Felice Marotta: dopo Di Lorenzo è l’ultimo dei “mohicani”

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Qualche tempo fa, esattamente il 7 settembre 2019, ho sottoscritto e pubblicato un articolo dal titolo “DI LORENZO: Alberto … perché non parli ?” per cercare di spiegare la vicenda umana e professionale dell’ing. Alberto Di Lorenzo, prima travolto da passione per il suo capo Vincenzo De Luca e poi probabilmente da quest’ultimo buttato via come carta straccia nel cestino delle cose da eliminare.

Alberto Di Lorenzo per chi non lo sapesse è stato per qualche decennio l’uomo di punta del cerchio magico deluchiano; l’uomo capace di entrare ed uscire da ogni “caso amministrativo-giudiziario” con estrema scioltezza e sempre in maniera assolutamente indenne. Insomma l’uomo giusto nel posto giusto per il momento giusto; così sopravvive il cerchio magico dopo ventisei anni di storia, la scelta dei soggetti che devono entrare a farne parte deve essere fatta con estrema oculatezza.

In caso contrario si crolla. Esattamente come accadde ai socialisti di Carmelo Conte che si sbracarono alle prime difficoltà giudiziarie che ogni sistema di potere deve comunque affrontare, prima o poi.

Nell’articolo di settembre invitai Alberto Di Lorenzo a parlare, a dire cioè le cose che tutti pensano che sappia, e di farlo prima che andasse via per approdare (dopo essere stato letteralmente ostracizzato e cacciato) nel comune capitolino dove, come recitano le cronache, è stato accolto in pompa magna, perché Di Lorenzo è un uomo valido professionalmente e affidabile dal punto di vista della fiducia che in lui tutti ripongono.

Non ha parlato Alberto Di Lorenzo, non ha fiatato e non ha pronunciato neppure una parola; probabilmente perché non è a conoscenza di niente perché niente di illecito è mai avvenuto nel suo raggio di azione.

In calce a quell’articolo i lettori hanno postato diversi commenti tra i quali c’è il commento di Fausto Martino, architetto ed attuale dirigente della Soprintendenza di Cagliari dove fu spedito dopo la cocente polemica sul Crescent con l’antico ed efficace sistema del “promoveatur ut amoveatur”. L’architetto Martino è stato l’uomo di fiducia di De Luca nei primi due mandati di sindaco, dal 1993 al 2001, di cui i primi cinque hanno rappresentato il “quinquennium delucanium” quando, nel novero di un fermento innovativo e progettuale, fu ripensata e ridisegnata l’intera città. Nel 2001 nei primi mesi del sindacato di Mario De Biase lo scontro viscerale e l’espulsione di Martino dalla poltrona di “assessore all’urbanistica” che da quel momento è presidiata dall’architetto Domenico De Maio (detto Mimmo).

Sul commento di Fausto Martino è necessario e giusto ritornare con uno specifico approfondimento.

Nell’articolo di settembre ebbi cura di elencare tutti i personaggi entrati nel cerchio magico e poi buttati fuori, in una specie di tourn-over necessario per evitare l’incancrenirsi del potere; ecco come sopravvive il sistema di potere politico deluchiano. Sull’altare sacrificale sono caduti nomi veramente eccellenti nel corso di questi ultimi ventisei anni: Pino Cantillo (il filosofo rosso), Gigi Gravagnuolo (l’uomo della comunicazione), Paolo Donatantonio (il compianto uomo dei segreti personali) e Mario De Biase (elevato al rango di sindaco) per finire a Fausto Martino (l’uomo in grado di gestire i rapporti tra Comune, Soprintendenza e Magistratura), Giovanni Moscatiello (il grande cervello finanziario) e Nello Mastursi (il manipolatore dei rapporti più personali nell’interesse del kaimano). E perché no, da aggiungere anche i nomi non meno importanti (come mi ha suggerito un lettore) di Ferdinando Argentino (l’uomo delle società miste) e Alfonso Buonaiuto (l’uomo del complicato mondo dei bilanci e finanze).

Per ognuno che esce c’è qualcuno che entra; difatti subito dopo la brutale cacciata di Raffaele Fiorillo (già sindaco di Cava per dieci anni e pezzo pregiato del PD) ecco entrare nel cerchio magico Nicola Sardone, uomo di assoluta fiducia di una delle imprese di costruzione esistenti in Italia “Corsicato group”,un personaggio che agli albori dell’era deluchiana salì agli onori della cronaca giudiziaria per via della realizzazione dello stadio Arechi e che oggi lo stesso De Luca ha avviato agli onori, ma anche oneri, di Salerno Pulita (ma a Sardone dedicherò un intero articolo).

Come avete letto sulla strada del “cerchio magico” c’è una scia di caduti eccellenti; a questo massacro resiste soltanto un nome: Felice Marotta, l’uomo che ha conosciuto direttamente tutti i sindaci dagli anni ’50 in poi: Alfonso MENNA (1955-1070) il sindaco che lo assunse, Gaspare RUSSO (1970-1974), Alberto CLARIZIA (1974-1976), Walter MOBILIO (1976), Pellegrino CUCCINIELLO 1976-1977), Vittorio PROVENZA (1977-1978), Bruno RAVERA (1978-1979), Alberto CLARIZIA (1979-1980),  Ennio D’ANIELLO, (1980-1981), Renato BORRELLI (1981-1982), Nicola VISONE (1982-1982), Alberto CLARIZIA (1982-1984), Aniello SALZANO (1984-1985), Nicola VISONE (1985-1985), Vittorio PROVENZA (1985-1985), Michele SCOZIA (1985-1987), Vincenzo GIORDANO (1987-1993), Vincenzo DE LUCA (1993-1993), Antonio Lattarulo (commissario 1993),     Mario Laurino (commissario 1993), Vincenzo DE LUCA (1993-1997), Vincenzo DE LUCA (1997-2001) Mario DE BIASE (2001-2006), Vincenzo DE LUCA (2006-2011), Vincenzo DE LUCA (2011-2015), Enzo NAPOLI (2015-2016), Enzo NAPOLI (dal  2016 ad oggi).

Insomma Felice Marotta è stato al centro del cerchio magico con ben 24 sindaci e due commissari prefettizi; un record mondiale assoluto. Non ho notizie diverse.

E resiste ancora, nonostante nel cerchio magico siano avvenute sostituzioni incredibili e impensabili.

E pensare che su Felice Marotta il governatore Vincenzo De Luca nella sua prima campagna elettorale del 1993 incentrò una sacra battaglia annunciando pubblicamente che il primo che avrebbe epurato dal sistema sarebbe stato proprio Felice Marotta; dovette, però, riconoscere il valore e la grande esperienza del mitico Marotta.

Correva l’anno 1993, siamo nel 2019 e Marotta è ancora lì. Sempre più saldamente al suo posto, sempre più in carriera e con incarichi sempre più importanti, fino alla vice segreteria generale del Comune di Salerno nel quale era entrato negli anni ’50 con Alfonso Menna (il sindaco della luce) e dove è rimasto anche dopo il pensionamento grazie ad una opportuna convenzione.

E’ lui l’uomo veramente forte ed inossidabile del sistema ?; credo proprio di sì, e già qualcuno lo chiama “l’ultimo dei mohicani”.

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