il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

BRIGATE ROSSE: 37 anni dopo quell’inspiegabile attacco a Salerno !!

 

Aldo Bianchini

Natalia Ligas, ex brigatista rossa

SALERNO (26 agosto 2019) – Sono passati 37 anni da quel tragico giorno di agosto del 1982 ma tutto è ancora avvolto nel mistero più fitto. La decisione delle Brigate Rosse di attaccare nel centro urbano di Salerno una colonna militare non è mai stata spiegata compiutamente né dai brigatisti e né dagli inquirenti che su quella strage hanno indagato per anni.

E’ vero che a Salerno era stata costituita la colonna “Fabrizio Pelli” dagli aderenti salernitani al movimento rivoluzionario e che quei componenti avevano già ucciso il 16 marzo 1980 il Procuratore della Repubblica Nicola Giacumbi dentro l’ingresso della sua abitazione sita di fronte al Tribunale mentre tronava dal cinema Capitol dove aveva assistito alla proiezione del film Kramer contro Kramer; ma un a cosa era stato quell’attacco locale, ben altra cosa era quell’attacco frontale da parte del gruppo di fuoco più importante delle BR nazionali; un attacco che doveva avere altre motivazioni e significati che non sono mai stati spiegati.

La ricostruzione storico-giudiziaria: L’azione fu pianificata da un reparto del cosiddetto Partito della Guerriglia (PPG), che si era formato dall’unione fra la colonna napoletana delle Brigate Rosse, guidata da Giovanni Senzani, e il “fronte delle carceri” costituito da dissidenti brigatisti staccatisi nel 1981 dalle BR. Vi presero parte dieci terroristi tra i quali Natalia Ligas, con l’intento di impossessarsi delle armi dei militari. Nel primo pomeriggio del 26 agosto, nei pressi del lungomare Marconi a Salerno, i terroristi attaccarono un convoglio dell’Esercito, costituito da un furgone e un’autovettura, in trasferimento dalla caserma “Generale Antonino Cascino” alla vicina caserma “Angelucci”, nella quale avrebbe dovuto svolgere l’usuale servizio di guardia. Durante l’azione fu immediatamente colpito il caporale ventunenne Antonio Palumbo che sarebbe morto in ospedale a Napoli il 23 settembre successivo. Uditi gli spari, sul luogo accorse una pattuglia della squadra volante della questura di Salerno, che si trovava fortuitamente in un bar nei pressi del luogo dell’assalto. I poliziotti iniziarono un violento conflitto a fuoco con i terroristi, durante il quale perse la vita l’agente Antonio Bandiera, di 24 anni. L’agente scelto Mario De Marco, di 30 anni, sarebbe morto quattro giorni dopo per le gravi ferite riportate. Nel corso dell’azione rimasero feriti altri due militari, un poliziotto, due civili e una terrorista. I brigatisti comunque riuscirono a impadronirsi di 4 fucili “FAL” Beretta BM 59 e 2 Garand in dotazione ai militari dell’Esercito.

Il titolo apparso il giorno dopo l'attentato sul quotidiano comunista "L'Unità"

Il racconto della strage: Sulla scena dell’attacco si trovò casualmente, quel giorno, un noto fotografo del quotidiano “Il Mattino” considerato all’epoca uno dei principi dei paparazzi salernitani e non solo; toccò proprio a lui, Antonio Schiavone, con scatti da vero professionista fermare su pellicola i momenti più tragici di quell’evento. Gli inquirenti, quindi, ebbero subito la possibilità di avviare nella maniera più giusta le delicate indagini.

“”Era un pomeriggio caldo, molto caldo, quello del 26 agosto del 1982. Tutta l’estate del 1982 era stata caldissima e con tanta siccità. Era la “controra”, così amano definire i salernitani quell’orario di metà pomeriggio che è preferibile passare in casa possibilmente al fresco e possibilmente sorseggiando un compiacente aperitivo. Era la controra e due giovani agenti della Polizia di Stato, Antonio Bandiera (autista) e Mario De Marco, parcheggiano la propria autovettura davanti al bar “Moka” a Torrione in Via Andrea De Leo, per un  attimo di sosta durante il loro turno di lavoro alquanto monotono in quella tremenda  calura estiva di fine agosto … Ad un centinaio di metri dal bar si apre il portone di un palazzo con un forte scricchiolio delle cerniere di ferro, in strada (Via Abella Salernitana) c’è il silenzio assoluto, si sente solo il gracchiare di qualche televisore acceso che rimanda vecchi film d’avventura, dal portone esce il giovane fotografo Antonio Schiavone già noto a molti per essere il fotografo de Il Mattino. Fa pochi passi ed arriva sulla strada principale (Via Posidonia), gira lo sguardo verso destra e vede l’autovettura della polizia parcheggiata davanti al bar, è quasi tentato di farci una capatina per salutare gli agenti che quasi certamente conosce, ma il pensiero della mamma vecchia e ammalata che lo attende lo fa ritornare sui suoi passi e svolta verso sinistra per avviarsi alla volta di Via Parisi dove, in fondo verso la piazzetta, abita l’anziana genitrice. Via Parisi dista non più di duecento metri in linea d’aria … arriva da una stradina laterale nella piazzetta sulla quale sbocca Via Parisi. Nell’aria calda e soffocante avverte del vociare, quasi come se qualcuno con voce secca impartisse degli ordini precisi; si ferma, istintivamente si mette meglio in ascolto. Come un tuono avverte il primo sparo, poi altri ancora, mentre il vociare secco e preciso si fa animazione e concitazione. Non capisce bene cosa stia accadendo sotto i suoi occhi, sente altre armi far fuoco, in mezzo alla piazza proprio alla confluenza di Via Parisi ci sono alcune camionette dell’esercito e gente che corre da un lato all’altro, istintivamente si butta per terra ed aspetta, non riesce subito a tirar fuori la sua preziosa macchina fotografica. Con la coda degli occhi vede un soldato (Antonio Palumbo) cadere per terra e rotolare su se stesso.

