CAVA: un sottovia che viene da lontano … 33 anni di ritardi in ricordo della “passione” di Antonio Di Donato

 

Aldo Bianchini

CAVA de’ TIRRENI – Qualcuno, scrivendo del sottovia di Cava de’ Tirreni inaugurato sabato 14 set. 2019, ha anche ricordato giustamente la lunga gestazione dell’opera durata ben 33 anni, quanti gli anni di Cristo. E per questo in tanti hanno parlato di passione.

E’ stata davvero una passione quella consumata per la realizzazione del trincerone e del sottovia a Cava; passione per la testardaggine di portare a compimento l’opera, passione per le tante vicissitudini vissute per gli arresti del 1993 prima e per le battaglie giudiziarie contro la Soprintendenza poi.

Il sottovia, anche se ancora a metà, è un’opera importantissima e fondamentale sia per circolazione nel centro urbano di Cava con notevole abbattimento dei rischi ambientali per la salute pubblica e sia per un più rapido collegamento veicolare tra la zona di Salerno e quella dell’agro sarnese-nocerino.

Un’opera (voluta dal compianto Eugenio Abbro) che hanno avuto il piacere di inaugurare i due ultimi difensori: il sindaco di Cava Enzo Servalli e il governatore della Campania Vincenzo De Luca che ha già garantito, da par suo, i necessari finanziamenti per il completamento dell’opera.

Dietro di loro uno stuolo di personaggi politici e non che in passato hanno avuto a che fare con la realizzazione dell’opera pubblica e che hanno sfidato le istituzioni in materia ambientale e, in alcuni casi, anche la magistratura sempre attenta a stroncare sul nascere ogni tentativo di rimodernare e rivalutare il Paese; presenti sabato al taglio del nastro, lasciato doverosamente al governatore-kaimano, tanti politici del passato e del presente: l’ex sindaco Alfredo Messina (autore del salvataggio in extremis del finanziamento di 20milioni di euro), l’ex consigliere regionale Giovanni Baldi, l’on. Piero De Luca (indicato dal sindaco come l’unico vero referente della zona), il presidente della Provincia Michele Strianese, il consigliere regionale Franco Picarone e numerosi altri consiglieri regionali, consiglieri provinciali oltre alla giunta del Comune metelliano capeggiata dal vice sindaco Armando Lamberti.

Tutti felici e contenti, ed è giusto così se non fosse per il fatto ignorato da tutti, anche dai giornali: l’assenza dell’uomo che più di tutti ha voluto e si è sacrificato per il trincerone e poi per il sottovia; alludo all’imprenditore cavese Antonio Di Donato (deceduto nell’ottobre del 2016 a soli 71 anni di età).

Per quel trincerone, e conseguentemente per quel sottovia, Antonio Di Donato ha affrontato avversità durissime, vissute tutte sulla sua pelle cercando di non farle ricadere sulla famiglia e neppure sulla politica e sulle istituzioni cavesi e provinciale.

Antonio Di Donato, imprenditore cavese deceduto nell'ottobre 2016

Un piccolo ricordo di Di Donato poteva anche essere tracciato da uno dei tanti politici che l’hanno conosciuto e che erano presenti all’inaugurazione, ma così non è stato; ma io aggiungo e suggerisco di più: intitolare il sottovia alla sua memoria.

L’appello è diretto al sindaco Vincenzo Servalli, ad Alfredo Messina ed a Giovanni Baldi che hanno conosciuto molto bene quell’uomo, imprenditore di vecchio stampo, apprezzandone le virtù. Ma anche direttamente al governatore Vincenzo De Luca che senza l’operosità, il sacrificio e la passione di Antonio Di Donato non avrebbe mai potuto inaugurare il trincerone di Salerno alle ore 11.40 di quel lontano 19 settembre 1996, giorno in cui partì la grande “operazione mediatica” sulle opere pubbliche salernitane.

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