CASALNUOVO: la Cassazione non cassa e non accoglie … rinvia

Aldo Bianchini

SALERNO – La Suprema Corte di Cassazione alla fine, alquanto imbarazzata, non cassa e non accoglie, semplicemente rinvia accogliendo una specifica richiesta da parte del collegio difensivo per pregressi impegni professionali dell’avv. sen. Michele Pinto.

 

Se ne riparlerà, quindi, il 30 settembre 2020 per capire se verrà accolto il ricorso (in punta di un diritto più filosofico che sostanziale) e quindi assegnato ad una sezione; ricorso proposto dal collegio difensivo (Fabio Alonzi e Cristiano Sandri) dei parenti del giovane e compianto Massimo Casalnuovo (morto per causa violenta la sera del 20 agosto 2011) avverso  la sentenza di assoluzione del maresciallo dei Carabinieri Giovanni Cunsolo pronunciata dalla Corte di Assise di Appello in data 6 maggio 2019, accusato di aver determinato con il suo comportamento prima la caduta dal motorino del giovane buonabitacolese e conseguentemente la morte.

 

Da qualche parte ho letto che “la Corte può attenersi a quelli che sono stati i fatti reali ma può fare di tutto: revocare la sentenza di Salerno e ripristinare quella di Potenza dove sono stati ascoltati tutti i testi”; non è assolutamente così e bisogna forzatamente farsene una ragione perché il maresciallo Giovanni Cunsolo, ottimamente difeso dall’avv. Renivaldo La Greca, è già stato assolto da ogni responsabilità di natura penale in via definitiva dalla Corte di Assise d’Appello di Salerno presso cui la Cassazione stessa aveva rinviato il fascicolo dopo aver “annullato” la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Potenza.

Ma allora perché il fascicolo si trova di nuovo in Cassazione in attesa di essere, probabilmente ma non sicuramente, assegnato ad una delle sezioni per decidere se dare valore o meno a contenuto del ricorso proposto dalla difesa in extremis e sul filo di un ragionamento molto sottile e quanto mai evanescente e poco sostenibile.

Difatti alla difesa della parte civile dopo la tranciante sentenza della Corte di Assise d’Appello di Salerno non era rimasto altro che avanzare un ultimissimo tentativo di mantenere in piedi la vicenda giudiziaria con un nuovo ricorso per Cassazione; ma questa volta non su specifiche contestazione dei fatti ma sulle interpretazioni che i giudici hanno dato ai fatti violando (secondo i ricorrenti) precise norme di legge; violazioni che dovrebbero dare luogo ad una sorta di “rinnovazione del processo” che, alla luce dell’attenta lettura del ricorso, appare sinceramente molto improbabile. Anche perché qui non è in discussione il fatto ma il comportamento tenuto dai singoli giudici che hanno, comunque, operato in perfetta sintonia con la loro autonomia, indipendenza e “libero convincimento”; e quando si toccano questi “cardini giuridici” ogni lotta è veramente molto difficile.

Per correttezza deontologica è necessario, almeno per grandi linee, riportare (come ho già fatto nel precedente articolo di qualche mese fa) i motivi del ricorso prodotto dagli avvocati Fabio Alonzi e Cristiano Sandri di Roma limitandomi all’indicazione dell’oggetto senza ripetere i numerosi articoli del c.p.p. citati:

  • Per carenza di motivazione in ordine al dovere di rinnovare l’istruttoria dibattimentale;
  • Per carenza e contraddittorietà della motivazione nella parte in cui ha ritenuto non attendibili le dichiarazioni del Marchesano Elia (in verità lo avevo scritto anche io qualche anno fa  che era inattendibile!!);
  • Per mancanza, contraddittorietà ed illogicità della motivazione in ordine alla valutazione della c.d. prova scientifica.

 

Ma non è giusto attaccare i buoi davanti al carro; dobbiamo disciplinatamente attendere la fatidica data del 30 settembre 2020 per saperne di più.

 

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