Le tre vittime dell'attentato

 

Nel frattempo Antonio Bandiera ha finito di centellinare il suo caffè nel Bar Moka proprio mentre arriva il rumore sordo ed inconfondibile del primo sparo … che i due poliziotti sono già partiti a sirene spiegate verso il luogo da dove provengono i numerosi spari. Antonio Schiavone è ancora acquattato per terra quando vede arrivare a gran velocità la volante con a bordo i due poliziotti. Antonio Bandiera apre velocemente la portiera lato guida e mette i piedi a terra, fa appena in tempo a puntare la pistola d’ordinanza, e forse a sparare, che viene falciato dai colpi partiti da una mitraglietta cecoslovacca Skorpion brandita da “Angela”, una delle più feroci terroriste rosse del momento. Antonio Schiavone non sa che la terrorista che dà ordini e spara all’impazzata è proprio Angela (nata a Bono, classe 1954) che all’anagrafe risulta iscritta come Natalia Ligas e che qualche mese prima è stata protagonista dell’agguato all’avvocato d’ufficio Antonio De Vita, difensore del famigerato br Patrizio Peci e che in quell’azione era rimasta ferita ad una gamba ed era stata curata (nel giugno ’81) nella clinica privata di Lauria di proprietà del senatore socialista Domenico Pittella). Non sa il bravo fotografo Schiavone che Angela era stata la terrorista che, qualche anno prima, aveva preso parte all’attacco armato di Via Fani con l’uccisione dei cinque agenti di scorta di Aldo Moro e della successiva uccisione dello stesso presidente della DC. In quel momento terrificante Antonio Schiavone, ovviamente, non pensa ma vede soltanto le scene che cerca di immortalare con la sua fedele macchina fotografica che nel frattempo è riuscito a tirare fuori dalla borsa. E vede che Mario De Marco, uscito dall’auto, sta cercando di lanciarsi verso il convoglio militare ma viene anch’egli barbaramente raggiunto da una gragnuola di colpi. Sente un ordine perentorio: “Non è morto, spara, spara …”; la voce inquietante è di una donna. Poi qualche attimo di silenzio assordante, nell’aria solo i flebili lamenti dei feriti, le grida di raccolta dei terroristi e la fuga precipitosa mentre con le loro armi sparano ad altezza d’uomo e verso l’alto dei palazzi che sorgono tutt’intorno. Passa qualche altro attimo e nell’aria rimbombano le decine di sirene delle autovetture delle forze dell’ordine sopraggiunte sul luogo della strage in men che non si dica. Antonio Schiavone si alza ed continua a scattare fotografie, alcune drammatiche, che faranno il giro di tutti i giornali dell’epoca … Nell’attacco BR a Salerno furono impiegati 10 brigatisti di primo piano, furono uccise tre persone e furono presi 4 fucili “Fal Beretta Bm/59” e 2 fucili “Garand”. La brigatista Angela sarà catturata qualche mese dopo, il 14 ottobre 1982, nella stazione ferroviaria di Portanuova a Torino; è tornata libera dal 2009 dopo 27 anni di carcere””.

2 Commenti

  1. Tragico racconto che mi riporta agli attentati ed al coinvolgimento di Telesalerno 1…

  2. Sono d’accordo con Milena; furono momenti tragici che l’emittente televisiva Telesalerno/1 (amministrata proprio dalla stessa Milena) riuscì a seguire in maniera assolutamente professionale. E’ sempre bene tenere vivo il ricordo.

Invia una Risposta

Attenzione: la moderazione dei commenti è attiva e questo può ritardare la loro pubblicazione. Non inoltrare più volte lo stesso commento.