Banca Monte Pruno: don’t stop me now

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

ATENA LUCANA – L’economia, o meglio la finanza, ha un linguaggio tutto particolare che sedimenta la sua esplicitazione in due semplici paroline: “la sfida”.

            Difatti i giochi finanziari ad alto, medio e basso livello (dove basso sta per locale !!) sono fatti di sfide e contro sfide ma anche di agguati e di violenti imposizioni, in quella che un po’ tutti definiscono “la guerra dei mercati”.

            Il necessario è essere “pronti alla prossima sfida” (don’t stop me now) perché, in sintesi, è sicuramente meglio e più conveniente affrontarle le sfide e non defilarsi o nascondendosi in attesa degli eventi che verranno; perché nel mondo globale le sfide arrivano e come e se non si è ben preparati e temprati, quasi abituati, il rischio che si corre è elevatissimo.

            Nell’essere pronti alle sfide non c’è calcolo di grandezza e/o di solidità che tenga, la sfida è sfida e può coinvolgere chiunque, dalla BCE alla Banca d’Italia per arrivare anche alle Bcc molto presenti sul territorio.

            La grandezza e la solidità non c’entrano con le sfide, il successo o l’insuccesso dipendono esclusivamente dal tono caratteriale e dalla specifica preparazione di chi per professione o per “eredità familiare diventata professione ” è chiamato a governare le banche di prossimità cioè le Banche di Credito Cooperativo che sul nostro territorio provinciale sono in tante.

            Questa sorta di eredità familiare diventata professione di alto livello è venuta fuori, alla grande, da uno dei personaggi bancari più eclettici dell’intera provincia di Salerno con all’attivo una ventina di apparizioni televisive sui net work nazionali (tra Rai e Mediaset) che ha letteralmente trascinato la sua piccola banca sugli altari del successo trasformandola da Bcc in Banca Monte Pruno (Credito cooperativo di Fisciano, Roscigno e Laurino, ma anche di Salerno dove da poco più di un anno ha piantato una ramificazione delle sue radici): Michele Albanese, questo è il suo nome; un nome che dal Cilento al Vallo di Diano, da Potenza a Salerno e dalla Valle dell’Irno alla Piana del Sele è sulla bocca di tutti quelli che trattano la materia bancaria, di numerosissimi imprenditori, e di migliaia e migliaia di semplici risparmiatori e utenti in generale.

            Ma Michele Albanese ha anche fatto di altre due parole “autonomia e indipendenza” il naturale accompagnatore dello sviluppo della sua attività professionale, partendo dal concetto essenziale che l’autonomia e l’indipendenza non si acquistano al supermercato ma che, invece, si conquistano giorno dopo giorno a prezzo di durissimi sacrifici, ha trasmesso a tutta la sua squadra i cosiddetti “boys” di nuova generazione valori fondamentali per la conquista degli obiettivi e, soprattutto, per andare incontro alle sfide del futuro senza nascondersi mai; è il futuro è lì, dietro l’angolo; il futuro comincia esattamente il 1° gennaio 2019.

            La preoccupazione c’è ed è naturale che ci sia, ma la squadra è molto ben attrezzata a qualsiasi tipo di sfida, anche se questa volta si tratta di combattere contro un’entità fredda e mostruosa che non ha nulla di umano: la riforma bancaria.

            Tanto è vero che Michele Albanese nel suo intervento nell’ambito dell’annuale convention del 15 dicembre 2018, presso il Borgo Lucano di Atena Lucana ha gridato a se stesso e al mondo: “L’integrazione è la nostra forza, stiamo cercando in tutti i modi di attutire i riflessi di questa maledetta riforma che non fa parte del nostro dna. Io ho impegnato la mia stessa vita per creare questa squadra e non voglio accettare le imposizioni dall’alto che vogliono snaturare la nostra banca”. E’ necessario soffermarsi un attimo sulla prima parte della forte dichiarazione di Albanese pronunciata nel contesto di quella che è stata la sua più ampia relazione sullo stato della Banca Monte Pruno per evidenziarne almeno due aspetti:

