ALIBERTI: “L’umanità prima di tutto, innocente fino a sentenza definitiva”

 

di Manuel Moliterno

SCAFATI (12 gen. 2019) – Nelle ultime ore, è giunta alla mia attenzione un accadimento che personalmente ho trovato, dal punto di vista umano, molto triste e spiacevole. Espongo brevemente i retroscena.

Ieri sera, il dott. Pasquale Aliberti si è recato, invitato, ad una cena tra amici a Corbara. In particolare, era presente l’ex Presidente della Scafatese calcio Roberto Pascale. Non era affatto una festa e non era una riunione politica. Sottolineo che, in ogni caso, siamo in uno Stato democratico e dunque il dott. Aliberti può liberamente contattare o incontrare personalità politiche, se lo ritenesse opportuno: infatti nulla di tutto questo è stato vietato come prescrizione nell’ordinanza del Tribunale di Nocera Inferiore dello scorso 5 dicembre, che nell’ambito del processo “Sarastra” gli ha prescritto solo il divieto di dimora nel Comune di Scafati e Comuni limitrofi. L’incontro di ieri sera, in ogni caso, non era un incontro politico nè, ripeto, una festa, ma una semplice cena conviviale tra amici in cui il dott. Aliberti, evidentemente, ha tentato di trovare un momento di distrazione dalla tragedia umana che gli è occorsa in questo ultimo anno, a lui e alla sua famiglia. Solo lui può comprendere e capire i sentimenti che ha provato in questo ultimo anno, anzi, ormai da qualche anno. Persino un video che lo riprende effettuare un karaoke è stato strumentalizzato, probabilmente a fini politici, come se anche il tentativo di un uomo di riscontrare un minimo di divertimento dopo i drammi che ha subìto non fossero importanti. In verità, il dott. Aliberti stava solamente cantando una canzone di Eros Ramazzotti, che sottende un significato che il dott. Aliberti ha sempre cercato di propinare: egli all’odio gratuito, alle persone che da tempo ormai stanno diramando cattiverie di ogni tipo sul suo conto e sulla sua persona senza alcun rispetto per le sue sofferenza, per le sofferenze familiari e neanche per due ragazzini (i suoi figli), risponde con l’amore cristiano. Pasquale Aliberti infatti ha più volte fatto intendere di essere diventato, in seguito a questa vicenda, un cattolico praticante, e dunque di rispondere all’odio ingiustificato e gratuito con l’amore ed il perdono cristiano. Perchè così risponde un vero uomo.

Alla cena era presente anche un tal Luciano Izzo, esponente del PD locale nel territorio di Scafati, e dunque chiaro oppositore politico di quella che fu l’amministrazione Aliberti. Da quanto mi è stato riferito, Izzo si avvicinava addirittura al dott. Aliberti, salutandolo e proferendogli parole di conforto per la vicenda giudiziaria occorsagli. Sottolineo che io non conosco il dott. Izzo e dunque non posso permettermi di esprimere giudizi od opinioni sulle sue qualità morali od intellettuali, e neanche è mia abitudine o finalità. Conosco però il dott. Aliberti e mi permetto di avere la presunzione di sapere, avendolo toccato con mano, la situazione in cui versa lui stesso e la sua famiglia (finanche i suoi genitori che lo difendono strenuamente con grande dignità) a causa delle vicende degli ultimi anni. Per questo sono rimasto sbalordito ed amareggiato dal post scritto dal dott. Izzo qualche ora dopo sul suo profilo Facebook. Io ho una personale opinione: le distanze politiche DEVONO venire meno nei confronti della umanità, della “humanitas”, così come insegnavano anche i grandi autori della letteratura latina. Il dott. Izzo, però, appreso che un articolo del giornale online “PuntoAgroNews” aveva già reso pubblica questa cena, tra l’altro strumentalizzandola non poco (addirittura sostenendo che il luogo ove la cena si era tenuta si trovasse a “pochi passi da Scafati, luogo che gli è stato inibito dal Tribunale”, insinuando probabilmente una violazione delle prescrizioni dell’ordinanza del Tribunale, circostanza comunque palesemente falsa essendosi tenuta la cena a Corbara, Comune non affatto confinante con Scafati e dunque pienamente e liberamente accessibile dal dott. Aliberti), pubblicava un post Facebook dove ne prendeva le distanze e dove lasciava intendere, espressamente ed esplicitamente, che, avuto contezza della presenza del dott. Aliberti tra i soggetti presenti, aveva iniziato subito ad avvertire un sentimento di disagio ed un sentimento di allontanarsi dai commensali. Le parole del post pubblico di Luciano Izzo sono inequivocabili. Ne trascrivo qualche stralcio: “Ho avuto la spiacevole sorpresa di trovare li anche l’ex sindaco Aliberti con mio profondo sconcerto e rammarico” “Al che ho subito chiesto a chi era venuto a prendermi di portarmi via” “Sono avverso a tali personaggi“. Da notare che è lo stesso Izzo a chiarire nel suo post che “la cena non aveva nulla di politico, ma costituiva solo una cena tra amici”. Ebbene, evidentemente però il dott. Izzo neanche ad una cena “umana, non politica” è riuscito a mettere da parte le avversioni politiche. Il dott. Izzo è libero sicuramente di provare avversione personale verso la persona di Aliberti, ma quanto meno poteva astenersi dal renderlo pubblico su Facebook, facendolo apparire quasi come una persona “poco gradita”, stante il momento tragico della sua vita che sta attraversando. I movimenti socialisti, comunisti di una determinata epoca non insegnavano forse la “solidarietà”, la “fratellanza tra i popoli”?

