100 volte Fellini

di Vincenzo Mele
SALERNO – Il 20 Gennaio 2020, se fosse ancora vivo, il celebre regista e sceneggiatore Federico Fellini avrebbe compiuto 100 anni.
Nato nel 1920 a Rimini, Fellini manifestò il suo interesse per il disegno e, durante gli anni del liceo classico, ritraeva caricature dei compagni di scuola e dei professori: inizialmente, stando alla sua autobiografia, voleva fare il fumettista, in quanto aveva un profondo amore per il disegnatore americano Winsor McCay, autore di “Little Nemo”, “Little Sammy Sneeze” e “Dream of the Rarebit fiend”. Successivamente si spostò con la famiglia a Roma, nel quartiere Appio-Latino e manifestò il suo interesse nel giornalismo: infatti nel 1939, il diciannovenne Fellini, collaborò con il “Marc’Aurelio”, rivista satirica fondata da Vito De Bellis. Grazie ai suoi articoli, iniziò a collaborare nel mondo del cinema, scrivendo la sceneggiatura di “Imputato, alzatevi!” di Erminio Macario.
Tra il 1942 e il 1943 venne coinvolto in pellicole come “Campo de’ fiori” di Mario Bonnard e soprattutto per “Roma città aperta” e “Paisà” di Roberto Rossellini. Conobbe Giulietta Masina, sua futura consorte fino alla fine dei suoi giorni e che recitò in molti suoi film.
Negli Anni ’50 diresse film come “Luci del varietà”, “I vitelloni” e “Le notti di Cabiria”, nati grazie ad un’importante collaborazione con Cesare Zavattini. Sia “Luci del varietà” che “Le notti di Cabiria” valsero a Fellini il Premio Oscar, mentre per “I vitelloni” ricevette il Leone d’Argento.
Negli Anni ’60 raggiunse di nuovo l’apice del successo con “La dolce vita”, premiato a Cannes con la Palma d’oro, e “8½”. In entrambi i film recitò Marcello Mastroianni e ne “La dolce vita” è ricordato con la scena del bagno nella Fontana di Trevi insieme ad Anita Ekberg.
Seguirono altri film iconici come “Roma”, “Amarcord”, “La città delle donne” e “Ginger e Fred”. Dopo aver diretto il suo ultimo capolavoro “La voce della luna”, tratto dal romanzo “Il poema dei lunatici” di Ermanno Cavazzoni, Federico Fellini ricevette l’Oscar onorario alla carriera. Fellini morì a 73 anni il 31 Ottobre 1993 a Roma.
Tramite il cinema, Fellini ha voluto raccontare la decadenza morale dell’Italia durante gli anni del boom economico e la falsità della borghesia; degli esempi lapalissiani sono presenti ne “La Dolce vita” e ne “I vitelloni”. Proprio per questi temi, Fellini fu oggetto di feroci critiche e tentativi di censura, soprattutto da parte di esponenti della Democrazia Cristiana come Oscar Luigi Scalfaro, allora sottosegretario al Ministero del Turismo, sport e spettacolo durante il Governo Scelba, che attaccò il regista riminese in due articoli de “L’Osservatore Romano”. I suoi film hanno tratti onirici e surrealisti; il suo stile è riconoscibile attraverso caratteristiche come il seguire gli sguardi degli attori con la cinepresa, una narrazione digressiva ed elementi che sono legati alla vita dello stesso Fellini come il provincialismo, la cultura di strada e il fatalismo, come nel caso de “Il bidone”. Con il passare degli anni si è sviluppato l’aggettivo “fellinano” che sta per onirico, nevrotico, bizzarro e stravagante.

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