ALIBERTI: Processo “Sarastra”, parla Pasquale Coppola: “Aliberti un grande mistificatore”. Il Giudice: “Dichiarazioni inutilizzabili”.

 

di Manuel Moliterno

 

NOCERA INFERIORE (22.03.19 – L’udienza del giorno 20 Marzo del processo c.d. “Sarastra”, a carico di Pasquale Aliberti, ex Sindaco di Scafati, sua moglie e consigliere regionale di Forza Italia per la Regione Campania, Monica Paolino, suo fratello Nello Maurizio Aliberti, Ciro Petrucci, Roberto Barchiesi, Andrea Ridosso (dibattimento in corso nell’aula Marcello Torre del Tribunale di Nocera Inferiore) è stata caratterizzata, dapprima, dalla testimonianza di Pasquale Coppola, ex presidente del consiglio comunale scafatese durante il sindacato di Pasquale Aliberti. Convocato il Coppola, però, ha esordito l’avv. Cardiello, difensore dell’imputata Monica Paolino, che ha sollevato una eccezione riguardo l’attività integrativa di indagine espletata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Salerno, sez. DDA, nella persona del sost. procuratore dott. Vincenzo Montemurro, nello specifico le dichiarazioni spontanee di Pasquale Coppola rese lo scorso 15 Marzo davanti al Pubblico Ministero, di cui già si è parlato in un precedente articolo su tale testata. L’avv. Cardiello ne ha eccepito l’inutilizzabilità per contrasto sia con l’art. 430 c.p.p., sia con l’art. 430 bis c.p.p. Sostanzialmente, secondo la difesa, lo scorso 15 marzo il Coppola, presentatosi in Procura per rilasciare le predette dichiarazioni, non sarebbe potuto essere ascoltato dal magistrato, perchè già ormai inserito nella lista testi dell’imputato Monica Paolino, e ciò ha rappresentato un aperto contrasto con il combinato disposto dei precedenti dati normativi, che escludono di acquisire la fonte di conoscenza con un’attività integrativa di indagine quando la persona è già stata inserita nella lista testi. Secondo il difensore, anche se l’atto è stato qualificato dal magistrato come “verbale di spontanee dichiarazioni”, sostanzialmente non lo erano, anche perchè il codice di procedura penale esclude che il teste possa rendere spontanee dichiarazioni, possibilità conferita solamente all’indagato/imputato. In realtà, il P.M. ha facoltà di convertire le spontanee dichiarazioni in interrogatorio, ed infatti nel caso di specie lo stesso dott. Montemurro, come risulta dal verbale, fornisce gli avvertimenti di legge al Coppola come indagato in procedimento connesso, e questo sarebbe stato indice della circostanza che in realtà non trattasi di spontanee dichiarazioni, anche perchè il legislatore afferma che le dichiarazioni spontanee sono dichiarazioni a discolpa dell’imputato, e non è questo il caso. In realtà, in questo caso, le dichiarazioni del 15 marzo conferiscono maggiormente l’idea di una dichiarazione a s.i.t. (sommarie informazioni testimoniali, ndr), valutato il suo contenuto, perchè non contengono dichiarazioni a discolpa dello stesso Coppola per il suo procedimento connesso a quello “Sarastra”, bensì contengono solo informazioni relative al già citato processo.

Questa eccezione è stata sollevata in virtù del fatto che le difese sarebbero state favorevoli all’acquisizione dei verbali delle dichiarazioni rese dal Coppola durante le indagini preliminari, evitandone dunque l’escussione davanti al Tribunale, tranne del verbale delle “dichiarazioni spontanee” del 15 marzo.

L’avv. Gennaro Maresca, difensore di Nello Maurizio Aliberti, ha rincarato la dose, affermando che si è trattato, quella del Coppola, di una “presentazione spontanea”, e non di una “dichiarazione spontanea”. Dichiarazioni che, oltretutto, a parere della difesa, non riguardavano neanche l’oggetto (il “petitum”, così come definito dall’avv. Maresca) del processo “Sarastra”. Il Coppola, oltretutto, era stato anche indicato come teste per l’incidente probatorio in sede di udienza preliminare al Tribunale di Salerno.

Il P.M. dott. Vincenzo Montemurro si è opposto all’eccezione, chiedendone il rigetto da parte del Tribunale, sostenendo che gli artt. 430 e 430 cpp non sono applicabili a questo caso, sostanzialmente perchè il verbale di s.i.t. è lesivo del contraddittorio quando vi sarebbe stato il presupposto di atto di iniziativa del P.M. che avrebbe invitato la persona a rendere informazioni presso il suo Ufficio. Secondo il P.M., l’atto del 15 marzo è conseguente ad una dichiarazione spontanea e ad una presentazione spontanea, e cristallizzerebbe una “vera e propria denuncia”, che “nessun P.M. può inibire al cittadino”. È un atto di denuncia che ha determinato la formulazione di vere e proprie ipotesi di reato, che erano inerenti anche a fatti e temi inerenti il processo, ovvero “le presunte minacce”.

