMPIADI: nel 1968 le storie incrociate … da Tommie Smith e John Carlos a Giuseppe Gentile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini 

SALERNO – Cinquant’anni fa, nei giorni della grande olimpiade estiva di Città del Messico, accadde di tutto e di più: massacro di innocenti in piazza, record del mondo che si accavallano come fosse una cascata di diamanti, movimenti antirazzisti che si affacciavano per la prima volta sugli schermi televisivi di tutto il mondo … poi il mondo dello sport che visse, a mio avviso, uno dei momenti più esaltanti di tutta la sua storia.

 E prima dello sport ci fu anche una strage immensa passata alla storia come il “massacro di Tlatelolco”;  avvenne il 2 ottobre 1968 nella Piazza delle tre culture a Tlatelolco, Città del Messico. Non si conosce il numero esatto delle vittime. Nonostante le cifre fornite da fonti governative riportino una stima di non oltre 40 o 50 morti (al momento della strage il governo parlò di 34 morti) le stime più attendibili indicano oltre 300 vittime, tutte tra i manifestanti. Il massacro avvenne dieci giorni prima dell’inizio dei Giochi della XIX Olimpiade che si svolsero a Città del Messico dal 12 ottobre al 27 ottobre 1968.

E poi, come dicevo, vennero i giochi olimpici che fecero subito dimenticare quella orrenda strage di gente che manifestava contro il governo messicano reo di aver speso una barca di soldi per i giochi mentre la popolazione non aveva di che sfamarsi. E anche i giochi passarono presto alla storia dello sport per il numero incredibile di record mondiali abbattuti e per l’esplosione delle nuove tecniche dei concorsi (dal salto in alto al salto con l’asta, ecc.); record dovuti, si disse, all’altitudine di Città del Messico che aveva, forse, favorito i tanti record nelle gare di velocità, di mezzofondo e di fondo nell’atletica e nei concorsi della stessa atletica.

La storia dello sport ha presto dimenticato la strage degli innocenti ed ha concentrato tutta la sua attenzione su quello che accadde il 16 ottobre 1968, cinquant’anni fa, nello stadio Olimpico di Città del Messico quando i velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos arrivarono primo e terzo nella finale dei 200 metri piani alle Olimpiadi. Smith aveva stabilito il nuovo record del mondo, con 19,83 secondi, nonostante avesse un tendine infortunato e nonostante avesse corso gli ultimi 10 metri alzando le braccia. Carlos, con i suoi 20,10 secondi, era arrivato dietro all’australiano Peter Norman. Dopo essere saliti sul podio per la premiazione Smith e Carlos ricevettero le medaglie, si girarono verso l’enorme bandiera statunitense appesa sopra gli spalti e aspettarono l’inizio dell’inno. Quando le note di The Star-Spangled Banner risuonarono nello stadio, Smith e Carlos abbassarono la testa e alzarono un pugno chiuso, indossando dei guanti neri. A decine di metri di distanza, il fotografo John Dominis scattò loro una foto che sarebbe diventata una delle più famose del Novecento, simbolo di un decennio di proteste per i diritti civili dei neri.

Quella di Città del Messico fu la vera prima Olimpiade totalmente trasmessa in diretta tv grazie ai primi satelliti “telestar”; ed io, giovane ventitreenne e da grande appassionato di atletica leggera, ebbi modo di assistere a quella gara ed a quella premiazione che i due atleti di colore celebrarono con i pugni alzati e coperti da un guanto nero. In quel gesto già allora lessi tutta la rabbia degli uomini di colore per le difficoltà che incontravano nei rapporti con i bianchi statunitensi. Sappiamo, adesso, che tutti e tre i finalisti (Peter Norman, australiano, arrivò secondo) al loro ritorno in patria furono oggetto di scandalose vessazioni da parte delle rispettive federazioni sportive.

Più o meno in quelle stesse ore, mentre i tre duecentometristi inscenavano una delle contestazioni più viste al mondo, sulla non lontana pista del salto triplo un atleta italiano, Giuseppe Gentile, stava mettendo a segno il capolavoro della sua vita; fu il secondo atleta al mondo a superare la barriera dei 17 metri battendo se stesso nel giro di pochi minuti con due salti prodigiosi e la conquista del nuovo record del mondo con la misura di 17,22 metri. Peccato che pochi minuti dopo il primato fu superato prima da Viktor Saneev (17,23 m) poi da Nélson Prudêncio (17,27 m) e quindi di nuovo da Saneev (17,39 m). Addirittura Gentile, nel 1969, recitò la parte di Giasone nel film Medea con Maria Callas per la regia di Pierpaolo Pasolini.

Quei giochi meravigliosi furono preceduti non solo dalla “strage di Piazza delle Tre Culture” ma anche da due eventi delittuosi che rimarranno per sempre impressi nella storia di tutti i tempi: il 4 aprile 1968 venne ucciso a Memphis (Tennessee) Martin Luther King jr. e il giorno 6 giungo 1968 venne ucciso a Los Angeles Robert Francis Kennedy chiamato Bob.

I giochi, forse, servirono anche a svilire l’animosità delle contestazioni anche se ormai anche dall’Europa, dalla Francia in particolare, si sollevavano i venti della contestazione generale giovanile.

 

 

 

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