Ma la frase che più mi ha condotto su riflessioni profonde è la seguente: “La mia storia umana politica è di militante non ha nulla a che fare con chi ha fatto sciogliere il nostro comune per infiltrazioni malavitosi“. Orbene, mi preme ricordare al dott. Izzo che il secondo comma dell’art. 27 Cost. recita che “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva“. Non mi sembra dunque che vi sia stata finora neanche una condanna in primo grado ai danni di Pasquale Aliberti, che resta ad oggi ancora un cittadino pienamente incensurato, con nessuna condanna iscritta nel suo Casellario Giudiziario: la custodia cautelare di quasi un anno che ha subìto non ha nulla a che vedere con l’accertamento di eventuali responsabilità. Il processo per le responsabilità che Izzo addebita esplicitamente ad Aliberti è in corso davanti al Tribunale di Nocera Inferiore: si è insediato un ottimo collegio giudicante che con grande umanità e professionalità sta conducendo un dibattimento lungo, complesso e forse senza precedenti. Tuttavia, il processo è alle battute iniziali: domani terminerà la sua testimonianza solamente il quarto testimone del P.M., il capitano della D.I.A che ha condotto le indagini Fausto Iannaccone. Credo dunque sia ancora prematuro per parlare, come invece ha fatto Izzo, di eventuali responsabilità.

Seguivano al post vari commenti che sostenevano lo scritto di Izzo, nonchè un nuovo commento di Izzo sotto il suo stesso post dove rincarava la dose, scrivendo che si era trovato in quella situazione “nello sdegno ed imbarazzo più totale, ma di non avere un mezzo per scappare subito“. Ha scritto poi di “essere poi riuscito a scappare, ma con ritardo, e di essere rammaricato per questo“, quando invece è giunta alla mia attenzione che ai presenti il dott. Izzo non era sembrato particolarmente a disagio. Desidero in questo esplicitare una piccola nota di colore, ma ovviamente è solo una mia personale opinione: chi si trova nello “sdegno e imbarazzo più totale” non riesce a mangiare, o quanto meno io non riuscirei. È giunta invece alla mia attenzione che il dott. Izzo abbia consumato abbondanti pasti, stranamente. Inoltre, mi domando per quale motivo, se la situazione era per lui così difficile, non abbia fatto particolari pressioni per lasciare il luogo. Avrebbe potuto anche chiamare un taxi. Inoltre, in questo commento, il dott. Izzo inquadrava nuovamente Pasquale Aliberti come “il responsabile dello scioglimento del consiglio comunale per camorra”. Valgono le considerazioni giuridiche sull’art. 27 Cost. Ultima circostanza che intendo sottolineare: è giunta alla mia attenzione, per visione diretta anche nelle precedenti ore sui social, una conversazione privata di qualche tempo fa in cui Izzo era uno degli interlocutori: egli esprimeva solidarietà al dott. Aliberti e addirittura il desiderio di “voler andare a cena con lui”. Mi domando se fosse ironico o serio, dopo gli ultimi accadimenti.

Voglio precisare adesso una mia conclusione. Come molti ricorderanno, subito dopo la liberazione di Aliberti lo scorso 5 dicembre avevo rinvenuto molti post e commenti diffamatori sull’accaduto da parte di suoi evidenti oppositori, post e commenti pubblicati su Facebook dove molti addirittura additavano Aliberti, i suoi sostenitori e i suoi familiari “come camorristi”. Immediatamente alla scoperta di questi scritti, pubblicai un post dove spiegavo i motivi per cui giuridicamente chi si era reso autore di queste pubblicazioni incorreva nel reato ex art. 595 c.3 c.p. (diffamazione aggravata dal mezzo social). Vi sono dei limiti all’esplicazione della libertà di manifestazione del proprio pensiero, tutelata e garantita dall’art. 21 Cost. Questi scritti ledono chiaramente il decoro, l’immagine e la reputazione di un uomo innocente fino ad eventuale condanna definitiva, e che sta con enorme fatica umana ed economica affrontando appunto il dibattimento per dimostrare la propria innocenza. Ricordo che per consolidata giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, anche chi commenta un post diffamatorio dimostrando consenso e connivenza o chi clicca un semplice “Mi piace” una semplice reazione concorre con l’autore del post principale nel medesimo reato. Consiglio vivamente di riflettere bene prima di scrivere pubblicazioni diffamatorie e denigratorie. È un invito generale che rivolgo a tutti. Siamo piuttosto più umani e sensibili. Ne abbiamo bisogno.

 

 

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