Il Tribunale, ritiratosi brevemente in camera di consiglio per deliberare sulla eccezione, si è pronunciato per la completa inutilizzabilità del verbale di “dichiarazioni spontanee” del 15 marzo rese dal Coppola, accogliendo pienamente le doglianze difensive. Successivamente, si è proceduto all’escussione del Coppola perchè il P.M. non ha prestato il consenso all’acquisizione dei verbali delle dichiarazioni rese dal teste nel 2016 e nel 2018.

Inizialmente, è stato chiesto a Pasquale Coppola il suo ruolo presso il Comune di Scafati. Egli ha risposto che venne eletto nel 2008 e nei primi due anni ricoprì la carica di consigliere comunale, diventando poi assessore. Il Coppola, poi, si è immediatamente fermato nella risposta alle domande del P.M. ed ha iniziato una digressione retorica contro l’imputato Pasquale Aliberti. “Ricevo attacchi giornalistici”, “Stanno facendo due processi: uno in tribunale, e l’altro sui social”, “Temo per la mia famiglia”, “Aliberti è un attore diabolico!”, queste sono state sostanzialmente le sue accuse.

Il Coppola poi ha proseguito affermando di essere stato, all’epoca, vittima di continue ed espresse minacce di essere sfiduciato, da parte del Sindaco Aliberti. “Dovevo votare la moglie Monica Paolino, altrimenti erano cavoli amari”: questa frase pronunciata dal Coppola davanti al Tribunale. Il teste ha poi proseguito asserendo di aver preso 813 voti e che Aliberti gli propose determinate deleghe. A tal punto, lo stesso Coppola si è lanciato per la seconda volta in una violenta invettiva contro la famiglia Aliberti, asserendo che “loro sono bravi solo mediaticamente”, e che “non vede mai attaccato Pasquale Loreto”.

Il teste ha poi proseguito affermando che il Sindaco Aliberti lo fece attaccare in consiglio comunale.

Ha affermato che quando venne nominato Presidente del consiglio comunale, diversamente dalla prassi delle altre case comunali in cui il presidente del consiglio era ubicato a livello superiore ed il Sindaco con la Giunta a livello inferiore, presso il Comune di Scafati accadde il contrario. E a tal punto è partita, da parte del Coppola, una terza violentissima invettiva contro l’Aliberti: “E’ un mistificatore! Mistifica la realtà!”

Si è poi passato al tema delle regionali del 2015. “Fui candidato alle regionali con il NCD”. Ha dichiarato però che le sue intenzioni interiori erano quelle di non candidarsi, o comunque di candidarsi a sostegno dell’attuale Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: “Maledico quella candidatura! Non entravo in questo film!”. È stato chiesto al Coppola se durante tale campagna elettorale incontrò mai Alfonso Loreto. Egli ha dichiarato che venne convocato da Ciro Esposito e si diedero appuntamento alle ore 9.00 presso la pompa di benzina di Pasquale Vitiello. In quella sede, vi era, secondo il Coppola, anche Alfonso Loreto. Il P.M. a tal punto ha chiesto al teste se già conoscesse il Loreto, ed egli ha dichiarato che lo vide già presso la casa comunale “FORSE verso il 2008-2010”, ma che “comunque sapeva chi era”, ovvero che “sapeva che era il figlio di Pasquale Loreto, famoso a Scafati dal punto di vista criminale”. Coppola ha affermato che iniziò a parlare con Loreto, anche se “dava per assodato che aiutassero Monica Paolino”. Ha poi dichiarato che venne a conoscenza anche dai consiglieri di maggioranza della vicenda “del fratello di Ridosso” che lavorava “nel Piano di Zona”. “Io sapevo che se dai qualcosa a qualcuno, poi vogliono qualcosa in cambio”. Coppola ha dichiarato di aver detto a Loreto di essere notoriamente a conoscenza che lui aiutasse la Paolino. La risposta di Alfonso Loreto fu testualmente “Abbiamo deciso che io do una mano a te, l’altro clan alla Paolino: metà/metà”. Le parti hanno insistito molto sul concetto di “metà/metà”: cosa voleva dire? In verità, Coppola ha poi dichiarato che Loreto non proferì letteralmente tale espressione, ma che fu una sua deduzione. Infatti, Loreto affermò che “Aliberti li stava deludendo, non aveva mantenuto gli impegni, e quindi parte volevano aiutare il Coppola e parte la Paolino”. A questo punto, Coppola ha iniziato a rimarcare davanti al Tribunale di “essere una persona perbene, di avere tre figli piccoli a casa”, e quindi rispose al Loreto (anche al fine di non accettare le sue offerte) “Senti, io non ti posso dare niente, al Comune conto meno di zero, e questa è l’ultima mia candidatura, la politica non fa per me perchè ho sofferto”. Loreto, però, avrebbe cercato di incoraggiarlo, e gli chiese se avesse potuto veicolarlo in qualche fabbrica/industria. Il P.M. a tal punto gli ha chiesto di spiegare termini, modalità, risultati dell’accordo con Aliberti riferiti dal Loreto, ma il Coppola ha affermato di non averlo chiesto, ma “di aver percepito come se non fosse favorevole ad Aliberti”. Sul punto vi è stata una opposizione della difesa, perchè “Coppola non avrebbe parlato di ACCORDO, e quindi la domanda sarebbe suggestiva”. Ma il Coppola si è giustificato adducendo che “ciò fosse sottinteso”, dato che a suo parere “la Paolino no avrebbe preso neanche 50 voti senza Aliberti”.

