LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DEL COVID-19 :LA CAMPANIA PERDE 2,8 MILIARDI AL MESE ,SECONDO UN REPORT REDATTO DAGLI ECONOMISTI DELL’ ASSOCIAZIONE PER LO SVILUPPO DELL’INDUSTRIA DEL MEZZOGIORNO- SVIMEZ .

Dr. PIETRO CUSATI

dr. Pietro Cusati (giurista - giornalista)

NAPOLI – 10 Aprile 2020 – La società e l’economia italiana sono attraversate dalla più grave crisi della storia repubblicana,una modalità di diffusione della crisi così capillare da indurre  molti  a confrontare l’attuale situazione  economica con quella  delle economie di guerra. Il blocco, ‘’lockdown’’ costa  2,8 miliardi alla Campania, oltre324 milioni agli autonomi e partite IVA,1834 euro pro- capite,secondo le stime SVIMEZ, la probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali è quattro volte superiore rispetto a quella del Centro Nord. ‘’L’IMPATTO ECONOMICO E SOCIALE DEL COVID-19: MEZZOGIORNO E CENTRO-NORD ‘’  è  il titolo del report realizzato dagli economisti della prestigiosa associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno .–SVIMEZ,ente  senza scopo di lucro ,coordinati dal Direttore Luca Bianchi ,il cui oggetto sociale è lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno. L’epidemia ha messo sotto stress le strutture sanitarie delle aree più forti del paese   e, con la progressiva diffusione del contagio da Nord a Sud. Nel Mezzogiorno l’emergenza sanitaria si è presto tradotta in emergenza sociale ed economica, con pesanti ripercussioni che hanno progressivamente rese incerte le tempistiche di approvvigionamento, compresso il fatturato, intaccato il capitale circolante, compromesso la liquidità e, da ultimo, costretto molte imprese italiane, soprattutto quelle più esposte sui mercati internazionali, a contrarre l’occupazione. Il Sud rischia di accusare una maggiore debolezza rispetto al Centro-Nord nella fase della ripresa, perché sconta inevitabilmente la precedente lunga crisi, prima recessiva, poi di sostanziale stagnazione, dalla quale non è mai riuscito a uscire del tutto. Gli impatti sociali ed economici della crisi si sono poi estesi a pezzi sempre più ampi del tessuto produttivo per effetto del progressivo inasprimento delle misure  introdotte per contenere l’emergenza epidemiologica. Queste sono culminate nella chiusura delle attività di commercio al dettaglio ad eccezione di quelle legate alla vendita di generi alimentari e di prima necessità individuate dal DPCM dell’11 marzo2020 e, successivamente, con il DPCM del 22 marzo2020, nel blocco della produzione in tutti i settori diversi da quelli connessi alla filiera dell’agroalimentare, e alla fornitura dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali.  Il cosiddetto decreto «cura Italia» ha conferito poteri straordinari alla Protezione civile e al nuovo Commissario Straordinario arrivando a prevedere anche la possibilità di requisire, in uso o in proprietà, beni mobili e immobili per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Il provvedimento  ha fornito una prima importante risposta prevedendo, tra gli interventi più importanti, il potenziamento degli ammortizzatori sociali e il rafforzamento del sistema sanitario, il rifinanziamento e il potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le PMI. Per arginare l’emergenza alimentare, con il DPCM del 28 marzo2020, il Governo ha anticipato ai Comuni il trasferimento di 4,3 miliardi dal Fondo di solidarietà comunale in anticipo rispetto alla scadenza ultima prevista per maggio, prevedendo altresì un incremento di 400 milioni da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare per consentire alle persone in stato di bisogno di soddisfare i bisogni più urgenti ed essenziali. Con un nuovo decreto-legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 aprile 2020, il Governo ha messo in campo uno sforzo ulteriore disponendo misure urgenti per il sostegno alla liquidità delle imprese che prevedono, oltre che la sospensione di tasse e contributi, l’attivazione di meccanismi di concessione di prestiti a condizioni agevolate e  garanzie pubbliche, calibrati sulla base della dimensione delle imprese e sulle perdite di fatturato causate dell’emergenza Covid-19. Il programma del Governo va nella direzione di ulteriori interventi a deficit per rifinanziare gli ammortizzatori sociali e le misure di emergenza a sostegno dei redditi già previste nel decreto «cura Italia», prevedendo l’estensione dell’arco temporale degli interventi e l’ampliamento della platea dei beneficiari.

 

 

 

 

 

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