Don Nunzio: un mostro con tante virtù … come San Gerardo !!

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Gentili lettori, sollecito la vostra immaginazione a pensare ad un mostro, ma un mostro più mostro di tutti, insomma al “mostro” capace di tutto e di più, anche di incutere timore e, forse, rispetto per via della sua sconfinata abilità malefica di manipolare istituzioni, leggi, persone e cose.

Ebbene se non avete un “vostro mostro” ve lo fornisco io, fresco fresco di giornata, si chiama: “don Nunzio Scarano”, il sacerdote partito da Salerno, approdato nella Curia romana, in grado di rivoltare i conti del Vaticano come un calzino per accaparrarsi milioni e milioni di euro (tramite lo IOR) da portare all’estero al fine di utilizzarli per favorire gli amici di merende e per scopi personali, fraudolentemente illeciti secondo l’accusa lanciatagli addosso dalle Procure di Roma e di Salerno.

La versione di don Nunzio, ovviamente, è esattamente opposta a quella delle Procure in quanto nel silenzio impostogli dall’abito talare ha sempre e puntualmente dichiarato di essere assolutamente innocente; ed io, per correttezza d’informazione, dico ai miei lettori che sono schierato dalla parte del sacerdote ben conoscendo le dinamiche giudiziarie sulle quali si muovono non tanto le Procure ma i tanti investigatori che concorrono alla formazione di un’inchiesta.

Su questo panorama si è lanciata la stampa salernitana, e non solo, con l’aiuto dei soliti compiacenti investigatori riuscendo a creare un mostro, anzi il mostro, che dal 28 giugno 2013 tiene banco nell’immaginario collettivo; è stato sbattuto in prima pagina, è stato analizzato nei minimi dettagli, è stato vivisezionato nei suoi affetti più cari, è stato spiato con le telecamere dall’alto del campanile del Duomo ma anche quando va semplicemente a far visita alla mamma ultranovantenne, è stato processato e condannato ancor prima del processo e della sentenza passata in giudicato, gli è stato tolto qualsiasi mezzo di sostentamento e buttato in un angolo come fosse un pericoloso lebbroso.

Parlo sempre di “don Nunzio Scarano” il sacerdote salernitano che, dopo ben trentadue anni di onorato servizio, la Chiesa ha scaraventato negli inferi calunniandolo brutalmente come il “cervello criminale“ della Curia romana, mentre quella salernitana lo ha scartato e sospeso da ogni incarico fino al punto da revocargli qualsiasi sostentamento fino al punto di non versare il benché minimo contributo previdenziale che comunque gli avrebbe consentito di ottenere un minimo di pensione dopo i 32 anni di Chiesa, cinque di banca ed alcuni come docente supplente.

Capisco che non avendo incarichi da svolgere non può maturare contributi ma capisco altrettanto bene che se la Curia salernitana, non essendoci impedimenti giudiziari, gli avesse conservato almeno un incarico, anche di natura marginale, don Nunzio non si troverebbe oggi al cospetto dell’Inps che gli nega (è storia di questi giorni) qualsiasi emolumento per insussistenza di incarichi operativi dai quali discende il rapporto di dipendenza e, quindi, la maturazione delle marche utili alla bisogna. Invece la Curia salernitana ha evidenziato una mostruosa freddezza e non ha tenuto conto di niente, neppure delle tante opere realizzate nell’ambito della Diocesi anche grazie all’interessamento diretto del sacerdote caduto in disgrazia.

Difatti la grande capacità realizzativa di don Nunzio è presente in molte opere in favore della comunità salernitana: ha direttamente partecipato alla realizzazione del seminario diocesano (e per questo è stati ringraziato direttamente da Papa Giovanni Paolo II), ha messo sul tappeto i soldi necessari per restaurare la cripta di San Gregorio VII con la donazione della croce che era di Pio XII, ha praticamente rimesso in piedi Salerno Solidale grazie alla creazione del Pio Albergo per gli anziani, ha smosso anche le montagne della burocrazia per creare dal nulla la Casa di Accoglienza nei pressi del Ruggi per i malati lungodegenti ed ha rifatto il salone di attesa della rianimazione sempre del Ruggi. E se questo è un mostro, ben vengano tanti mostri come lui.

Ebbene quando qualcuno è andato dal capo della chiesa cattolica nostrana si è sentito rispondere che, sì, avrebbe provveduto a ricucire i rapporti con il sacerdote, salvo a smentire se stesso qualche minuto dopo. Anche l’avvocato giuslavorista Melchiorre Scudiero che ha curato la pratica per la richiesta del provvedimento pensionistico è rimasto letteralmente allibito di fronte alla freddezza della Curia che invece di cercare di riconquistare al gregge la pecora smarrita (ammesso che don Nunzio sia una pecora smarrita) ha calpestato ogni speranza di giusta e doverosa sopravvivenza; e tutto questo, a mò di ringraziamento, dopo oltre trenta anni di onorato e lodevole servizio sempre e soltanto in favore della Chiesa Cattolica.

Contro don Nunzio è stato detto di tutto, gli è stata appiccicata addosso anche una calunniosa relazione sentimentale con don Luigi, un sacerdote che è praticamente cresciuto in casa Scarano e che fino ad oggi non sa ancora perché è stato indagato e per quali precisi capi d’imputazione; anche se almeno un capo d’imputazione qualcuno glielo ha spiegato: “essere sincero amico di don Nunzio”.

Mentre tutto questo gli è stato vomitato addosso, da parte di don Nunzio nessun segno di reazione, di indignazione o di insubordinazione verso la Chiesa in cui crede ancora fermamente; il suo animo ha brillato per nobiltà ed è rimasto intatto anche di fronte alle calunnie più infamanti; esattamente come brillò l’animo di San Gerardo in seguito ad un episodio di calunnia verificatosi nel 1754 quando fu accusato ingiustamente da una certa Nerea Caggiano di avere avuto una relazione con lei, Gerardo non replicò e rimase in silenzio per un mese, subendo pazientemente le gravi sanzioni dei suoi superiori; finalmente la Caggiano, pentita, confessò di aver detto il falso, scagionandolo. Lo stesso Sant’Alfonso in quella occasione ne lodò l’ammirevole pazienza mostrata nella triste vicenda.

Don Nunzio Scarano ha fatto di più e da ben sei anni tace, chiuso in un religioso silenzio che qualcuno teme possa essere il preludio, forse, per un’imminente rivelazione di chissà quali segreti suffragati da pesanti ed inquietanti carteggi, proprio quelli che il sommo sacerdote gli chiese mentre giaceva in un letto d’ospedale.

Fortunatamente don Nunzio ha ancora la forza di resistere e spesso suole dire, proprio come San Gerardo, che “La fede mi è vita e la vita mi è fede“.

Naturalmente don Nunzio Scarano non è Gesù e neppure San Gerardo ed il suo processo è ben altra cosa rispetto a quelli intentati contro Gesù e contro San Gerardo; don Nunzio è semplicemente un sacerdote che ha creduto nella Chiesa e ad essa ha dedicato tutta la sua vita.

Un nuovo articolo di approfondimento scritto dall’avv. Salvatore Memoli in merito alla “tutela dei deboli” va letto con attenzione e condiviso. Faccio mia l’ultima sua riflessione: “… Lo Stato con le sue organizzazioni si modelli con nuovi atteggiamenti, con protocolli operativi, che non devono dare spazio a prepotenza e cialtroneria …”. E nella vicenda di don Nunzio c’è tanta prepotenza ed anche tanta cialtroneria.

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