Gaspare Russo: le origini da Sullo a De Mita … i miei rapporti con la Casa Bianca di Pontecagnano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Dopo i festeggiamenti del suo 92° compleanno sono ritornato nello studio dell’avv. Gaspare Russo (già presidente della Regione Campania e già presidente della CCIAAA e già sindaco di Salerno) per capire qualcosa che, sinceramente, mi sfugge.

Difatti in calce all’articolo scritto per gli auguri di compleanno ho avanzato l’ipotesi che i tentennamenti di Gaspare Russo tra la scelta di Pontecagnano o di Nusco avessero facilitato la magistratura nell’intrufolarsi per abbattere quel sistema politico che, con tanta probabilità, oggi tutti rimpiangiamo.

Presidente, è possibile che le vostre scelte tra Nusco e Pontecagnano abbiano facilitato l’azione giudiziaria per capovolgere la politica degli anni ’90 ?

  • Quasi certamente hanno notevolmente contribuito. Inspiegabilmente io rappresentavo irrimediabilmente il potere nella visione di una parte della magistratura. La situazione reale era assolutamente diversa. Io rappresentavo soltanto una parte minoritaria della Democrazia Cristiana salernitana e senza falsa modestia ero da tutti riconosciuto e forse anche temuto come la parte pensante politica della D.C., con l’aggravante di una reale autonomia, fondata sul fatto che la mia presenza e le mie azioni erano politiche, assolutamente autonome e indipendenti, e poco incline ai processi dilaganti allora di parlamentarizzazione e di lottizzazione del potere locale.

Quindi Presidente, lei era una sorta di mediatore pensante tra le varie fazioni dell’allora imperante DC ?

  • In un certo senso si, ma in pratica io rappresentavo una anomalia nel panorama politico salernitano, dominato dai parlamentari delle varie correnti operanti a Salerno e provincia.

Ma andiamo con ordine Presidente. La vita politica salernitana da chi era dominata e come, quando e perché arrivo il giovane Paolo Del Mese ?

  • La vita politica salernitana era dominata dai parlamentari Scarlato, D’Arezzo, Valiante, Amodio, e Lettieri, e dall’anomala presenza mia con un gruppo politico appartenente in alcuni periodi alla corrente di maggioranza assoluta interna alla DC provinciale. Paolo Del Mese era una creatura di Bernardo D’Arezzo. Poi successivamente si era verificata una rottura insanabile tra D’Arezzo e Paolo Del Mese e questi sfruttando la confusione e l’indebolimento progressivo della DC salernitana finì con organizzare il dissenso diffuso all’interno dello stesso partito. Secondo la mia visione era un processo pericolosissimo che era necessario riassorbire e riportare l’attivismo organizzativo di Paolo Del Mese all’interno della DC.

Presidente, questo processo come lo avete gestito ?

  • Avrei potuto anche disinteressarmene, ma non ne fui capace. Non bastavano le buone intenzioni, ma era necessaria una politica attiva. Agli inizi degli anni ’80, in occasione della celebrazione di un congresso, fui determinante per la nomina a segretario provinciale di uno dei principali collaboratori di Del Mese (prof. Eugenio Colucci).  Non fu facile, ma il soggetto tutto sommato appariva abbastanza affidabile e d’altra parte non erano state individuate soluzioni per coinvolgere all’interno della DC provinciale l’attivismo organizzativo di Paolo Del Mese.

La soluzione fu male digerita quasi da tutti, ma non furono presentate alternative convincenti.

Questi furono gli antefatti, le inimicizie interne erano molto più forti di una visione politica, fino ad allora di una coabitazione fra le aree sotto correnti e gruppi della DC salernitana e siamo andati avanti per parecchio tempo in questa situazione. La crisi della DC salernitana appariva già allora irreversibile, anche perché la centralizzazione e parlamentarizzazione del partito non era più idonea a gestire il moltiplicarsi della nascita di nuovi enti sub provinciali e della frammentazione del potere fra questi enti. In sostanza sarebbe stata necessaria rivedere tutta l’intera organizzazione del partito, ma questo significava una perdita di potere e di controllo da parte dei parlamentari ed un’inevitabile trasferimento di poteri e competenze agli ambiti comprensoriali locali.

Presidente, a quel tempo però, la vostra figura politica veniva avvicinata molto a quella di De Mita che era forse preoccupato di perdere il controllo generale su Salerno ?

  • E’ necessario fare un passo indietro e raccontare brevemente , sempre nel solco di un a mia reale e non contestata autonomi a, i rapporti prima con Fiorentino Sullo e poi con Ciriaco De Mita.

Il mio ingresso in politica nasce nel 1957 con la creazione del giornale quindicinale “Orientamenti”, diretto da Bruno Ravera, edito e finanziato da me con le collaborazioni di un gruppo cospicuo di giovani cattolici della Fuci, che si ispiravano alla dottrina di Maritail, e con la guida spirituale di un sacerdote molto lontano dal conservatorismo assoluto della Curia Arcivescovile e dell’arcivescovo dell’epoca Mons. Demetrio Moscato che erano ultralegati alla posizione conservatrice del Cardinale S.E. Ottaviani. Due mondi assolutamente diversi, in un periodo di grandi fermenti, che aveva investito la società e lo stesso mondo ecclesiastico. Tanto per fare un esempio extrasalernitano l’allora giovane Umberto Eco con divideva le posizioni di Maritail. Era uno di quei momenti di fermenti della società nel suo complesso e dell’ansia di grandi cambiamenti. Il primo numero di Orientamenti uscì nel 1957 con un corposo editoriale del direttore Bruno Ravera, dal titolo PER UNA RELIGIONE PIU’ P’RA E UNA RELIGIONE PIU’ PIENA.

Presidente, e cosa accadde ?

  • Quando è uscito questo primo numero io avevo accettato l’invito a partecipare a Mosca (nell’Unione Sovietica) al Festival Internazionale della Gioventù. Era la prima volta che l’Unione Sovietica ad iniziativa di Nikita Krusciov, segretario generale del Partito Comunista sovietico, apriva al mondo occidentale la famigerata “Cortina di ferro”.

La combinazione dell’uscita del primo numero del giornale e il mio viaggio a Mosca suscitò notevole scalpore; ma questo lo vedremo nella prossima puntata.

N.B.: Le foto pubblicate mostrano una vignetta di Arnaldo Amabile (con Gaspare Russo vicino a Paolo Del Mese, vengono osservati da Viuncenzo Scarlato, Guglielmo Scarlato e Ciriaco De Mita)  e il presidente Russo che la illustra.

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