Coronavirus: indietro nella storia … con le ricerche di Vito Claps

Aldo Bianchini

Gli scavi di Gela

SALERNO / MURO LUCANO – La fonte storica non è assolutamente certa, ma io mi fido ciecamente del mio vecchio (si fa per dire !!) compagno delle scuole elementari frequentate prima alla Marinella e poi in Piazza don Minzoni di Muro Lucano nei lontani primi anni ’50.

Vito Claps, questo il nome del mio vecchio compagno delle elementari che ho ritrovato già da qualche anno dopo lunghi decenni di assoluto silenzio; colpevole soltanto la distanza e le strade radicalmente diverse calpestate nel corso della nostra vita; così come un paio di anni fa ho ritrovato per caso, grazie ai pochissimi miracoli del web, Enza Melucci (docente – educatrice – ricercatrice culturale e scrittrice) anch’ella mia compagna delle elementari negli anni dello stesso corso di Vito, e che nonostante gli sforzi congiunti non sono ancora riuscito ad incontrarla dopo circa 65 anni.

Ma ritorniamo velocemente al mio amico Vito Claps, già dirigente scolastico ed affermato scrittore storico-culturale, che è abituato a viaggiare ed a farci viaggiare con i suoi lavori letterari davvero numerosi; lavori che in definitiva tracciano anche la sua storia di vita e la sua passione per la letteratura in genere e per la scrittura in particolare che domina immerso in una biblioteca privata con migliaia di libri che presto avrò il piacere di visitare.

Tra le sue tante opere ricordo soltanto: “Cronistoria dei terremoti in Basilicata”, “Fortunato, Nitti e il Collegio di Muro Lucano”, “La guerra e la pace” (dal discorso di Nitti a Muro L. del 1916) ma anche “Uomini muresi”, “Muro Lucano, tra ricordi e storia”, ecc. Ha curato inoltre numerose pubblicazioni su San Gerardo, il santo di Muro, e sul brigantaggio. E’ stato sempre aiutato e supportato dalla moglie Antonietta (laureata in pedagogia), già docente ordinaria ed attualmente impegnata fattivamente nel sociale.

 

Ebbene Vito Claps ha ripescato dal suo cilindro un personaggio, Eracleonte da Gela, che sarebbe vissuto nell’antica Grecia tra il 300 e il 200 a.C.; le notizie sulla sua reale esistenza sono, però, molto confuse, frammentarie se non addirittura impalpabili; ma a lui si attribuisce una lettera-poesia scritta intorno al 233 a.C., in riferimento alla colonia attica che si accingeva a festeggiare Dioniso (le celebrazioni facevano capo alle ‘Antesterie‘, di filo ionico-attiche, che collegavano la degustazione del vino alla primavera), per manifestare la sua solidarietà per una epidemia improvvisamente scoppiata.

Ecco il testo della poesia sopravvissuta ad oltre due millenni di storia e che oggi è ritornata di grandissima attualità:

E’ iniziata l’aria tiepida

e dovremo restare nelle case

per le Antesterie

le feste dei fiori

in onore a Dioniso

 

Non usciremo

non festeggeremo

bensì mangeremo e dormiremo

e berremo il dolce vino

perchè dobbiamo combattere

 

Le nostre città lontane

ornamento della terra asiatica

hanno portato qui a Gela

gente del nostro popolo

un tempo orgoglioso

 

Queste genti ci hanno donato

un male nell’aria

che respiriamo se siamo loro vicini

il male ci tocca e resta con noi

e da noi passa ai nostri parenti

 

Il tempo trascorrerà

e sarà il nostro alleato

il tempo ci aiuterà

a guardare senza velocità

il quotidiano trascorrere del giorno

 

Siamo forti e abbiamo sconfitto molti popoli

e costruito grandi città

aspettiamo che questo male muoia

restiamo nelle case

e tutti insieme vinciamo_

 

Eracleonte (233 a.c.)

 

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