Ma cosa chiese Loreto al Coppola? Coppola ha affermato: “Lui sapeva che sul Comune non contavo niente, dunque mi chiese di veicolarlo in lavori privati, ma io me lo volevo togliere di dosso”. “Io mi candidai per fare piaceri ai miei amici, i quali credevano in meno perchè potevo contrastare Aliberti”. Ha affermato poi che lui e Pasquale Vitiello “vennero cacciati dalla maggioranza”: “nel 2011 alle europee io aderii nell’NCD e quindi non avrei più portato voti alla maggioranza”. Coppola ha accusato Aliberti che revocò l’incarico a suo cugino.

È stato chiesto se quando incontrò Alfonso Loreto fosse da solo. Coppola ha affermato che era presente Gennaro Ridosso, “il quale è una persona che non passa inosservata, dato che è anche alto”: si presentò, ma c’era anche un’altra persona.

È stato poi chiesto dove incontrò in passato Alfonso Loreto: “Lo vidi che usciva dall’Ufficio del Sindaco intorno al 2008, con altre due persone. L’altra persona poteva essere Luigi Ridosso.” Il Coppola ha però precisato che poteva essere “anche solo una visita”, anche se a suo parere “il Sindaco inusualmente accompagna fuori dalla porta”. Il P.M. ha chiesto se “fu per una forma di rispetto”, ma sul punto vi è stata l’opposizione della difesa perchè “suggeriva la risposta”, ma Coppola comunque ha affermato “forse per una forma di rispetto, come afferma LEI (il P.M. dott. Montemurro ndr)”. Coppola effettivamente afferma che di tale incombenza, generalmente, se ne occupava l’usciere, Federico Fattorusso. Il Coppola però a tal punto puntualizza “Può darsi che mi sbaglio, non voglio fare falsa testimonianza”.

Dunque, Loreto e Gennaro Ridosso, a fronte del rifiuto, richiesero gli aiuti “collaterali” delle ditte private, ad es. di pulizia. Il P.M. dott. Montemurro, a tal punto, ha chiesto quale fosse “la proposta principale” del Loreto. Sul punto, per dovere di cronaca, è opportuno sottolineare che vi è stata una marcata esitazione del Coppola, che continuava ad affermare di “non comprendere” la domanda del P.M., che nasceva dalla circostanza che nei verbali delle dichiarazioni rese durante le indagini preliminari aveva parlato di “proposta principale” e di “proposta collatoreale”. Dopo le dette esitazioni, la situazione si è risolta in tal senso: che le proposte collaterali (ovvero, per meglio dire, subordinate alla richiesta principale) riguardavano aziende private. Il P.M. rincarava la dose, chiedendo “quali aziende riguardassero, le proposte”, ma sul punto vi è stata l’opposizione delle difese, perchè a loro parere con tali domande su suggerivano le risposte. A tal punto, si è reso necessario la lettura del verbale stenotipico dell’interrogatorio da indagato per fatti connessi reso dal Coppola davanti al P.M. nel 2018. Dal verbale, risulterebbe che ci fu una “richiesta principale”, riguardante l’amministrazione comunale, e un “richiesta collaterale”, riguardante le imprese private: il P.M. ha chiesto conferma al Coppola in dibattimento di tali affermazioni presenti nel verbale stenotipico. Ma il Coppola ha continuato ad esitare, chiedendo e reiterando la richiesta di ripetere il concetto e domanda espressa, adducendo, ad es., di “stare distratto”. Alla ennesima ripetizione del concetto da parte del P.M., il Coppola ha affermato comunque “di non ricordare”, perchè è “passato tanto tempo”, ma ha continuato imperterrito un concetto già espresso innumerevoli volte, ovvero che “loro sapevano che presso il Comune non contava nulla e che volevano li aiutasse in qualche azienda privata”.

