Clamorosa scarcerazione di Raffaele Teatro, boss e genero del capo degli scissionisti

 

da avv. Dario N. Vannetiello

(Napoli – specializzato in diritto e procedura penale)

NAPOLI – Neppure la pandemia ha arrestato la determinazione della difesa di chi, secondo numerosi pentiti di camorra, ha ricoperto il ruolo di vertice sia del gruppo mafioso Amato-Pagano sia  quello di narcotraffico, diretta promanazione  del primo.

Infatti, in accoglimento della  richiesta formulata dalla difesa dell’accusato, oggi, in un Palazzo di Giustizia completamente deserto, con i giudici e le  parti munite di mascherina, si è svolto il giudizio a carico di Raffaele Teatro, da sempre forte del rapporto di parentela con il capo clan Raffaele Amato.

Era l’unico imputato, a fronte dei ventidue iniziali,  in  quanto la Suprema Corte di cassazione in data 07.11.19 solo nei suoi confronti aveva annullato la sentenza di condanna, viceversa confermando il verdetto nei confronti di tutti gli altri sodali  delle due compagini  criminali, quella mafiosa e quella di narcotraffico.

Ad emettere il sorprendente verdetto sono stati i giudici della quinta sezione della Corte di appello di Napoli,  i quali, oltre a ridurre la pena ad anni 12 rispetto  agli anni 14 inflitti in primo grado, hanno clamorosamente accolto in pieno la richiesta la  richiesta di remissione  in libertà, ordinando al Teatro il solo obbligo di presentazione ai carabinieri  competenti sul territorio.

Trattasi di una scarcerazione inusuale, avvenuta in un processo che  è stato caratterizzato da ben due annullamenti decisi dalla Suprema Corte, in accoglimento di arringhe difensive sviluppate innanzi ai giudici capitolini, nel 2017 e nel 2019,  dal cassazionista  Dario Vannetiello, fondate  unicamente  su puri cavilli giuridici sul tema del trattamento sanzionatorio.

Residua  ancora una porzione consistente di pena da scontare, circostanza  che porterà la difesa del Teatro ad inoltrare il terzo ricorso per cassazione  nell’ambito del medesimo procedimento, evenienza questa del tutto eccezionale.

Ora, però,  il boss è ritornato  a casa, lasciando il carcere, luogo questo che in questo periodo, per la paura del contagio del virus Covid 19,  nella consapevolezza  delle carenze sanitarie, terrorizza anche chi, da libero,  era abituato  a sfidare la morte.

 

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