MANAGER: la top seven dei più pagati paperoni

Aldo Bianchini

SALERNO – In materia di guadagni favolosi, meritati e non, spesso ci interroghiamo su chi possa essere il più pagato tra i grandi manager del nostro Paese.

            Allora: chi è il più pagato del reame ?

            Leggete, leggete e ne scoprirete di tante e di tutte. Cominciamo col dire che i modd. 740 dei “super paperoni” per legge “devono essere custoditi dalla Presidenza del Consiglio per ilevare ad horas tutti i redditi record” che come si evince dalla tabella pubblicata dal quotidiano ‘La Repubblica’ sono ben sette i manager milionari, quelli cioè che superano il tetto del milione di euro

            Il dato più sconcertante della vicenda è che sono numerosi i Paperoni tra i manager che lavorano in enti pubblici o in alcune aziende partecipate dallo Stato. I loro 740, custoditi (come dicevo) dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, rivelano redditi record, come si evince dalla tabella pubblicata da ‘La Repubblica’. Si tratta dei redditi 2018, “anno d’imposta 2017”, da cui emerge che sono ben sette i manager milionari, quelli cioè che superano il tetto del milione di euro.

            “Sette gli uomini d’oro; ma chi sono ?”

            Ecco la classifica classifica dei “top seven”, dal primo al settimo posto l’elenco di quelli che superano il milione di euro all’anno:

·         Stefano Ambrosini, presidente Finpiemonte, con 3 milioni 991mila 686 euro;

·         Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale dell’Enel, che dichiara al fisco 3 milioni 373mila 719 euro;

·         Claudio Tesauro, presidente dell’agenzia pubblica Invitalia, che dichiara 2 milioni 721mila 922 euro;

·         Marco Arato, ex presidente dell’Aeroporto di Genova, a quota 1 milione 841mila 190 euro;

·         Giovanni Malagò, presidente del Coni, con 1 milione 52mila 855 euro;

·         Giovanni De Gennaro, ex capo della polizia e attuale presidente di Leonardo, che dichiara 1 milione 20mila 476 euro;

·         Gioia Maria Ghezzi, ex presidente di Ferrovie dello Stato, con 1 milione 20mila e 370 euro.

Immediatamente sotto la soglia del milione m sopra quella degli 800mila, seguono:

·         Maria Patrizia Grieco (presidente dell’Enel),

·         l’ex sottosegretario Massimo Tononi, ora presidente della Cassa Depositi e Prestiti,

·         Giovanni Giol, presidente del Conservatorio di Venezia,   

·         Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, con 743mila 952 euro,

·         Giuseppe Vegas, ex presidente Consob, con 569mila 474 euro.

            Per legge, ripeto, tutti questi manager di altissimo grado devono depositare la loro dichiarazione dei redditi presso la Presidenza del Consiglio proprio perché hanno lavorato (o tuttora lavorano) in enti pubblici, in aziende partecipate dallo Stato per oltre il 20 per cento, in enti anche privati la cui gestione è sostenuta dallo Stato per oltre il 50 per cento.

            Le cariche che entrano nel radar della Presidenza del Consiglio sono scritte nella legge 441 del 1982 e i criteri lasciano comunque fuori aziende importanti, anche quelle multinazionali, nei cui anfratti misteriosi si annidano altre decine e decine di manager con stipendi dorati.

            Considerazioni ?, ognuno, ovviamente, la pensa come crede; c’è chi si indigna, c’è chi invece ritiene i compensi giusti o quanto meno da giustificare sulla base dei risultati raggiunti.

            Per capirci meglio suggerisco di esaminare attentamente il percorso di Gianni De Gennaro (ex capo della polizia, investito da una furiosa tempesta giudiziaria per i fatti di Genova 2001) che da eccellente poliziotto viene chiamato alla guida di Leonardo (è un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%. Leonardo-Finmeccanica è il nome con cui si è identificata Finmeccanica a partire da aprile 2016) senza alcuna apparente conoscenza di un settore finanziario-commerciale completamente diverso da quello in cui ha operato da una vita. Dopo un’attenta riflessione ognuno ne deduca il pensiero che crede.

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