GIUSTIZIA: diritto all’oblio solo per l’Europa !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Negli ultimi anni si è tanto discusso sul famoso o famigerato “diritto all’oblio” che era subito apparso come una sorta di barriera di contenimento del devastante “Google con tutti i social”.

Il caso, di natura giudiziaria, era nato in Francia con una sentenza eclatante che obbligava Google a cancellare da ogni archivio le notizie giudiziarie e scandalose, ma anche quelle che violavano la privacy, nel nome del “diritto all’oblio”; ovviamente con una procedura legale complessa il soggetto interessato prima doveva dimostrare la decadenza dell’attualità della notizia e poi chiederne la sua cancellazione.

Una sentenza storica, quella francese, che in poco tempo ha prodotto l’accumulazione di oltre un milione di richieste di cancellazione, 850mila delle quali sono ancora in attesa di decisione; mentre sono già state irrorate multe per circa 50milioni di euro comminate dall’Authority francese alla piattaforma per la politica di gestione dei dati personali.

Il problema vero, era ed è, consiste nel fatto che una notizia inserita sulla piattaforma Google, vi rimane per decenni ed anche nel caso in cui un individuo ha già risolto i suoi problemi legati a vicende giudiziarie o di varia tipologia; e se diamo per scontato che le accuse fanno più notizia delle assoluzioni, ecco il nascere del problema. Basta un click per sapere che tizio trent’anni prima è stato oggetto di indagini giudiziarie ma no n è così semplice capire come è andata finire.

Il clamore suscitato dalla sentenza francese del 2016 (multa di 100mila euro comminata in danno di Google dalla Commissione francese dell’informatica e delle libertà) che sembrava dover interessare e coprire tutto il mondo è durato poco.

Difatti la società che gestisce Google ha presentato ricorso alla Corte di Giustizia europea che ha avallato e convalidato le motivazioni poste a sostegno del ricorso: l’esistenza del rischio concreto di una censura totalitaria; ovvero un bavaglio completo alla libertà di informazione.

Insomma se la rete è senza frontiere, il diritto all’oblio invece non è globale (folta Il Mattino del 25.09.19). Ovvero l’eliminazione dei link a siti contenenti informazioni superate, che potrebbero però avere ripercussioni negative sulla vita dei protagonisti, come piccoli guai giudiziari o video imbarazzanti; tutte cose che dovrebbero essere non cancellate ma deindicizzate per renderle inaccessibili anche ad una ricerca attenta fatta da specialisti del web.

Il verdetto della Corte di Giustizia della UE non può essere impugnato, però la stessa Corte apre ampi spiragli di discussione e obbliga Google ad “adottare misure sufficientemente efficaci per garantire una tutela effettiva dei diritti fondamentali della persona interessata”; insomma come dire tutto e niente, in perfetto stile italianizzante.

Se a tutto questo si aggiunge il grosso problema legato a chi e come dovrà stabilire se i tempi sono maturi per la cancellazione e/o deindicizzazione si capisce subito che tutto si apre a lunghe ed inutili discussioni filosofiche; e il tutto viene rimesso alla capacità di riflessione e di convenienza di chi gestisce Google ma anche i milioni di siti e di giornali online esistenti in tutto il mondo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *