PORTATORI DI MDRO: i lebbrosi del 2000

di Giuseppe Bianchini

ROMA – “M.D.R.O.”, che roba è? Io l’ho scoperto pochi giorni fa, quando ho incontrato il mio amico Franco in ospedale. Non lo vedevo dai tempi del liceo. Quasi non lo riconoscevo. Aveva il viso tirato e gli occhi tristi, persi nel vuoto.

Ciao, Franco, che ci fai qui?”. Mi ha risposto: “Mio padre, purtroppo …”. Suo padre era ricoverato da due mesi, dopo un terribile ictus cerebrale. Aveva avuto un sacco di complicazioni ma lo avevano tirato fuori. Era sopravvissuto.

 

Beh è andata bene, dài” ho provato maldestramente a incoraggiarlo. E lui sconsolato: “Sì, è ancora vivo ma …”. Ho dato un’occhiata alle sue spalle: il padre giaceva immobile nel letto. Aveva il lato destro paralizzato, anche se iniziava a muovere la gamba. Era muto, ma iniziava con difficoltà a pronunciare le prime parole.

 

Allora sta recuperando, può farcela” mi sono lasciato sfuggire. E il mio amico: “Certo, ma avrebbe bisogno di andare in riabilitazione”. Ebbene sì, il padre giaceva in quel letto da due mesi senza ricevere le necessarie cure fisioterapiche.

 

Mi è venuto spontaneo chiedere. “Scusa, ma se sta bene perché non lo trasferiscono in riabilitazione?”. E allora ho sentito per la prima volta quel nome: “MDRO”. Il padre aveva addosso una cosa chiamata MDRO, che significa “Multi-Drug-Resistant-Organism”.

 

Il mio amico mi ha spiegato che si tratta di batteri terribili, che resistono a quasi tutti gli antibiotici. “Cavolo, ma allora tuo padre rischia grosso!” ho esclamato. E lui mi ha rassicurato: “No, no, è soltanto un portatore sano”. Quel batterio maledetto era là, nel suo corpo, ma non faceva alcun danno.

 

E allora qual è il problema?” ho chiesto d’istinto. “Il problema è che potrebbe trasmetterlo ad altri malati” mi ha risposto Franco. Proprio così: suo padre era diventato una sorta di pericolo pubblico! Era stato rifiutato da tutti i centri di riabilitazione contattati.

Nessuno lo ha voluto?” ho chiesto. “Nessuno” è stata la risposta secca e sconcertante. Nessuno era disponibile ad accoglierlo. E intanto lui giaceva in quel letto come un rifiuto umano. E col passare dei giorni diminuivano le possibilità di restituirlo a una vita decorosa.

Allora ho chiesto al mio amico: “Scusa Franco, ma questo maledetto MDRO dove lo ha preso?”. E lui, quasi sorpreso dalla domanda: “L’ha preso qui, nell’ospedale”. Esattamente: suo padre era stato infettato nell’ospedale e adesso il centro di riabilitazione lo rifiutava perché infetto!

 

Ho salutato il mio amico dallo sguardo triste senza sapere cosa dire. E mentre mi allontanavo, in quel corridoio in cui si annidava il terribile MDRO, mi sembrava di sentire il suono di una campanella: quella dei lebbrosi del duemila!

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