A tal punto, l’attenzione dell’esame si è spostata sul concetto se il Loreto avesse mai organizzato comizi elettorali. Effettivamente, il Coppola ha risposto che una sera Raffaele Lupo ebbe a riferirgli che a Mariconda degli amici avevano organizzato “qualcosa”. Lello Lupo disse “Vieni, altrimenti non ti votano”. Il comizio si tenne fuori delle “palazzine” a Mariconda, ovvero fuori ad un palazzo. Al comizio elettorale erano presenti, secondo il Coppola, dieci o al massimo quindi persona, anche se Alfonso Loreto (lo ha dichiarato il Coppola stesso) afferma che invece ne erano presenti circa cinquanta. Su tale assunto, il Coppola ha reiterato le sue invettive contro Angelo Pasqualino Aliberti e le persone ad egli vicino: “Il Sindaco pubblica sempre atti su Facebook. UN DOMANI, SE VIENE CONDANNATO ALIBERTI, ISPEZIONERANNO LA VITA DEL GIUDICE DONNARUMMA (il presidente del collegio giudicante, dott. Raffaele Donnarumma, ndr) E DIRANNO CHE È COMUNISTA!”, “Sono pazzi!”. Ovviamente, la difesa è intervenuta affermando che “il teste stesse ponendo in essere un attacco persona a Pasquale Aliberti”.

Pasquale Coppola ha poi affermato di avere conosciuto Dario Spinelli in campagna elettorale, il quale lo contattò telefonicamente e gli diede appuntamento. All’incontro, il Coppola gli avrebbe chiesto chi gli avesse fornito il suo numero telefonico, ma lo Spinelli non rispose, dicendogli invece che volesse aiutarlo per la campagna elettorale. Per l’aiuto, Spinelli però avrebbe detto che “bisognava pagae queste persone che lo avrebbero aiutato, precisamente a 2000 euro”. Coppola ha dichiarato, a quel punto, di essere andato via, asserendo nei confronti di Dario Spinelli “Fammi sapere”. In seguito, avrebbe detto al suo autista Salvatore Scarico “Vai da Spinelli e portagli i biglietti-omaggio”. Tali biglietti-omaggio riguardano un parco intitolato ad una bambina di Scafati purtroppo deceduta. Il Coppola ha dichiarato che, contestualmente, disse all’autista “Fammi sapere che faccia fa”. Ed effettivamente, il Coppola avrebbe in seguito saputo che lo Spinelli proferì una “faccia storta”. Loreto, però, afferma che Coppola diede la somma di euro 500 allo Spinelli, però Spinelli nega assolutamente tale circostanza. È stato chiesto al Coppola come sia venuto a conoscenza di tale circostanza: “Il Sindaco lo dice dappertutto, per questo andai a fare dichiarazioni spontanee dal P.M.”. Secondo il Coppola, Pasquale Aliberti avrebbe infatti veicolato tra più persone tale concetto letterale: “IO NON STO INGUIATO, È PASQUALE COPPOLA CHE STA INGUIATO!”. Successivamente, la notizia venne pubblicata sulla stampa, e a quel punto il fratello del Sindaco Aliberti, Nello Maurizio Aliberti, avrebbe chiesto spiegazioni allo stesso Coppola. “Voleva carpire notizie”.

È intervenuto a questo punto l’avv. Silverio Sica, difensore di Angelo Pasqualino Aliberti, che ha chiesto al Coppola di cosa si occupasse lavorativamente. Il Coppola, prima di tutto, ha parlato del “campo sportivo” come privata attività lavorativa, poi ha affermato “attività di assessore a tempo pieno”. Però, l’avv. Sica ha rimarcato nuovamente la domanda dell’attività lavorativa, e Coppola ha affermato “Ho lavorato anche sul campo sportivo CHE CERCAVANO DI CHIUDERE!”. L’avv. Sica, sul punto, gli ha chiesto se fosse stata presentata una denunzia per il campo sportivo: “Arrivarono delle lettere anonima, guarda caso durante il procedimento di decadenza del sindaco!”. Il Coppola avrebbe voluto continuare ad esporre determinate suoi ragionamenti, dichiarazioni e teorie, anche proferendo (in maniera altresì, a parere di chi scrive, alquanto irriguardosa per un teste in Tribunale) nei confronti del difensore l’insistente frase espressa in dialetto napoletano “Però mita’ fa’ parlà!”. L’avv. Sica però ha insistito nel voler ricevere dal teste risposte precise e “secche”, ovvero: se avessero sequestrato il campo sportivo, ricevendo risposta affermativa, e se il Coppola avesse un cugino che lavorasse nello staff, ricevendo anche in tal caso risposta affermativa. Ancora rincarando la dose, l’avv. Sica gli ha chiesto se la fidanzata di suo cugino lavorasse nel Consorzio Farmacie, ricevendo anche in tal caso risposta affermativa, affermando anche che Pasquale Vitiello effettuò la nomina. È stato domandato a Coppola se “lo avessero fatto impaurire e se lo avessero fatto dimettere”: il Coppola ha affermato che ciò accadde prima delle elezioni regionali del 2015.

