CHIESA: quella che vorrei … insieme alle altre istituzioni, prima di tutte l’Arma dei Carabinieri !!

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – In questa puntata del viaggio sulla Chiesa Cattolica nostrana devo fare una piccola digressione dal tema principale, che è e rimane la Chiesa buona e cattiva, per ritornare su alcune frasi che intelligentemente le rappresentanti della Consulta delle Donne Amministratrici del Vallo di Diano hanno inserito nella loro lettera aperta dedicata alla memoria di Violeta, la giovane donna barbaramente uccisa tra le fiamme della sua casa a Sala Consilina.

Tra le altre cose le Donne hanno scritto:

· La famiglia ed i legami amicali: nessuno ha percepito tanto livore? La scuola: nessun docente o compagno di scuola ha percepito un disagio dei figli o della madre? Gli Enti comunali, sovracomunali e di settore: attraverso i vari canali di assistenza non hanno mai intercettato il disagio di questa donna? Le forze dell’ordine: in nessun’altra azione hanno visto la brutalità di quel mostro? I cittadini, che poi sono un vicino, un datore di lavoro, il proprietario dell’abituale negozio dove si fa la spesa: non hanno sentito quel dolore? Abbiamo fallito tutti perché abbiamo voltato le spalle e non abbiamo voluto guardare.

La lettera, firmata dalla presidente Gaetana Esposito a nome di tutte le donne, è di una lucidità impressionante (un po’ meno lucida l’analisi delle donne sui punti nascita, ma di questo scriverò in un successivo articolo) e mette a fuoco partendo da Violeta non il singolo caso ma la generalità della situazione che è sotto gli occhi di tutti e che spesso tutti fanno finta di non vedere quelli che ho definito, nel precedente articolo, i “delitti del Vallo” per coinvolgere in un unico fenomeno le fiamme del rogo di Violeta, il volo di una ragazza dal balcone, le strane morti di Buonabitacolo (cominciando da Casalnuovo per finire a Marchesano passando per Pascuzzo), lo spaccio di San Rufo, il caso di pedofilia che qualche anno fa travolse Teggiano e che stava per inquinare Silla, ma anche l’episodio sanitario verificatosi a Polla per l’estrazione di uno strano oggetto con cui un giovane valdianese aveva cercato di fare sesso; per non parlare e ricordare la feroce uccisione di Di Gloria e di Olena a Polla e tanti altri casi. Tutte sfaccettature apparentemente disgiunte che ad un attento esame possono tranquillamente rientrare, come detto, nello stesso fenomeno di disagio che tutti fanno soltanto finta di non vedere nonostante, in alcuni casi, ci siano stati specifici e drammatici segnali di insofferenza che nessuno, però, ha colto per tempo. Il fenomeno più grosso nel Vallo di Diano rimane il dilagare della droga che è ormai a portata di tutti e di tutte le tasche; non c’è angolo del territorio che non sia pervaso e contaminato; ma tutti fanno sempre finta di niente.

La famiglia, la scuola, gli Enti, le forze dell’ordine, i cittadini (intesi come vicini di casa, datori di lavoro, negozianti, ecc.) sono difatti non la parte marginale ma quella principale di un discorso che deve essere affrontato da tutti in maniera globale e diretta a coinvolgere soprattutto le classi giovanili di una società che tutti noi (famiglia, scuola, enti, forze dell’ordine, ecc. ecc.) abbiamo contribuito lentamente ma inesorabilmente a mandare in frantumi, presi come siamo dalla velocità della vita, dalla globalizzazione economica, dalla voglia di tenerci lontano dai problemi che ci appaiono sempre e soltanto degli altri, senza voler riconoscere che quei problemi sono anche i nostri e che potrebbero in un lampo coinvolgerci in maniera drammaticamente irreversibile. Penso ad esempio al sindaco di San Rufo che, a causa del figlio, si è ritrovato in una tempesta incredibile, inaccettabile e forse irreversibile. Eppure nessuno ha colto il benché minimo segnale, anche se tutti mi dicono, e ci credo, che la famiglia del sindaco (e lui stesso) è stata sempre di una prospettiva esterna assolutamente irreprensibile. Però il fattaccio è accaduto e tutti, come dicono le donne della Consulta delle Amministratrici, dobbiamo sentirci responsabili; non per assegnare una percentuale più alta o più bassa (non servirebbe a niente), piuttosto per capire il fenomeno, studiarlo, affrontarlo e risolverlo.

E nessuno deve rizelarsi per il grido di allarme delle “donne”, come avrebbe fatto l’Arma dei Carabinieri di Sala Consilina in nome e per conto del suo comandante cap. Davide Acquaviva del quale in più di una occasione ho parlato benissimo perché l’ho sempre visto attivo, professionale, preparato e naturalmente prediposto alla tutela della sicurezza e della legalità dei cittadini in senso lato. Se le voci accreditate risulteranno veritiere sicuramente mi sorprenderò della presa di posizione dell’Arma. Qui nessuno, al momento, ha mai messo in discussione l’opera fattiva e pregnante svolta dall’Arma anche, se non soprattutto, grazie al suo validissimo comandante; e non lo hanno fatto neppure le donne della Consulta che hanno saggiamente cercato di accomunare e sollecitare le varie componenti di una società attiva per raggiungere l’obiettivo collettivo di una migliore vivibilità di un pezzo di territorio di provincia che potrebbe davvero godere i frutti di una compassata esistenza senza soverchi problemi sia sul piano di sviluppo economico e occupazionale che su quello della sana e pacifica convivenza civile.

L’Arma dei Carabinieri non può e non deve rizelarsi, mai !! perché è la nostra ultima spiaggia di sicurezza e di salvezza. Dovrebbe piuttosto prendere parte attiva, anche come promotrice insieme alla Chiesa (che al momento è assente e che le Donne non hanno citato per carità di Dio, forse) di quella parte iniziale del discorso complessivo che è sempre difficile far lievitare verso un dibattito che coinvolga veramente tutti.

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