Quarant’anni senza Piersanti

dr. Vincenzo Mele

SALERNO – Il 6 Gennaio 1980 venne assassinato a Palermo da un sicario affiliato a Cosa Nostra il Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, appartenente alla Democrazia Cristiana, sotto gli occhi della moglie e dei figli Maria e Bernardo.
Nato il 24 Maggio 1935 a Castellammare del Golfo, nel 1964 divenne consigliere comunale a Palermo superando perfino il favorito Vito Ciancimino agli scrutini, poi nel ’67 divenne deputato all’Assemblea regionale siciliana e di seguito assessore regionale nel ’71 e nel ‘76.
Piersanti Mattarella divenne poi Presidente della Regione Sicilia il 9 Febbraio 1978, guidando una coalizione di centro-sinistra con l’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano.
Nel suo staff c’era anche il futuro sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Mattarella fu uno dei primi politici a dichiarare guerra alla mafia: infatti dopo l’omicidio di Peppino Impastato, si recò a Cinisi durante la campagna elettorale pronunciando un discorso durissimo nei confronti di Cosa Nostra.
Le indagini sul suo omicidio seguirono la pista terroristica poiché giunsero rivendicazioni provenienti da gruppi neofascisti; inoltre negli anni successivi si consolidò la pista mafiosa con un piccolo focus su un possibile influsso della P2 di Licio Gelli.
Oggi, a 40 anni di distanza, si è celebrata al Palazzo Reale di Palermo, una seduta solenne in sua memoria e, tra le cariche presenti a ricordare la sua figura politica, il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché, il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il fratello Sergio, attuale Presidente della Repubblica.
Piersanti pagò con la vita la propria lungimiranza che sembrava portare ad un’alleanza tra DC e PCI anche a livello nazionale: Aldo Moro aveva seguito la stessa strada e i due uomini sono stati accomunati da una fine molto simile. Dopo 40 anni le indagini sono state riaperte per chiarire alcuni dettagli, sta di fatto però che quel giorno lo Stato italiano perse un uomo corretto, con lo sguardo rivolto ad un cambiamento finora soltanto auspicato, ed una grande opportunità per riformare la cultura civica di una nazione che ne avrebbe ancora bisogno oggi più che mai.

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