Un’altra domanda ha riguardato se esistesse un compare di cresima che faceva parte del C.D.A. di “Scafati Sviluppo”: “Sì, poi si dimise”. Ulteriore domanda, ha riguardo se esista un rapporto amicale con un tal Piero Nappi, ricevendo anche in tal caso risposta affermativa. Il difensore ha chiesto se i nominativi precedenti furono dal Coppola tutti indicati al Sindaco e se fossero “collusi” con la malavita”. Risposta del Coppola: “Sta dicendo grosse calunnie e bugìe, nego!”. Ulteriore domanda della difesa e relativa risposta-lampo: “E’ vero che ospitava immigrati clandestini?”, “Nego!”.

È stato poi chiesto se abbia mai emesso un fatturato a Mario Santocchio: “Sì, una volta”.

L’attenzione del contro-esame si è poi spostata sulla realizzazione del centro commerciale: la difesa ha chiesto al Coppola se sostenesse la posizione di Santocchio per la vicenda del centro commerciale, di cui “Aliberti era contrario alla speculazione”. Il Coppola però ha risposta che “era il Sindaco che prometteva e non manteneva”. Ha affermato che Pasquale Aliberti litigò con Santocchio perchè gli aveva promesso la candidatura per le elezioni regionali del 2010 e la realizzazione del centro commerciale. Secondo Pasquale Coppola, Aliberti disse “Il mio candidato è Santocchio a S. Pietro”, ma in verità voleva far candidare la moglie. Poi revocò Santocchio. Quest’ultimo disse al Coppola: “Vorrei parlare con Aliberti davanti a te per chiarire”. Coppola avrebbe riferito tale circostanza a Pasquale Aliberti, il quale avrebbe riferito “Io con Mario non ci voglio parlare più”. È stato sviscerato l’aspetto della “necessità di approvare in Consiglio per la speculazione”, ma in realtà il Coppola ha affermato che si trattava di una delibera di Giunta, “a cui egli non andò”, e che in realtà “la delibera è falsa”.

L’avv. Sica ha anche chiesto conto al Coppola di rapporti di parentela con il camorrista Giovanni Langella detto “Il Paglietta”. Effettivamente, il Coppola ha affermato di aver avuto un legame di parentela con un tal Giovanni Langella, ma “deceduto 30 anni fa”.

Il contro-esame è proseguito con la richiesta al Coppola di chu fosse un tal Salvatore Generale, ma il Coppola ha affermato di non sapere, anche se l’avv. Sica ha posto all’attenzione del Tribunale che il predetto aveva posto lo striscione elettorale del Coppola sul suo balcone. Il teste ha affermato di non sapere neanche questo.

L’avv. Sica ha chiesto chi fosse, per Coppola, il candidato di Luigi Ridosso, e il teste ha risposto “Suppongo che fosse Monica Paolino”.

A tal punto è emerso nuovamente la figura di un tal “Giovanni Langella”, ma genero di un tal Angelo Ametrano, ma il Coppola ha affermato di non averlo mai incontrato in campagna elettorale.

L’avv. Sica ha anche chiesto se Alfonso Loreto gli chiese di fare opposizione al Sindaco, ma il Coppola ha risposto di “non averlo mai incontrato”, però il difensore rincara la dose, causando la reazione del Coppola che ha proferito nei confronti dello stesso la seguente espressione “Avvocato, se lo sta inventando lei?”, ma il Giudice dott. Raffaele Donnarumma, ovviamente, ha redarguito sul punto il teste.

In seguito, lo stesso avv. Sica gli ha domandato se stesse ancora ancora “facendo politica” o “campagna elettorale”, ma il Coppola ha semplicemente risposto “Sto dando una mano telematicamente, ma non di casa da gennaio”, “Sto dando una mano a Salvati, persona seria ed onesta”. L’attenzione si è quindi focalizzata sul sito, pagina Facebook, “Forti perchè liberi”. Sul punto, il Coppola ha risposto che era il suo slogan elettorale per la candidatura alle elezioni regionali, ma di non dirigere il gruppo Facebook in questione, anche perchè egli ha dichiarato “di essere una persona perbene e di attendere l’esito del procedimento penale iscritto nei suoi confronti prima di riutilizzare i social network, nel rispetto della magistratura”, anche se non si comprende bene che correlazione possa esserci tra il rispetto per la magistratura e per la di essa attività investigativa con l’attività social. Ha dichiarato, inoltre, che egli “non va su Facebook perchè non ha più la password”, ma che la famiglia Aliberti o comunque persone ad essa vicine “taggano cento persone”, e che “loro fanno attività politica anche la notte”, e ancora non si comprende tali affermazioni che rilevanza potessero avere con il petitum (per utilizzare il termine iniziale dell’avv. Gennaro Maresca) del processo e della sua testimonianza. È stato ancora chiesto al teste se “si senta con gli amministratori del gruppo Facebook”, ma Coppola sul punto ha risposto negativamente, asserendo anche di aver litigato con Pasquale Vitiello perchè tale slogan “non lo appartiene più”, affermando in seguito che “in questa pagina politicamente attaccano tutti”.

