Socialismo (2): c’era una volta il PSI … essere socialisti

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “Heri dicebamus” (espressione molto cara agli antichi romani), che tradotto vuol dire anche “dove eravamo rimasti”, è forse l’allocuzione più significativa per riportare alla mente la rovinosa caduta degli “Dei Socialisti” che, molto probabilmente, nulla ebbero a che fare con “il profumo delle idee socialiste” che hanno attraversato pericolosamente ben due secoli della nostra storia più recente.

Sul dove eravamo rimasti una spiegazione piuttosto logica la fornisce lo stesso ex ministro Carmelo onte quando in merito al disfacimento ed alla presunta rinascita del Partito Socialista Italiano, nel contesto della prefazione al libro di Carmelo BufanoC’era una volta il Partito Socialista Italiano … da queste parti d’Italia” (al quale mi sono liberamente ispirato anche per il titolo di questa inchiesta), testualmente scrive:

On. Carmelo Conte

Solo nostalgia o il prepotente ritorno di quel passato che non passa ? Il ritornello e ritornante rimpianto “dei nostri tempi” o ragioni  nuove ?

L’una e l’altra cosa, la tradizione e la prospettiva.

La tradizione, perché incarnando l’ideologia che ha vinto è divenuto il capitale sociale dell’attualità. La prospettiva, perché solo innestando le nuove esigenze sulle conquiste già fatte si può definire l’orizzonte verso cui muovere.

Il Vallo di Diano incarna l’una e l’altra esigenza per la straordinaria storia dell’essere socialisti. I ricordi raccolti e proposti, con ammirevole semplicità, da Carmelo Bufano devono perciò ispirare le azioni di tutti i socialisti, la cui unità non è mai stata una scelta convenzionale ma un modo di essere strutturale: nel Vallo di Diano si è socialisti se si pratica l’unità, non lo si è se si persegue o si consente la divisione.

E’ l’eredità preziosa lasciata da Enrico Quaranta.

Per chi ancora non lo sapesse, è bene ricordare che il libro di Bufano è stato pubblicato nel gennaio del 2004 (dieci anni dopo la fine di tangentopoli) e che a distanza di quindici anni conserva ancora intatta tutta la sua genuinità unita ad una rappresentazione molto aderente alla realtà di quello che fu il PSI ovvero di quello che era rimasto all’epoca e che ad oggi non è mutata.

Per questo la sua consultazione, prima di parlare di socialismo nel Vallo e non solo, diventa una delle esigenze irrinunciabili; anche perché la storia del socialismo valdianese è simile, se non significativa, per tutto il socialismo nazionale.

Sen. Enrico Quaranta

Bisogna anche tener conto, come dice giustamente Conte, della tradizione e della prospettiva come direttrice nella ricostruzione dei fatti e dei personaggi; e lo stesso Conte, cosa non frequente, indica in Enrico Quarantail personaggio socialista” del Vallo di Diano; tutti gli altri sono stati soltanto fedeli (per utilizzare un termine eufemistico !!) esecutori degli ordini e delle strategie politiche che forse di vero spirito socialista avevano ben poco. Fedeltà, ovviamente, esistita e durata finchè quel personaggio è rimasto in vita. Subito dopo (siamo nel 1984) tutti, dico tutti, si lanciarono nella ricerca affannosa del nuovo padrone (Conte, ndr !!) ai piedi del quale genuflettersi con la speranza di continuare a vivacchiare anche in tempi di vacche magre.  Quei tutti, evidentemente, “non erano socialisti che si inebriavano al profumo delle idee socialiste”, ma soltanto politicanti di giornata o affaristi di bassa lega che comunque condizionarono con il loro atteggiamento la rapida conclusione dell’epopea socialista.

Ma Conte dice anche sulla via della storia dell’essere socialista il Vallo di Diano incarna sia la tradizione che la prospettiva.

E quanti e quali sono stati, e se ce ne sono ancora, i socialisti valdianesi che erano o sono capaci di incarnare sia la tradizione che la prospettiva.

Appuntamento alla prossima puntata nel contesto della quale provvederò a pubblicare anche alcuni commenti inviatimi dai lettori di questo giornale dopo la pubblicazione della prima puntata di questa inchiesta.

 

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