Banche: è l’ora della riscossa … accesso al credito o morte !!

 

Aldo Bianchini

da sinistra: dr. Angelo De Luca (dir. gen. Bcc Buonabitacolo), dr. Pietro Cusati (giornalista-conduttore), Pasquale Gentile (presidente Bcc Buonabitacolo)

VALLO di DIANO – Ho avuto l’opportunità di assistere alla registrazione in studio della nota trasmissione televisiva “Angolo Cusati” (condotta dal giornalista Pietro Cusati e messa in onda da Uno Tv) su uno degli argomenti più scottanti di questi ultimi anni inerenti l’economia stessa dell’intero Paese. Mi riferisco alle “banche” ed al concentramento di capitali che sta avvenendo sulla testa delle piccole, medie e grandi BCC (Banche di Credito Cooperativo) che nel secondo dopo guerra hanno assicurato uno sviluppo costante dell’economia di questo Paese attraverso il microcredito e le tante altre forme di incentivi, finanziamenti, mutui in favore di imprese e di semplici cittadini nell’ottica di “banche di prossimità” che in un modo o nell’altro hanno da sempre garantito un flusso costante di denaro dal centro verso le periferie, in un specie di rapporto diretto tra banca, investitore, territorio e utente.

Il fallimento nel 2008 della Lehman Brothers, negli Stati Uniti d’America, ha segnato lo spartiacque almeno nella concezione della formula migliore per la concessione e/o l’accesso al credito. Negli USA si è passati dall’accentramento di forti capitali che ha determinato il crack alla diffusione del credito in maniera articolata e periferica per cercare di arginare le possibili crisi derivanti dall’eccesso di concentrazione del denaro nella mani di pochi. In Europa, invece, si è pensato di passare dall’eccessivo decentramento del potere economico ad un maggiore accentramento (non come i colossi americani) per cercare di salvaguardare nei limiti del possibile quel rapporto diretto banca-investitori-territorio-utenti al fine di consolidare le piccole banche di credito cooperativo (e altre forme) e di contenere rafforzando la solidità di quelle un tantino più grosse.

Perché tutto questo ? Perché a partire dal 2007 il sistema bancario italiano ha attraversato una fase di consolidamento all’interno di un processo di integrazione crescente con il contesto Europeo. La crisi finanziaria, la caduta della redditività, l’assottigliarsi dei margini, ha imposto al sistema finanziario un ridimensionamento ed una razionalizzazione al fine di contenere i costi. Gli sportelli bancari si sono ridotti e oltre 150 banche hanno cessato la loro attività, con una riorganizzazione avvenuta quasi esclusivamente all’interno dei singoli gruppi bancari, mentre l’attività cross border è rimasta praticamente al palo.

Da qui l’esigenza primaria di costituire alcuni grandi gruppi capaci associare e inglobare tutte le banche di prossimità, ovvero quelle del territorio, in vari organismi di secondo grado capaci di garantire sviluppo, consolidamento e affidabilità per diventare grandi attrattori di investimenti che se da un lato garantiscono un’affidabilità a lungo termine, dall’altro ha represso, se non addirittura soppresso, quella sorta di “contatto diretto e umano” che con sentiva al bancario di essere umani e sensibili nelle trattative con l’utenza e che disciplinava anche dal punto di vista della conoscenza diretta la raccolta finanziaria e la concessione del credito in un’ottica molto diversa da quella venutasi a creare dopo la nascita dei “poli bancari” che hanno riprodotto su scala nazionale la stessa organizzazione territoriale con grandi e piccoli gruppi.

I poli, difatti, tranciano brutalmente tutto questo rapporto che rimane in piedi soltanto all’apparenza e che, invece, nella sostanza viene disciplinato e guidato da personaggi che, seppure molto preparati, non hanno alcuna conoscenza diretta del territorio dove andare ad erogare le finanze necessarie allo sviluppo.

E l’accesso al credito diventa, inevitabilmente, sempre più difficile e le strade che portano all’implementazione dell’usura si aprono anche in territori dove essa era praticamente sconosciuta.

Di tutto questo si è parlato, nel corso della trasmissione televisiva “Angolo Cusati” sopra citata, con due ospiti d’eccezione: avv. Pasquale Gentile e dr. Angelo De Luca, rispettivamente presidente e direttore generale della Bcc Buonabitacolo. E proprio da questa banca di prossimità (che tra l’altro era indicata come la più piccola delle tre esistenti sul territorio valdianese: Bcc Monte Pruno, Bcc Sassano inglobata nella Banca Cilento e la stessa Bcc Buonabitacolo) che, a mio avviso, è necessario ripartire per capire l’infernale meccanismo dell’accentramento dei capitali finanziari a disdoro delle tante piccole banche operanti sui vari e diversissimi territori italiani.

