Muro Lucano: dalla Società Operaia alle Donne senza Storia

 

 

Aldo Bianchini

 

MURO LUCANO (PZ) – Sabato pomeriggio, 27 aprile scorso, mentre salivo a fatica (a causa di alcuni problemi di natura  fisica) le scale che da Piazza San Marco portano alla prestigiosa sede della Società Operaia di Muro Lucano, fondata addirittura nel 1877, sono stato assalito dagli stessi pensieri che affollavano la mia mente quando da bambino quegli scalini, invece, li salivo saltando, correndo e tutto d’un fiato.

L’impegno che mi accingevo a svolgere non era dei più facili; coordinare i lavori per la presentazione di un libro non è mai un fatto scontato, soprattutto quando quel libro ti porta, quasi per mano, nelle tradizioni più antiche e tra le radici più profonde delle tue stesse origini, attraverso le  “Storie di donne senza storia” (ed. Laveglia-Carlone) scritto con grande abilità letteraria dall’amico giornalista-scrittore-storico Giuseppe D’Amico, detto Geppino.

Un pomeriggio magico, quello di sabato 27, offertomi senza neppure un vincolo organizzativo dal presidente della Società Operaia, Cosimo Conte, che mi ha dato la possibilità di ritornare su quei miei veloci passi di ragazzino un po’ scatenato (come ha affettuosamente ricordato il mio vecchio compagno di scuola Giuseppe Autunno, detto Pinuccio, già dirigente scolastico e ora docente presso l’Unitre – Università delle tre età); un pomeriggio magico costruito su misura, però, da Enza Melucci che non vive più a Muro (io non la vedo dal 1956) e che da lontano, ricordando la nostra comune frequenza delle scuole elementari, ha sapientemente messo assieme i fili della splendida manifestazione.

Mentre salivo le scale riflettevo su come sarebbe stato l’impatto con quel salone delle feste che negli anni cinquanta, quando ospitava la Camera del Lavoro, mi appariva come un corpo estraneo rispetto al contesto cittadino, quasi un’isola deserta che poteva offrire alla comunità murese tante possibilità di crescita e che invece riusciva a dare poco più di niente, chiusa com’era in quel suo impenetrabile ed inaccessibile concetto distorto di autonomia. Difatti le Camere del Lavoro che con grande intuito “la sinistra” aveva ideato nei tempi andati vennero subito meno al loro compito istitutivo per diventare presto soltanto punti di concentrazione di un potere politico che doveva servire il popolo e finì, invece, per asservirsi ai soliti potenti.

Un destino simile a quello delle Camere del Lavoro è stato vissuto dalle nobili Società Operaie che, nate con lo spirito di accorciare le distanze stratosferiche esistenti nel ‘700 e nell’800 tra la classe operaia e la classe dirigente-regnante, finirono presto per cadere nelle mani e nei tentacoli del potere, prima dinastico e poi economico-finanziario che si muoveva e si muove sempre all’ombra della politica. Finanche le poche donne, citate nel libro di D’Amico, inserite nelle Società Operaie dell’epoca altro non erano che “donne di potere”, un potere che, seppure riflesso all’ombra di uomini potenti, in nessun caso ha veramente garantito la “lotta di classe delle donne” per conquistare quella parità di genere arrivata, soltanto in parte, moltissimi anni dopo. E pensare che per colmare questo fossato abissale, alludo a quello tra la classe operaia e quella dominante, non sono state sufficienti due guerre mondiali, tre guerre di indipendenza, una rivoluzione francese e tre rivoluzioni industriali; tutto, alla fine, è rimasto come prima, sono cambiati soltanto i nomi e le nomenclature al potere tra clamorosi e disastrosi errori storici della sinistra che non ha potuto o voluto raccogliere quel messaggio di “interesse comune” che veniva da molto lontano.

Con questi pensieri ho varcato la soglia della sede della Società Operaia di Muro Lucano e, per un attimo, sono rimasto affascinato dalla bellezza pittorica del salone delle feste e dalla sua semplicità sotto il profilo dell’arredamento; subito dopo ho avvertito, però, un inconfondibile sapore di cultura. Ecco, mi sono detto, questa forse è la vera missione che la Società Operaia deve perseguire per ritornare ad essere uno strumento utile a tutta la comunità in cui opera; la cultura non è patrimonio di nessuno, è di tutti, e su questo filone si è ben incamminata la nuova dirigenza della Società Operaia che dal settembre 2009 ospita anche la tanto sospirata “Unitre”, l’università delle tre età. Un mezzo utilissimo per ripristinare lo spirito per il quale la Società era nata nel 1877: “… provvedere uniti al lavoro ed al risparmio per ottenere capitale …”.

Difficile oggi distinguere le due rispettive identità, Società Operaia e Unitre; sembrano fuse in un unico organismo che “Tracce di storia”, il libro-racconto firmato da Mario Glorioso – Chiara Ponte – Cosimo Ponte e Galdino Zaccardo, ha abilmente ricostruito partendo fin dalle sue origini ben piantate nel 19° secolo d.C..

Il lungo e imponente salone delle feste ha così accolto i miei passi, questa volta di adulto ai confini della vecchiaia, e mi ha dato la possibilità di riabbracciare dopo sessant’anni il mio vecchio compagno di scuola Pinuccio (Giuseppe Autunno, ndr !!) e di rivedere l’altro mio compagno di scuola elementare Vito Claps (anch’egli già dirigente scolastico) con la moglie e la indimenticabile sorella, mio cugino Luigi Barbieri e mia nipote Lucia Pacella (già assessore comunale), la prof.ssa Lordi e tanti altri ancora.

Oltre quanto già scritto qualche giorno fa, che dire, infine, della manifestazione di presentazione del libro “Storie di donne senza storie” nell’Antica Lucania Occidentale, se non che la manifestazione è stata ottimamente organizzata sotto il profilo mediatico dalla giornalista Emanuela Calabrese che, tra l’altro, ha anche curato con dovizia di particolari la brochure (con il ricordo del decennale firmato da Chiara Ponte) per la cerimonia del 5 febbraio 2019, a dieci anni dalla nascita dell’Unitre.

Ha aperto i lavori la d.ssa Rosalba Zaccardo, vice sindaco di Muro Lucano, con un intervento che non è stato soltanto di saluto e che ha toccato argomenti delicati inerenti, appunto, la missione socio-economico-politica che la Società Operaia e la Unitre devono avere per la crescita complessiva della comunità murese.

La lunga ed interessantissima relazione del prof. Giuseppe Autunno (Pinuccio per gli amici) è cominciata con la ricostruzione affettuosa della nostra infanzia per riversarsi subito nel cuore del tema portato nel dibattito, cioè la condizione della donna dell’Antica Lucania Occidentale, arrivando anche a porre specifiche domande all’autore dell’opera letteraria.

E Giuseppe D’Amico non si è fatto pregare più di tanto, ed ha risposto immergendosi subito nel suo fantastico racconto delle donne senza storie e monopolizzando l’attenzione del numeroso pubblico presente. Una serie di foto in diapositive hanno, poi, arricchito di colori l’intervento del giornalista-storico-scrittore, autore del bel testo che è stato distribuito gratuitamente.

Ha chiuso l’incontro il presidente dell’Unitre, Cosimo Ponte, che visibilmente emozionato ha ringraziato tutti i presenti.

Cosa dire di più a conclusione di questo articolo di approfondimento giornalistico; se è vero come è vero che la Lucania è un’ostrica, Muro Lucano è senza dubbio la sua perla; almeno per me.

2 thoughts on “Muro Lucano: dalla Società Operaia alle Donne senza Storia

  1. Con piacere e con profonda soddisfazione emotiva e culturale, leggo quest’articolo del Direttore de “Il Quotidiano di Salerno” Aldo Bianchini riguardante l’incontro svoltosi Sabato 27 Aprile nella Società Operaia di Muro lucano, per la presentazione dell’interessante libro di Giuseppe D’Amico “Storie di donne senza storia”. Certo, in noi non più giovani di Muro, resta perenne l’attaccamento all’antica Numistro per la sua storia,per la sua bellezza geo-urbanistica e, anche e soprattutto, per i suoi personaggi illustri che nel tempo passato ed in ogni luogo, hanno dato con la loro opera tanto lustro alle proprie origini muresi.
    Jospeh Stella, Enzo Petraccone, Anne Bancroft, Pio La Torre, Il Generale Gerardo Zaccardo, Il Vescovo Antonio Rosario Mennonna, San Gerardo Maiella, se affiancati a Francesco Saverio Nitti ed alla tragica vicenda della Grande Regina Giovanna 1^ D’Angiò, insieme, diventerebbero un sistema complesso di informazioni cui riferirsi per la ricerca di quei contenuti storici e culturali necessari ed irrinunciabili per il cambiamento e lo sviluppo del nostro territorio che non merita assolutamente di essere abbandonato a se stesso e rivolto alla completa desertificazione socio-ambientale ed economia che, in breve tempo, potrebbe rivelarsi irreversibile. Certo, trattasi di un lungo e non semplice lavoro di ricerca per rendere il vissuto dei questi personaggi aderente alle tematiche ed alle problematiche che interessano la società contemporanea. A tal fine, l’UNITRE di Muro Lucano può fare tanto, se supportato anche dal Quotidiano di Salerno per quanto riguarda la diffusione e l’approfondimento di tali ricerche. Dopotutto, la vocazione etnica ed antropologica salernitana di Muro Lucano è profonda ed antica. Grazie di vero cuore, Aldo, per la tua intelligente attenzione verso la nostra comunità murese.

    1. Colgo l’occasione dell’articolo di Aldo Bianchini e del commento del prof. Giuseppe Autunno per ringraziare quanti hanno offerto il proprio contributo in occasione del dibattito sulla “condizione della donna nell’Antica Lucania Occidentale” tenutosi a Muro Lucano. Ringrazio, quindi, per l’invito il presidente dell’UniTre, Cosimo Ponte, il prof. Giuseppe Autunno, il vice Sindaco Rosalba Zaccardo, i giornalisti Aldo Bianchini, Emanuela Calabrese e Maddalena Mascolo per l’ampio spazio riservato al convegno ed al mio libro “Storie di donna senza storia”. Per me è stata la prima partecipazione ad un convegno a Muro, un paese ricco di storia e tradizioni. E’ stata una bellissima esperienza che spero di poter ripetere in futuro. Grazie a tutti

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