In seguito, la difesa ha chiesto conto al Coppola dei suoi rapporti con la famiglia Terrestre, e il testimone ha risposto che “usciva con Enrico Terrestre quando era giovane, il quale a suo giudizio è una persona perbene, con alti valori morali”. Il contro-esame dell’avv. Sica si è concluso con la frase di Coppola: “SONO FIGLIO DI CONTADINO E ME NE VANTO!”.

Ha proseguito a tal punto il contro-esame l’avv. Giuseppe Pepe, co-difensore di Pasquale Aliberti, il quale ha rimarcato la questione dei 500 euro, affermato da Loreto ma smentito da Spinelli. La smentita di Spinelli fu pubblicizzata dalla stampa giornalistica. Il Coppola ha anche affermato di aver avuto “un secondo avviso di garanzia perchè pubblicò la smentita di Spinelli”. Si trattava di un articolo del quotidiano “La Città”.

L’attenzione si è focalizzata nuovamente su Luigi Ridosso e sul suo ruolo, ma il Coppola ha affermato nuovamente di non aver mai parlato con Luigi Ridosso e di non averlo mai visto.

Effettivamente, però, la difesa ha domandato al Coppola il motivo per cui il Loreto si rivolse a lui se era a conoscenza che “non contava niente”. Coppola ha risposto “Forse, volevano pentirsi!”. Poi, è stato affermato che “vi era stato ammiccamento quando la maggioranza era traballante, dato che ci furono anche le dimissioni di Barchiesi”. Coppola però ha precisato che “non venne mai sfiduciato dal Consiglio comunale, anche se c’era stata sempre intenzione”. Ha proseguito asserendo che non lasciò mai la maggioranza formalmente, che non passò mai all’opposizione e che non votò mai contro il bilancio. “Da ciò che ricordo, non ho mai votato contro il bilancio, anche perchè non mi recai all’ultima votazione del bilancio. Venivo BASTONATO, ma non ho mai votato contro il bilancio per non farmi sfiduciare, altrimenti LORO AVREBBERO AVUTO LE ARMI POLITICHE PER FARMI SFIDUCIARE”. Effettivamente, il Sindaco, guidando la maggioranza, può in ogni momento convocare il Consiglio comunale e determinare la sfiducia del Presidente.

È stato chiesto se la mancanza dei numeri della maggioranza era dovuto al mancato appoggio di Coppola, ma Coppola ha nuovamente rimarcato che alla votazione dell’ultimo bilancio in Consiglio “non ci andò”, “ma non ricordo perchè”. Ha poi ribadito di non essere uscito dalla maggioranza: semplicemente la maggioranza non lo invitava, “anche se lui era il presidente di tutto il Consiglio comunale”, quindi sia della maggioranza che della opposizione. La difesa ha di nuovo richiesto se la maggioranza coincideva con le dimissioni di Barchiesi, ed egli ha affermato che “la maggioranza era bulgara”, e che poi in seguito il Sindaco non ebbe alcun problema di maggioranza. “Dopo aver sistemato la moglie alla Regione, lui pensò di fare la decadenza”.

L’attenzione poi si è spostata su Nappo. “Lei sa chi è Nappo?”. “Lo conosco di vista, c’è il bar Nappo a San Pietro, in cui Aliberti fa le visite mediche”. È stato poi chiesto al Coppola: “Lei sa chi è Vincenzo Nappo e il suo trascorso criminale?”. Il Coppola ha affermato invero di non conoscere il trascorso criminale di Vincenzo Nappo, “ma che tutti lo conoscono per il bar a Scafati”. Però è stato chiesto conto al Coppola della vicenda dell’acquisizione da parte della Giunta Aliberti della proprietà di Nappo. Coppola, in effetti, secondo la difesa, firmò una mozione per spostare la realizzazione del centro sociale dalla proprietà di Nappo altrove. La risposta di Coppola è stata corposa. Ha affermato che ciò accadde nel 2008, appena eletto, momento in cui egli si reputava “inesperto”. Però ha affermato che questo accadimento è slegato dalla confisca della proprietà di Nappo. “Loro mi usarono dandomi la mela avvelenata”. Ha affermato che Mario Santocchio gli diede “la mela avvelenata”: gli disse che la mozione non poteva essere presentata dall’assessore, ma da un consigliere. Ha affermato che in quel momento si sentì entusiasta: “potevo fare già un’opera sulla mia contrada, ovvero la loc. 31”. Aliberti però gli avrebbe detto “Devi mettere anche le luci a S. Vincenzo”, ovvero la località ove era ubicata l’abitazione del Sindaco. Coppola firmò la mozione, e i consiglieri acquisirono gli atti. A quel punto, i colleghi di Coppola si rivolsero a lui in modo adirato: “PASQUALE, MA CHE HAI FATTO?!”, “LA MOZIONE STA NEL BENE DI NAPPO”. La difesa a tal punto ha rilevato, dal suo punto di vista, una contraddizione, ovvero che se è accaduto questo, allora il Coppola sapeva chi era Nappo!