La Bcc Buonabitacolo, in effetti, rappresenta ancora oggi una sorta di “piccolo miracolo” tecnico-operativo ed anche economico, un miracolo che è riuscito a superare in scioltezza la fase caotica e insicura delle aggregazioni forzate e/o volontarie con  un equilibrismo ponderato che soltanto un tecnico specializzato in materia, come il direttore De Luca, poteva garantire ed assicurare tenendo la “sua banca” fuori dagli eccessi entusiasmanti delle aggregazioni ed anche dalle feroci polemiche (dimostratesi poi tutte inutili) promosse da piccole e medie banche locali.

Questo passaggio tecnico, che prevede una conoscenza radicale della materia del contendere, è stato riconosciuto al direttore De Luca dallo stesso presidente Gentile che nel corso della trasmissione televisiva ha elogiato la preparazione tecnico-scientifica del direttore riconsegnandogli ancora maggiore fiducia per le prossime mosse che potrebbero essere risolutive per l’ingresso della Bcc Buonabitacolo nel mondo delle lobbies bancarie.

Ma la trasmissione “Angolo Cusati”, ottimamente condotta dal noto giornalista Pietro Cusati, non si è fermata alle notizie che sono sulla bocca di tutti ma si è insinuata anche nei dettagli poco conosciuti di una pratica bancaria difficile ed a volte a rischio di infiltrazioni di altro genere.

E il direttore generale della Bcc Buonabitacolo, dr. Angelo De Luca, non si è sottratto alle domande del conduttore, anche a quelle più intricanti, come ad esempio il rischio che la contrazione della concessione del credito possa sfociare in un rigurgito dell’usura.

Non è stata casuale o incidentale la domanda del conduttore, ma precisa e penetrante e tutta tesa a capire la reale esistenza di questo drammatico rischio; difatti il 15 giugno scorso l’imprenditore Valentino Di Brizzi (anche editore di Uno Tv) aveva rilasciato ad Ondanews una lunga intervista dalla quale ho estrapolato un passaggio molto interessante:

  • “Il nostro impegno – prosegue Valentino Di Brizzi – ha prodotto, nel nostro territorio, notevoli risultati portando ad abbattere il fenomeno usura che sembrava smantellato ma che in realtà era solo assopito. Oggi, però, la riforma del credito cooperativo ha letteralmente cancellato il senso stesso delle BCC asfaltandone le caratteristiche di mutualità e territorialità e privandole, di fatto, dell’operatività e della flessibilità con cui operavano a fianco di imprese e famiglie del territorio di competenza e che trovava forza e fondamento soprattutto nel diretto e proficuo rapporto banca-cliente, capace, negli anni di dare vita ad esperienze di supporto, consulenza ed assistenza alle imprese, riuscendo a creare grandi opportunità e finanche avendo la libertà di decidere di investire in idee ed in rinnovamento. Le BCC, con questa riforma scellerata, hanno assunto le caratteristiche di Banche Nazionali”.

Alla domanda, trasparente e molto indicativa in materia di libertà di stampa e di

pensiero, il direttore De Luca ha risposto con forza e convinzione; secondo lui il rischio usura (anche se non soprattutto nel vallo già vittima di precedenti recrudescenze del fenomeno) non esiste, al di là di qualche piccolo fenomeno localisticamente individuabile, perché il nostro Paese si è dovuto piegare alla nomenclatura finanziaria europea che valutato il “fenomeno della crisi del 2008” in maniera sostanzialmente diversa da quella degli USA e che se è vero che esistono zone e sacche di pericolo è altrettanto vero che nella sostanza il rapporto banca-territorio-cliente è rimasto sostanzialmente lo stesso, anche se la sua attuazione pratica dipenderà molto dalla tipologia della banca, dall’efficienza tecnica dei suoi dirigenti e funzionari che dovranno aprire quattro occhi invece dei due che solitamente aprivano in passato nella ricerca degli investimenti e dei risparmi, ma soprattutto nella valutazione delle pratiche di accesso al credito in riferimento alla solidità ed alle garanzie offerte da parte dei clienti.

Insomma una trasmissione televisiva veramente di nicchia, molto professionale e, soprattutto, utile a tutti gli investitori, gli imprenditori, i risparmiatori ed i normali clienti nell’ottica di un rapporto con le banche molto diffuso su tutto il territorio del Vallo di Diano.

La trasmissione televisiva, condotta da Pietro Cusati, andrà in onda questa sera alle ore 20.30 (con replica alle ore 22.30 e alle ore 00.30) sulle frequenze, ripeto, di UNO TV; una televisione locale che cresce molto nel panorama dell’informazione locale grazie anche a questa tipologia di trasmissione.

 

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