Don Nunzio: il giorno dell’istruttoria civile contro la Cascone!!

  

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ fissata per il prossimo martedì 4 giugno 2019 la presenza in aula di Mons. Nunzio Scarano, per rendere l’interrogatorio formale, dinanzi al Giudice civile del Tribunale di Salerno, in persona della dott.ssa Stefania Picece, nel procedimento pendente contro la dottoressa commercialista Tiziana Cascone. Il processo nasce a seguito dell’opposizione spiegata da Monsignor Scarano, rappresentato e difeso dall’Avv. Valentina Buonadonna, avverso il decreto ingiuntivo notificato nel 2015 dalla commercialista.

A dispetto di quanto reclamato dalla Cascone, fino ad ora, sono stati paralizzati i tentativi di procedere esecutivamente nei confronti di Monsignor Scarano, in quanto insussistenti i presupposti di legge a tal fine, tanto che la stessa contraddittrice ha dovuto ridimensionare le pretese inizialmente avanzate; richieste forfettarie, ballerine e prive di ogni fondamento e professionalità che balzano a facile attenzione con numeri a dir poco inverosimili e piuttosto ambigui.

Il procedimento proseguirà con la fase istruttoria che vedrà, appunto, in aula, Monsignor Scarano, pronto a chiarire, anche sotto il profilo civilistico, le vicende di un rapporto che lo imbriglia da anni.

Un processo complesso e intrigante non fosse altro perché al centro dello stesso giganteggia la figura di Mons. Nunzio Scarano, un sacerdote salernitano assurto prima agli onori dell’altare del governo della Chiesa (per via del suo lavoro al timone dell’APSA – Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede) e poi della cronaca giudiziaria per la sua rapida ed apparentemente inarrestabile caduta nella polvere di un’inchiesta travolgente ad opera delle Procure della Repubblica di Roma e di Salerno.

Prima di andare avanti con il discorso è necessario riflettere su un particolare molto importante che attiene il nostro modo di vedere (anzi il modo di vedere e di leggere da parte di tutti) gli elementi iniziali di un’inchiesta senza mai aspettare neppure un secondo per decretare la colpevolezza o l’innocenza di una persona, soprattutto quando quest’ultima riveste cariche pubbliche molto importanti e i cui effetti propulsivi verso l’immaginario collettivo provocano amore e odio per assestarsi nella indifferenza quando su quelle cariche e su quelle persone arrivano le prime nuvole tempestose.

Il sistema giudiziario italiano, troppo spesso contestato e violentemente criticato per le sue lungaggini, ha quantomeno un merito molto importante e significativo: “consente di vedere e di leggere i fatti a freddo ed a distanza di tempo, quando cioè gli effetti travolgenti delle indagini preliminari e delle richieste cautelari hanno avuto tutto il tempo di decantare e di spurgarsi delle scorie emotive che portano soltanto giudizi affrettati e quasi sempre sbagliati”.

Oltretutto la fase delle indagini preliminari, sostanzialmente governata soltanto dai sostituti procuratori della repubblica (P.M.) produce effetti devastanti perché terrorizza gli indagati (che inanellano errori su errori per paura), ringalluzzisce i detrattori (che parlano e scrivono a vuoto pur di eclatare paradossali ricostruzioni ai fini pubblicitari ed economici) e sedimenta nel già predisposto immaginario collettivo ad accogliere soltanto elementi di colpevolezza, facendo si che la menzogna diventi verità o, se non altro, prenda addirittura il posto della verità, con atroce accanimento di ogni genere.

Il tempo e l’esame a freddo delle vicende indagate consentono una visione più corretta e più  aderente alla realtà, ed è da quel momento in poi che mi piace rileggere e studiare gli atti giudiziari oramai pubblici per avere un quadro più preciso della situazione complessiva al fine di poter esprimere un giudizio che può essere soltanto personale e giornalistico; soltanto un collegio giudicante togato potrà poi, e sempre a freddo, sentenziare sulla colpevolezza e/ innocenza.

In quest’ottica l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale e reale, sottoscritta dal GIP dott.ssa Dolores Zarone nel dicembre 2013, mi appare sostanzialmente esaustiva dal punto di vista ricostruttivo dell’intera vicenda giudiziaria che ha travolto don Nunzio Scarano e con lui anche altri soggetti che nel caso specifico sono: don Luigi Noli, Tiziana Cascone e Bruno Frauenfelder; nella predetta ordinanza vengono racchiusi tutti i fatti relativi alle diverse vicende ed inquadrati in una sorta di mosaico che, necessariamente, dovrà dare la stura a diversi modi di lettura rispetto a quello lasciato filtrare dalla GIP, un modo che è comunque rispettabile anche se non del tutto condivisibile.