È proseguito il contro-esame da parte dell’avv. Maresca nell’interesse di Nello Aliberti, il quale gli ha chiesto un chiarimento: ha chiesto al Coppola perchè avesse detto che “era fatto notorio che Loreto-Ridosso appoggiavano Aliberti-Paolino”: Coppola ha affermato di non poter dire che “era fatto notorio”, ed inoltre ha affermato sul punto “di avere paura”. Allora gli è stato chiesto chi fossero gli amici che lo hanno detto, ma il Coppola ha affermato di averlo dedotto.

Si è ricominciato a parlare della vicenda della visita nell’Ufficio del Sindaco: Coppola, prima di tutto, ha affermato “che comunque sono arrivate altre persone”. Sono state poi analizzate, sul punto, le dichiarazioni rese nel verbale di interrogatorio del 9/01/2018, da cui emerge che il giorno dopo le sommarie informazioni rese nel 2016 si recò ove è ubicata la porta del Sindaco al fine di interloquire con l’usciere addetto alla porta dell’Ufficio, Federico Fattorusso. Dunque, gli è stato chiesto la motivazione di tale comportamento, ovvero di andare a chiedere conferma poichè per la difesa avrebbe potuto rappresentare una insicurezza. Sul punto, la replica del Coppola è stata alquanto inusuale per un teste: “Diciamo che non ero certo, così vi faccio contenti! Ero insicuro!”.

La difesa ha rimarcato un’altra contraddizione a suo avviso: Coppola afferma di non aver parlato con i soggetti intravisti uscire dall’Ufficio del Sindaco anni prima, però poi Loreto “avrebbe deciso di incontrare Coppola che non conosce”. Secondo il Coppola, però, ciò è spiegabile con la circostanza che Loreto “voleva coinvolgere politici”. Coppola ha poi chiarito di non sapere se alle palazzine dove fu organizzato il comizio elettorale abiti Andrea Spinelli, Loreto o Generale. Ha anche chiarito di non avere mai avuto rapporti con Spinelli, anche se a parere della difesa vi è la contraddizione dei biglietti delle giostre mandati a quest’ultimo. “Volevo prenderlo in giro”: questa la sua giustificazione. Ha rimarcato comunque che, in ogni caso, “mai mandò soldi a Spinelli”. Inoltre ha affermato che “la campagna elettorale gliela pagarono gli amici”.

È stato acquisito dal Tribunale l’articolo del quotidiano “Metropolis” del 10/03/2019 dove viene affermato che le liste per le elezioni amministrative del 2019 sono state presentate, anche se Coppola in udienza ha negato tale circostanza.

Coppola ha anche affermato che alle elezioni regionale per la Campania nel 2015 si candidò “conscio di non essere eletto”. La difesa ha allora voluto sapere perchè decise comunque di candidarsi, e Coppola ha asserito che la proposta pervenne dall’on. Alfano, perchè non riusciva a completare le liste, e che comunque ciò era volontà anche di Pasquale Vitiello, l’unico che mi era rimasto vicino della maggioranza. Lo scopo della candidatura di Coppola era quello di osteggiare Monica Paolino.

Ha affermato di conoscere tale Angelo Ametrano, ma di non avergli mai chiesto il voto, atteso che egli votava Pasquale De Quattro. Invece, Coppola non ha escluso che per le elezioni regionali del 2015 Ametrano lo abbia aiutato. È stato apputato che il citato Angelo Ametrano fosse il genero del pregiudicato Giovanni Langella, ma che comunque non vi era alcun rapporto di parentela con Coppola. Quest’ultimo comunque ha escluso che Langella si fosse recato da Spinelli per lui: lo incontrò solo al battesimo di mio cugino. Ha in ultimo dichiarato che non denunciò i favoritismi nelle opere pubbliche “perchè aveva paura”.

Il contro-esame è stato proseguito dal giovane (ma ugualmente ottimo e agguerrito) avvocato Roberto Acanfora, difensore dell’imputato Andrea Ridosso, le cui domande sono state molto precise ed incisive. “Lei conosce Andrea Ridosso?”, Coppola ha risposto negativamente, e lo ha fatto anche per quanto riguarda la domanda del medesimo difensore “se il fatto di chiamarsi RIDOSSO lo qualificasse come un criminale”. Gli ha poi chiesto spiegazioni sul motivo per cui il Coppola affermò che Andrea Ridosso era stato assunto al Piano di Zona grazie all’intercessione di Pasquale Aliberti, ma il Coppola ha affermato che “era una considerazione, perchè era il modus operandi, ma di non avere prove nè riscontri in tal senso”.