  • il primo riguarda la riforma definita molto giustamente “maledetta” per come è stata concepita e calata dall’alto senza tener conto che gli esperimenti di concentrazione dell’economia in America ha partorito il famigerato flop della Lehman Brothers (fondata nel 1850 e fallita nel 2008) che ha provocato un terremoto economico-finanziario in tutto il mondo, terremoto che si è ripercosso non solo sui semplici risparmiatori ma anche sulle banche di piccola e media dimensione che erano, per natura, molto legate al territorio di appartenenza
  • il secondo riguarda il possibile snaturamento di “una squadra” costruita faticosamente ed a costo di tanti sacrifici, di scelte forzatamente selettive e di rinunce antipatiche ed a volte anche poco comprensibili.

 

            La squadra è stato il pallino che ha da sempre accompagnato Michele Albanese in questo suo lungo viaggio nel mondo della finanza, un pallino che gli ha consentito di trasformare una piccola banca artigianale in una splendida e solida realtà che veleggia alla grande attraverso varie province e regioni del nostro meridione.

            Ecco perché il direttore generale Albanese ha rafforzato ancora di più il concetto nella seconda parte della sua forte dichiarazione: “Avremo un ruolo importante nella capo gruppo e dobbiamo continuare a lavorare soprattutto con il cuore e non soltanto con i numeri … Abbiamo avuto un’ispezione di Bankitalia che ci ha dato la base per poter continuare e migliorare perché siamo ottimamente strutturati …”, per poi partire decisamente all’attacco di tutto e di tutti dicendo: “Per come operiamo noi sul mercato non ce n’è per nessuno, per noi il cliente non è un numero ma qualcosa di più, è una persona”.

            Ed è proprio questo il segreto vincente della Banca Monte Pruno: il cliente non è un numero ma una persona in carne ed ossa, portatrice di problemi che dovrebbero essere visti da una prospettiva umana prima ancora che economica-finanziaria; ma questo l’ho già scritto altre volte e non voglio correre il rischio di ripetermi, anche perché la storia della Banca va sempre avanti e non concede sconti a nessuno, neppure al suo stesso direttore generale che nell’ultimo anno oltre a spingere e spronare costantemente il suo gruppo ha anche spronato se stesso dimostrando che anche le personali disavventure fisiche possono essere non solo superate ma possono servire da insegnamento a tutti i suoi boys per superare le aspre sfide che li aspettano.

            E dallo stesso palco del Borgo Lucano gli hanno risposto tutti in coro che sono pronti a capovolgere il mondo finanziario perché, in fin dei conti, si stanno divertendo a lavorare duramente intorno al loro indiscusso leader; in questa direzione, difatti, sono andati gli interventi significativi di Anna Miscia (presidente del CdA), di Cono Federico (vice direttore generale, la spalla di Albanese), di Antonio Pandolfo (vice direttore area mercato) e del mai presenzialista Antonio Matrandrea che ormai da tempo si muove nel suo collaudato ruolo di “uomo ombra” di Michele Albanese.

            Una cosa molto importante l’ha detta, però, Antonio Pandolfo quando ha convintamente precisato che dal 1998 la Monte Pruno è una banca locale, così come voluto dal suo pigmalione, e che tale resterà nonostante l’appartenenza all’ottavo gruppo bancario italiano, perché la Banca, quella voluta da Albanese e dai suoi boys resterà una banca locale con particolare attenzione al consistente patrimonio relazionale con famiglie ed imprese.

            Segno questo che il messaggio del capo è riuscito a penetrare fin nel profondo dell’immaginario quasi inimmaginabile, anni fa, di tutta la squadra che ormai da anni lo circonda, anche con affetto personale, al di là della reciproca stima.  

            Come dire, per chiudere, utilizzando le parole di Cono Federico che il prossimo anno, il 2019, metterà ancora di più in risalto le capacità umane e professionali di tutti gli uomini della Monte Pruno, come Michele Femminella (responsabile area crediti), Alessandro Cataldi (responsabile AQR),  Antonio Leo (responsabile area legale) e tanti altri ancora.     

            In definitiva il titolo in inglese dato alla convention (don’t stop me now) è l’esatto specchio riassuntivo di un’organizzazione perfetta che non teme le sfide del futuro.

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