SANITA’: Ruggi, storia di ordinaria follia !!

Al.Bi.

SALERNO – Quella che sto per raccontarvi è la storia di una mattina di “ordinaria follia” consumata all’ombra di una sanità pubblica che spesso non funziona, e che in specifici casi assume i contorni pessimi e delittuosi. L’aggettivo “ordinaria” aggiunto alla parola “follia” è utile a spiegare che solitamente la follia nel mondo della sanità pubblica è ordinaria.

Scontato ribadire che in campo, però, ci sono fulgidissimi esempi (e non sono pochi) di singoli medici e paramedici che, spesso andando al di là del modulo di lavoro e dei tanto decantati protocolli, riescono letteralmente a salvare la vita della gente che in un sistema democratico ha diritto, ripeto “ha diritto di curarsi dove, come, quando e quanto vuole”. Ma le eccezioni, come si sa, confermano la regola.

Il racconto (suddisivo in più puntate per ragioni di brevità) che sto per farvi, quindi, non intende attaccare il singolo medico o il singolo paramedico ma il “sistema sanitario nazionale” (S.S.N.) nel suo complesso che non può rimanere incollato all’ordinaria follia di qualche anonimo e freddo funzionario o, peggio ancora,  alla gestione di moduli lavorativi e protocolli sanitari che, per quanto vi dirò, appaiono palesemente ai limiti dell’incostituzionalità e, forse, del codice penale.

FATTO:

F.B. la sera del 9 novembre scorso viene colto da “emorragia cerebrale” mentre è a Messa nella Chiesa di Santa Croce a Torrione. Prontamente soccorso viene subito ricoverato presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria (A.O.U.) “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” nella Stroke-Unit annessa al reparto di neurologia, al quinto piano della palazzina “C-D” della cittadella sanitaria di San Leonardo.

Dopo alcuni giorni di degenza ed un’adeguata assistenza presso la Stroke-Unit, superata la fase acuta, il paziente viene trasferito in un letto del Reparto di Neurologia; e i medici pianificano come da prassi il trasferimento presso un Centro di Riabilitazione Intensiva post-acuzie per mettere in atto tutte le procedure assistenziali necessarie al recupero funzionale. E qui iniziano i problemi … !!!

Il paziente presenta un grave deficit motorio con paralisi del braccio e della gamba destra e con un terribile disturbo chiamato afasia, che consiste nell’incapacità di capire il linguaggio verbale e di pronunciare le parole. Ebbene, i familiari vengono a conoscenza che la struttura a cui il paziente è destinato, l’Ospedale Giovanni Da Procida, non è dotata di un Servizio di Logopedia e che bisogna chiamare un logopedista esterno; si preoccupano e studiano una nuova soluzione, perché depositare il paziente in una struttura carente di adeguata professionalità potrebbe voler dire che quella struttura è anche priva delle necessarie attrezzature.

Decidono di trasferire il paziente a Roma presso il San Raffaele, una struttura riabilitativa all’avanguardia dotata dell’indispensabile Servizio di Logopedia. Ed ecco levarsi all’improvviso un muro invalicabile … I familiari si sentono rispondere che i “protocolli vigenti” non ammettono il trasferimento del paziente in una struttura situata fuori dalla Regione Campania! C’è una sola possibilità: provvedere autonomamente al trasporto del paziente mediante un’ambulanza privata. I familiari ritengono la cosa ragionevole, confermano la propria volontà di trasferire il paziente a Roma e si adoperano per organizzare il trasporto. Ma i problemi non finiscono qui … Il trasferimento richiesto dai congiunti viene convalidato dall’istituto sanitario capitolino e i Dirigenti Medici della Neurologia del San Leonardo compilano e sottoscrivono, come richiesto dalla prassi, il modulo necessario a fornire all’altro nosocomio tutte le informazioni necessarie sul paziente.

Sembra fatta ma ecco levarsi un altro incredibile ostacolo: ai congiunti viene comunicato che i “protocolli vigenti” impediscono all’ospedale San Leonardo di inviare il fax di richiesta posto letto a un ospedale situato fuori dalla Regione Campania per cui i familiari devono provvedere in via autonoma all’invio del fax stesso! Peccato che una delle più elementari norme del Servizio Sanitario Nazionale stabilisce che un Centro di Riabilitazione post-acuzie può accettare esclusivamente richieste di trasferimento provenienti da un altro ospedale e non certo da privati cittadini! Le richieste dei familiari, disorientati e frustrati, continuano a rimbalzare contro il muro di gomma delle procedure burocratiche che paralizzano la sanità. Un muro di gomma dietro al quale non è facile individuare le singole responsabilità. Alla fine, dopo inenarrabili insistenze, il fax viene inviato. Tutti appaiono colpevoli e tutti sembrano, però, innocenti dietro il paravento della disposizione organizzativa generale.

Inaugurazione unità Stroke H/24 del Ruggi alla presenza del governatore Vincenzo De Luca

OSSERVAZIONI:

L’Articolo 32 della Costituzione sancisce la tutela della salute come diritto inalienabile del cittadino ancorandolo strettamente sia ad un principio di uguaglianza che ad un principio di libertà personale: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo … Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario …“. In altre parole la nostra Costituzione promuove sia il diritto del cittadino di essere curato dalle malattie che il diritto del cittadino di scegliere come e dove curarsi.

Ma oggi, come dimostra la triste vicenda che abbiamo incominciato a raccontare, questo diritto è gravemente ostacolato dalla tendenza (cioè la micidiale “prassi) a una gestione regionale “chiusa” della sanità.

La politica sanitaria degli ultimi anni, in particolare con la riforma del 12 Aprile 2016 che ha alterato l’Articolo 117 della Costituzione, ha radicalmente cambiato l’assetto del Servizio Sanitario Nazionale, delegando alle singole Regioni responsabilità sempre maggiori nella programmazione e organizzazione delle attività sanitarie.

Ciò ha determinato il progressivo sviluppo di un fenomeno che merita una profonda riflessione: da una parte si sta creando una netta sproporzione nella qualità dei servizi offerti dalle varie Regioni, a seconda delle loro risorse, e dall’altra sta diventando sempre più difficile per il cittadino spostarsi in una Regione diversa da quella di residenza al fine di ottenere cure migliori.

Ma di tutto questo vi rimando al prossimo approfondimento; anche perché a questo punto della storia si impone una domanda precisa: “Ma il paziente, che al di là delle chiacchiere deve essere assistito al meglio possibile, che fine ha fatto ?”.

Beh !!, questo lo scopriremo, insieme, nella prossima puntata di questa telenovela; e non mancheranno le sorprese che non solo evidenziano le storture del sistema sanitario cui brevemente si è fatto cenno, ma anche, se non soprattutto, lo squallido traffico che potrebbe esistere intorno alle ambulanze ed alle associazioni che lo governano. Un aspetto triste e sconfortante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *