Natale, e quella piccola fitta all’altezza del cuore

di Angela D’Alto

 

SALERNO – Mille volte, in questi giorni, ci diremo ‘buon natale’. Lo dirà il credente e l’ateo, al vicino, all’amico, al parente che si vede una volta all’anno. Lo diremo uscendo dai negozi, per le ultime, frettolose compere, incrociando le persone per strada, o salutando i colleghi l’ultimo giorno di lavoro. ‘Buon natale…’. Lo scriveremo nei messaggi, magari quelli seriali, uguali per tutti i numeri presenti in rubrica, e sui social, con la foto dell’albero o del presepe o della tavola imbandita. Ci diremo buon Natale, come un automatismo. Poi ci sarà chi ci manderà auguri più articolati su whatsapp , e ci parlerà di serenità , di pace interiore, di amore. Noi lo leggeremo distrattamente , e ricambieremo con affetto. Abbracceremo i nostri familiari, brinderemo, mangeremo (soprattutto al sud!) fino al pomeriggio inoltrato, ci scambieremo i regali con gli amici e forse saremo anche un po’ felici. Poi magari, mentre staremo mangiando l’ultima zeppola fritta, ci verrà in mente un ricordo doloroso, o una persona che soffre, o ancora quella volta in cui abbiamo fatto male gratuitamente a qualcuno. Oppure il mendicante che è passato sotto casa la mattina, o il bimbo bullizzato nella scuola che frequentano i nostri figli; o l’anziano che aspettava ore al pronto soccorso, o l’ex collega che è rimasto senza lavoro. Sarà un pensiero fugace e molesto, un’immagine, una voce, un odore. Una piccolissima fitta all’altezza del cuore, che ricacceremo via in fretta. E durerà un secondo, perché in un secondo ci saremo risposti che non è colpa nostra, e che così è la vita. E quasi sempre non sarà una bugia, perché davvero non è colpa nostra, e così è la vita. Torneremo sereni ai nostri festeggiamenti, e sarà giusto così. E però, in alcuni , quella piccola fitta, quel grumo di malinconia, resterà lì , a ricordare che anche se non è colpa nostra, esiste lo stesso tanto dolore, che anche quando sembra non appartenerci, in fondo ci appartiene lo stesso, perché appartiene all’umanità, esattamente come ciascuno di noi. A tutti quelli che non si sentono mai completamente estranei al dolore degli altri e che conservano dentro di se la dolcezza della malinconia, della misericordia, della comprensione; a tutti quelli che sanno ancora turbarsi al pensiero di una persona che soffre, del bimbo bullizzato, del mendicante sconosciuto, va il mio Buon Natale.

Buon Natale a voi, perché in quella piccola fitta che ogni tanto vi attraversa il cuore, c’è ancora tutto il senso dell’umanità. E sorridete, amici cari, perché solo chi sa provare malinconia e dolore, è capace di vivere autenticamente i momenti di felicità.

Auguri.

 

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