Muro Lucano: la condizione della donna nell’Antica Lucania Occidentale

Maddalena Mascolo

SALERNO / MURO LUCANO – Da Salerno a Muro, e viceversa, il passo è breve, e non solo geograficamente. Due culture profondamente diverse che in tanti loro aspetti, anche non secondari, si sono fuse per via di una sostanziosa emigrazione da Muro verso Salerno di interi gruppi familiari che hanno contribuito a quello straordinario sviluppo economico-sociale della città rivierasca che, fino agli anni 50 del secolo scorso, viveva sostanzialmente di pesca. Con l’arrivo dei Lucani, ma anche di altre popolazioni, Salerno è cresciuta a dismisura dal punto di vista delle professioni e delle attività artigianali e commerciali, ma anche sul piano urbanistico divenendo la città che oggi tutti ammirano, pur se ormai ferma da tempo sotto il profilo della crescita e dello sviluppo. Vivere a Salerno per molti muresi è come continuare a vivere a Muro Lucano.

 

Di pari passo con la società in cui viveva, anche la donna lucana come tutte le altre donne, abbeverandosi ai “rumors della modernità” senza tralasciare le tradizioni, si è notevolmente evoluta abbandonando per sempre quella condizione di sudditanza e di disparità di genere che l’aveva tenuta sottomessa per secoli; oggi la donna lucana, e non solo quella stirpe emigrata verso Salerno ed altre destinazioni, vive una realtà completamente nuova e moderna che si realizza (solo per fare un esempio) anche nella politica che un tempo era riservata in assoluto ai maschi ed oggi evidenzia diverse punte di diamante al femminile. A Muro c’è oggi una donna come vice sindaco (Rosalba Zaccardo) che succede al altre donne che fin dagli anni 60-70 hanno avuto esperienze in detto settore della vita sociale e addirittura come sindaco.

 

L’Università delle Tre Età (sede di Muro), ottimamente presieduta da Cosimo Conte, sempre molto attenta alle novità ed ai momenti culturali (grazie anche al gancio fornito dalla prof.ssa Enza Melucci)  ha di recente intercettato un’opera letteraria “Storie di donne senza storia” realizzata sulle vicende delle donne dell’ Antica Lucania Occidentale dallo scrittore-giornalista e storico Giuseppe D’Amico (detto Geppino), cittadino di Polla (SA) noto a livello nazionale per i suoi molteplici lavori letterari realizzati dopo attente e meticolose ricerche. Naturalmente D’Amico scrive della “condizione della donna nell’Antica Lucania Occidentale” che oggi può essere identificata con i territori del Vallo di Diano e di un a parte dell’alto Cilento, ma le sue ricerche molto rigide dal punto di vista storico-politico-sociale mettono il lettore nelle condizioni di poter facilmente sovrapporre in maniera quasi perfetta i suoi racconti a quelli che le antiche genti della Lucania geografica di oggi tramandavano dinanzi al focolare alle generazioni future. Come ad esempio il racconto della “masciara” che a Muro Lucano, negli anni 40 e 50, esibiva per le strade del Pianello la sua furiosa e temibile battaglia per la sopravvivenza sulla scorta di forti sensazioni paranormali e pressioni psicologiche che riusciva a trasmettere a chiunque le si avvicinasse.La sua abitazione situata in un sottoscala, simile all’antro di una strega, promanava verso l’esterno cupi avvertimenti di chissà quali malefici poteri esoterici nel segno dell’occulto.

Nel libro Geppino D’Amico, partendo dall’antica Lucania occidentale, fa anche un’ampia e dettagliata analisi della tipologia femminile nel corso delle varie epoche passando dalle streghe (masciare !!) ai patti matrimoniali, dalla pena di morte per un bacio violento alla femmena mmaretata che è come a preta fravecata, e tantissimi altri esempi, tutti affascinanti nell’esposizione letterale e tutti perfettamente riproducibili nella Lucania ricompresa nei confini moderni e di grande impatto, per finire con la conquista del voto avvenuta soltanto alla fine del regime fascista del ‘900.

Il libro di D’Amico è stato recensito dalla prof.ssa Donatella Cherubini, scrittrice e docente universitaria, professoressa associata insegna storia contemporanea e storia del giornalismo presso il dipartimento di scienze politiche dell’Università di Siena; la prof ha concluso la sua recensione scrivendo: “Con la storia di donne senza storia Geppino D’Amico ha saputo scavare tra memoria e documenti trasmettendoci un insieme di testimonianze storiche, antropologiche e linguistiche alquanto variegato e vivace, altrimenti destinato a scomparire”.

Da questa fusione di interessi è nata l’iniziativa di portare l’argomento come tema di discussione de:

La condizione della donna nell’Antica Lucania Occidentale

che si terrà sabato 27 aprile 2019, dalle ore 17.30, nel salone delle feste della Società Operaia, con sede in Piazza San Marco.

Ma chi è Giuseppe D’Amico, detto Geppino ?

  • Giuseppe (Geppino) D’Amico, giornalista – conferenziere e scrittore, già vicepresidente del Centro Studi e Ricerche Vallo di Diano “Pietro Laveglia”,  direttore dei “Quaderni”, dell’Associazione “Luigi Pica”, ha pubblicato: “Il coraggio di partire” (1995); “Vicende e figure del Vallo di Diano nel periodo postunitario” (1998); “Il 1799 nel Vallo di Diano e dintorni” (2000); “Storie di donne senza storia” (1° ed. – 2009); “Alfredo De Marsico: il mago della parola” (2010).

All’inizio dell’incontro i saluti dell’Amministrazione Comunale di Muro Lucano saranno portati dal vice sindaco dott.ssa Rosalba Zaccardo, mentre la relazione tematica sarà sviluppata dal prof. Giuseppe Autunno (direttore dei corsi Unitre); ovviamente l’intervento finale toccherà all’autore dell’opera dott. Giuseppe D’Amico.

I lavori dell’interessante incontro saranno coordinati dal direttore responsabile di questo giornale, il giornalista Aldo Bianchini, nato a Muro Lucano e “pianellese doc”.

 

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