È intervenuto l’avv. Cardiello, difensore di Monica Paolino, il quale gli ha chiesto se in occasione dell’incontro con Loreto lo sollecitò a sostenere lui invece che la Paolino, ma il Coppola ha negato categoricamente, come ha negato di aver contattato il Loreto e ha anche negato di aver affermato che “anche i consiglieri sapevano”. Ha poi affermato, su precisa domanda dell’avv. Cardiello, che Alfonso Loreto non disse mai chi erano i loro candidati, ma che disse semplicemente che “voleva fare metà/metà”. Ma ha anche affermato che la dicitura, l’espressione, “metà/metà” non venne mai quantificata dal Loreto, che questa precisazione non fu chiesto dal Coppola, “che non gli interessava”, “come non gli interessava l’aiuto di Spinelli. Ha però ammesso che proferì all’indirizzo di Spinelli l’espressione “Se vuoi aiutarmi, aiutami!”, ma senza denaro. Ha sottolineato comunque che “non sapeva che fosse un delinquente”, anche se, secondo il Coppola, “uno che ti chiede i soldi, buono non è”.

Terminata la testimonianza di Coppola, il Giudice dott. Raffaele Donnarumma ha conferito la parola all’imputato dott. Pasquale Aliberti per dichiarazioni spontanee. Si procede per elencazione:

  1. Ripresa del discorso introdotto dal Coppola riguardo l’on. Cosentino, ed ha sostenuto che “lui non avesse alcun potere in merito”, e che cercò di non far candidare Langella, il cugino di Coppola, dato che era il figlio di Giannino Langella detto “Il paglietta”;
  2. Ha escluso la dazione di danaro;
  3. Quanto alla mozione citata dal Coppola, l’Aliberti ha chiarito che si trovava alle isole Egadi in vacanza quando venne presentata la mozione e che di sicuro non c’era la sua volontà. Ha affermato che l’unico che intervenne per la rimozione della mozione fu proprio lui, dato che “sarebbe stata una schifezza”;
  4. Questione dei proiettili recapitati al Coppola: essi vennero recapitati il 13/12/2015, e su cui ha già indagato la DIA sez. Operativa di Salerno. Oltretutto, esiste anche una sentenza del TAR in cui viene cristallizzato che il comportamento di Pasquale Coppola durante il procedimento di decadenza “fu anomalo”;
  5. Avrebbe potuto determinare la sfiducia di Coppola in ogni momento, perchè rivestendo la carica di Sindaco “guidato la maggioranza”;
  6. Questione delle dimissioni del Barchiesi: Aliberti ha affermato che “non sapeva nulla”. Oltretutto, “le dimissioni non erano valide, non si poteva delegare un’altra persona per la loro presentazione”;
  7. Questione del passaggio all’opposizione di Coppola: ha affermato che quest’ultimo gli chiedeva continuamente di “sistemare persone”, “era un continuo CHIEDERE”. Si trattava di NOMINE FIDUCIARIE. Ha ammesso di averlo allontanato dalla maggioranza, perchè sostanzialmente “non stava più alla maggioranza”, ma che non lo fece perchè era stato eletto con voti democratici. Oltretutto, anche sua madre tentò di intercedere con sua madre sig.ra Rosaria Matrone, pregandola di parlare con suo figlio Pasquale Aliberti e chiedergli di non determinare la sfiducia di suo figlio perchè “di quello campava”;
  8. Nel 2013, Aliberti vinse le elezioni e se ne andarono i “cirielliani”, ovvero i sostenitori dell’on. Edmondo Cirielli, perchè Aliberti si rifiutò di sostenere Fratelli d’Italia. Cristoforo Salvati pressò Aliberti, “altrimenti sarebbe stato mandato a casa”, ma vinse comunque le elezioni;
  9. Tutti i medici fuggirono nel 2013 da Aliberti: avevano chiaramente più interesse a sostenere chi aveva nominato il Direttore Generale, ovvero il Presidente della Giunta Regionale;

10.  Questione degli abusi edilizi: la Polizia Municipale controllò anche le abitazioni della famiglia di Aliberti, riscontrando 1,83 cmq presso l’abitazione di via Aquino n. 8 di sua madre Rosaria Matrone.

Ripresa l’udienza, è iniziato l’esame da parte del P.M. in videoconferenza del collaboratore di giustizia Alfonso Loreto, il quale ha ripetuto le medesime accuse che finora ha sempre proferito nei confronti degli Aliberti. Intanto, le parti hanno rinunciato all’esame e contro-esame di Pasquale Loreto, acquisendo direttamente i verbali delle dichiarazioni rese dallo stesso precedente. Prossima udienza il prossimo 10 aprile alle ore 10.30. Si procederà con il contro-esame di Alfonso Loreto, oltre alla testimonianza dell’avv. Diego Chirico.

 

 

 

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