SANITA’: Ruggi, una mattina di ordinaria follia

Al. Bi.

SALERNO – Ci siamo lasciati, nel precedente articolo, con il racconto della parte iniziale di un paziente (F.B.) ricoverato nel Reparto di Neurologia (5° piano – corpo C-D) dopo essere passato per lo Stroke-Unit; un paziente che evidenzia assoluti e necessari interventi riabilitativi che  sia il Ruggi che il Da Procida (come già scritto) non riescono ad assicurare a causa di ritardi strutturali e professionali che non intendiamo addebitare a nessuno se non al pessimo modulo organizzativo discendente da un “sistema sanitario nazionale” che tende sempre di più a radicalizzare il gap tra nord e sud e tra regioni e regioni, ad onta del diritto inalienabile di cura ed assistenza che il paziente deve poter scegliere in perfetta autonomia decisionale.

E ci eravamo lasciati con la domanda “Ma il paziente, che al di là delle chiacchiere deve essere assistito al meglio possibile in quanto è l’unico e vero soggetto debole nel grande mare delle leggi – dei regolamenti e dei protocolli,  che fine ha fatto ?”.

Qui comincia la storia di una mattina di ordinaria follia. Ed è follia pura !!

ORDINARIA FOLLIA:

Capita che là dove finisce il modulo lavorativo (che naturalmente è freddo e senza anima) e deve intervenire l’uomo con la sua professionalità e la sua umanità, tutto si ferma, casca l’asino e il paziente già grave rischia addirittura di perdere la vita.

Ritorniamo al trasferimento del paziente F.B. da Salerno a Roma; solo per la cronaca è giusto ricordare che il paziente è grave, nella nottata precedente ha avuto la febbre che lascia pensare ad una polmonite incipiente, è paralizzato in tutta la sua parte destra, ha perso la parola, è portatore di un sondino naso-gastrico e, colmo dei colmi, fuori, in strada a cielo aperto, piove.

Si piove davvero, anzi diluvia, poco dopo le ore 11.00 di venerdì 22 novembre 2019; a questo punto la follia: l’ambulanza della  “Confraternità di Misericordia di Salerno” opportunamente contattata dai familiari del paziente e non da oscuri e loschi personaggi, non può entrare nel recinto ospedaliero per portarsi fin davanti alla palazzina della neurologia.

Non può entrare perché è un’ambulanza privata e i “protocolli vigenti” stabiliscono che non si può: non può entrare un’ambulanza che, durante un violento temporale, deve caricare un ammalato grave, colpito da ictus cerebrale complicato da polmonite. Insomma, l’ambulanza non può entrare perché è stata chiamata dai familiari ?

E allora di fronte all’assurda e imperdonabile, per non dire delinquenziale, ottusità del sistema che nessuno può afferrare per il bavero e sbattere vicino al muro … cosa fare?

Il paziente viene mosso dal letto e spostato sulla barella mobile e, in ascensore, viene portato al piano terra; ma fuori piove e l’ambulanza non può accedere dove accedono tutti, è bloccata all’esterno. Nessuno è in grado di aiutare. Per un malato in condizioni così gravi non c’è modo di raggiungere l’ambulanza in maniera rapida e confortevole. I fondamentali diritti del malato sembrano non avere alcun valore di fronte agli assurdi e, spesso, convenienti protocolli.             Fortunatamente alcuni familiari individuano un percorso interno che consente di arrivare all’uscita del Pronto Soccorso ed anche se non autorizzati riescono, quasi alla chetichella, tra cambiamenti improvvisi di temperatura, a guadagnare l’uscita.

E adesso? Maledizione, fuori piove. E chi se ne frega; colpisce l’imperturbabilità degli operatori (medici e paramedici) del P.S., scuote le coscienze lo stupore degli astanti che vorrebbero fare qualcosa ma non sanno cosa fare.

Ma fuori piove, anzi diluvia, maledizione!

Ed ecco la soluzione disperata: gli operatori dell’ambulanza distendono un telo impermeabile sul corpo dell’ammalato e i congiunti che accompagnano il paziente aprono gli ombrelli, fasciano con un asciugamano la testa dell’ammalato e via di gran carriera lungo la discesa per raggiungere l’ambulanza che, nel frattempo violando forse anche qualche disposizione, si è fermata ad una cinquantina di metri dal nosocomio. Poi la partenza veloce verso la capitale con il cuore di tutti pieno di angoscia e di speranze.

Nel pomeriggio, finalmente, l’ambulanza con il paziente raggiunge l’istituto sanitario San Raffaele di Roma dove F.B. viene ricoverato tra lo sconforto dei familiari e la palese incredulità dei tanti medici e paramedici subito accorsi al suo capezzale; oltre all’incredulità anche marcato stupore di fronte al racconto di come è stata organizzata l’uscita dal nosocomio salernitano sotto la pioggia incalzante (come dimostrano le foto in possesso dei familiari e che per rispetto della privacy non vengono per ora pubblicate !!) in presenza dell’assoluto divieto per l’ambulanza privata di entrare nel recinto ospedaliero.

Nella successiva puntata di questa triste storia, che comunque deve far riflettere molto tutti (a cominciare dai vertici sanitari ed amministrativi del Ruggi che spesso hanno dimostrato soddisfacente umanità ed ai quali stiamo trasmettendo questi articoli con la speranza almeno di un chiarimento), l’accento sarà posto proprio sulla situazione sanitaria generale che va sempre più destabilizzandosi e che in Campania, checché ne dica il governatore, sta assumendo le vesti di un vero dramma sociale.

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