CHIESA: nella chiesa che vorrei … “non togliete quel Crocifisso”; giusto l’appello di Don Fernando Barra !!

 

Aldo Bianchini

 

VALLO di DIANO (SA) – Il 22 di marzo del 1988 la notissima giornalista-scrittrice Natalia Ginzburg (ebrea ed atea) intervenne, dalle pagine de L’Unità, sull’allora travolgente dibattito della presenza o meno del crocifisso nelle aule scolastiche.

Il contenuto dell’articolo, proprio perché scritta da una ebrea per di più atea, scatenò un vespaio di furiose polemiche, fino al punto che anche dopo trent’anni e più quell’articolo è divenuto una sorta di “cult” apprezzato in tutto il Paese.

Oggi, dopo l’uscita ridicola e quasi sciocca del ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, è ritornato più vivo che mai il di battito sulla presenza nelle aule scolastiche sia del crocifisso che della fotografia del capo dello stato.

Nel dibattito è entrato a piè pari e con grande autorevolezza un sacerdote di periferia, don Fernando Barra, (parroco della Chiesa di Arena Bianca (frazione di Montesano sulla Marcellana) che in punta di piedi, con molto garbo e grande sensibilità religiosa, evitando saggiamente schiamazzi e grida intimidatrici, nelle sue omelie e sfruttando anche la grande possibilità di diffusione mediatica dei social, ha lanciato un messaggio molto semplice e pregnante.

Don Fernando ha distribuito con molta educazione la lettera che la Ginsburg diffuse in tutto il Paese dalle pagine de L’Unità; una lettera che affermava in assoluto il dovere di tenere bene in vista il crocifisso nelle aule scolastiche perché quello era ed è un simbolo per tutti: clero, religiosi, credenti, atei ed anche musulmani che i loro simboli sanno custodirli e difenderli molto meglio di noi.

L’intelligenza comunicativa di “don Fernando” sta proprio in questo, riuscire a penetrare la barriera invisibile dell’immaginario collettivo per colpire nel segno; e ci è riuscito e come.

Questa è la Chiesa che vorrei in generale ed anche per il Vallo di Diano.

Per una più corretta informazione qui di seguito viene riportato la lettera che la Ginsburg scrisse nel lontano 1988 e che L’Unità pubblicò sotto il titolo di “Non togliete quel Crocifisso”:

  • Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. O vogliamo smettere di dire così? Il crocifisso è simbolo del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo. Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

 

One thought on “CHIESA: nella chiesa che vorrei … “non togliete quel Crocifisso”; giusto l’appello di Don Fernando Barra !!

  1. COMPLIMENTI a Don Fernando Barra,
    per aver distribuito la lettera della Ginsburg sul crocefisso nelle aule Scolastiche!
    Il crocefisso è un simbolo per tutti: religiosi e non.

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