Il personaggio assolutamente primario di tutta la “don Nunzio story” è certamente e senza ombra di dubbio la dott.ssa Tiziana Cascone, una professionista commercialista sulla quale il sacerdote Scarano riponeva il massimo della fiducia; senza dimenticare che Mons. Nunzio Scarano viveva a Roma, preso da una molteplicità di impegni, onerosi e delicati, che non gli consentivano e giammai avrebbe potuto indagare sulla “alta professionalità” della dottoressa; anzi aveva riposto in lei, come chiunque o qualunque assistito, una fiducia che scaturiva da conoscenza personale e diretta e dalle numerose frequentazioni con familiari reciproci e, grazie a lui, con personalità di spicco del jet-set nazionale ed internazionale che ha consentito ai suoi amici di identificare nella persona di “don Nunzio” una figura quasi ascetica al centro del mondo e con possibilità relazionali immense ed affascinanti.

Era questo l’obbiettivo della Cascone o di chiunque altro si avvicinava al sacerdote salernitano ? Un giro spettacolare e spettacoloso, intriso anche di potere assoluto, nel quale si sono lanciati a tuffo ed a turno, a volte scontrandosi tra loro, tutti quelli che nel tempo hanno avuto modo di relazionarsi con il sacerdote assurto al governo dell’APSA. Si è passati, così, dalla notorietà all’indifferenza più totale, senza conoscere la verità, anzi calpestando, in maniera ignobile, tutto il bene che Mons. Nunzio Scarano ha saputo donare alla sua amata Salerno: “Nemo profeta in patria !!”.

Facile, quindi, immaginare e credere, ma credo anche con tanti dubbi, che al centro di tutto ci sia la figura di Mons. Scarano che la GIP Zarone individua come l’elemento in grado di mettere insieme una “serie di condotte finalizzate ad occultare l’illecita provenienza delle somme all’uopo utilizzate ostacolando in tal modo la ricostruzione dei relativi flussi”; quasi come a dire che la vita di Scarano fosse stata indirizzata soltanto verso il male, ben lontana dalla missione religiosa per la quale aveva avuto la famosa “chiamata” in età non giovanissima.

Ma nulla ci vieta, a questo punto, di pensare e credere che anche tutti i personaggi che hanno affiancato don Nunzio siano stati essi stessi, se non solo essi, a muovere anche involontariamente e con avventata sufficienza le fila di un discorso che se analizzato nelle sue varie articolazioni può essere meglio compreso e ridotto al ruolo di piccoli fatti che assumono una valenza particolarmente importante sul piano giudiziario soltanto se ricomposti a pezzetti in un unico mosaico.

Difatti la GIP Dolores Zarone nel descrivere le varie personalità dei singoli indagati, poi tratti a giudizio, non manca di scrivere con un’attenta analisi giuridica e conoscitiva ma tanto veritiera e corretta, che “Tiziana Cascone … partecipava attivamente, organizzando e coordinando la singolare operazione di estinzione del mutuo ipotecario, scegliendo scientemente i soggetti unitamente allo Scarano e predisponendo atti dissimulatori (false certificazioni di donazioni) intestati a 50 soggetti compiacenti al fine di celare e occultare le reali modalità di estinzione e l’origine illecita della provvista, concorrendo in tal modo nell’operazione diretta ad ostacolare la ricostruzione dei relativi flussi finanziari”.

A questo punto mi viene spontaneo chiedere e far riflettere su un particolare semplice ed elementare. Può mai un professionista responsabile ed esperto decidere di organizzare una simile operazione che è assolutamente fuori da ogni etica professionale ? Eppure si, l’ha fatta scientemente, così come il Gip ha confermato e condannato con conoscenza dei fatti, saggezza e soprattutto ha saputo cogliere la verità quando scrive “partecipava attivamente, organizzando e coordinando la singolare operazione …”. Questo prova che Mons. Nunzio Scarano non avrebbe mai potuto pensare, organizzare un’operazione simile, anzi assurda per chi, in Vaticano, avrebbe ben altro da pensare.

Indubbiamente affascinante, coinvolgente ed anche condivisibile la ricostruzione della GIP  se non fosse per il fatto che la stessa GIP nella sua ordinanza non tiene minimamente conto di quel “senso di fiducia” di cui parlavo prima e che ognuno di noi (anche i magistrati) ritiene di deporre nelle mani del professionista destinato ad assisterci nell’imprenditoria, nelle finanze e nella consulenza del lavoro, così come nella difesa forense. Un senso di fiducia che aumenta notevolmente nella vita quotidiana di un sacerdote chiamato ad altri compiti, molto lontani dalle beghe terrene.

E certamente Don Nunzio a 300 km di distanza da Salerno mai avrebbe potuto mettere in discussione quanto messo in essere da una “professionista” che nella fattispecie appare (anche agli occhi del gip) almeno poco sensibile alle esigenze dell’etica della vera professionalità, che in tanti comunque le riconoscono, senza se e senza ma.

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